© Nanabozho (il Coniglio
Magno) |
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Oggi mi rode, ho deciso di fare un elogio di Taisen Deshimaru. M° Deshimaru era un gran bugiardo e un grande imbroglione. E per ciò, gli dobbiamo una pia gratitudine. Perché, se fosse stato perfettamente onesto, vi credete che avrebbe potuto compire quel che ha compito? No. E nello stesso momento, quando vi si riflette bene, si vede che questa truffa dava un senso alla sua vita, e mica sarà che è quel dare un senso alle nostre vite che ci fa andare avanti? E sono così in pochi quelli che ce la fanno. Allora, naturalmente, c'è tutta questa mitologia che ne fuoresce. Ma vediamola un pò. Se TD fosse DAVVERO stato allievo di Sawaki, ci saremmo interessati di cercare perché vi stanno delle cose che non collimano tra l'insegnamento di TD e quello di KS? Imaginando che Zen at War non sia stato pubblicato, o sia rimasto ignoto a noi, ci saremmo preoccupati di vedere la fallibilità di un uomo tale detto Sawaki? Ci saremmo interrogati sul peso della mitologia che pesa su dei maestri, con questo mito dell'infallibilità "godale" (con riferimento ai "godo" dell' AZI)? (Qua si fa riferimento ad una frase di Kodo Sawaki sul dovere di chi, coscritto nell'esercito, deve eventualmente amazzare della gente, a dispetto dei voti buddisti di non togliere la vita. Sawaki dice che, in tali casi, non siamo noi a sparare, per che è il precetto di non togliere la vita che "maneggia la spada, è il precetto che sgancia la bomba"). L'insegnamento dello Zen, per quel che mi riguarda, si stacca difficilmente dal Buddhadharma, anzi nient'affatto. Ma so che, senza TD, Buddhadharma e Zen sarebbero per me entrambi rimasti lettera morta, ricordi da libri letti nel disordine, e niente più. E' vero che i libri di Deshimaru sono facilmente indigeribili; è vero che i libri di kusen (sermone tipicamente deshimariano, pronunciato durante la meditazione!) pubblicati dall'AZI lo sono ancora di più: l'avvertimento è pure chiaro, anche se non inteso: se gli si legge, non sono più kusen; sono stati pronunciati in un contesto specifico; senza detto contesto, si ritrovano al limite dell'inane. Indici serii lasciano capire che TD a semplicemente copiato nei libri pubblicati da Sawaki, per mettersi al livello del ruolo che aveva assunto, perché è molto ovvio a chiunque si è dato la pena di osservare il fenomeno, che il bugiardo sempre cade nella trappola della propria menzogna. «Lunga via, lunga bugia» La menzogna, però, è costrittiva, specie quando consiste nell'insegnare agli altri cose nelle quale si crede sì, ma che comportano lati più o meno ignoti; ci si trova obbligati a ricuperare il ritardo nell'informazione, e si fanno ben più sforzi che si sarebbero fatti altrimenti. M° Deshimaru (Discepolotondo) ha fuggito, credo, una vita doppia nel Giappone, una vita fatta di menzogne e di compromissioni, una vita nella quale doveva scegliere tra lo Zen e l'amico suo, il generale Masaki, cioè l'estrema destra ultra-nazionalista. Non dice come a risolto il koan, ed è normale, lo ha risolto con la fuga, fuga che ha usato il Transiberiano e che lo avrebbe forse condotto sino agli Stati Uniti, se gli dei del Buddhismo non avessero deciso altrimenti. Si fermò a Parigi, e lì, in una miseria materiale che gli consentiva perlomeno a scappare alla miseria morale, ha potuta montare la sua «truffa» Chi lo avrebbe seguito se avesse detto su di lui stesso la verità? Nessuno. Lo so, ha mentito; è MAAAAAALE! Ed è certo che perciò starà bruciando in inferno. Ma sono convinto che ne era cosciente. Penso che si trattava di una specie di sacrificio, come il bambino che dà la propria carne a mangiare al demonio, o il coniglio che si butta nella brace: atto puro e profondo di bodhisattva. Inoltre, parte su quest'ammonizione: «Non copiate i miei punti debboli!» Naturalmente, l'ammonimento non è inteso, e sono precisamente questi punti debboli (alcolismo, menzogna, affabulazione, autoritarismo totalitario) che vengono copiati, lasciando così da parte tutto il «sostantifico midollo» di quel che trasmise, in fin dei conti. E lì si vede che la trasmissione non è mai la medesima cosa, dal trasmettitore al trasmesso. Il Buddhismo monastico, ttale come si è trasmesso nel corso dei secoli, in Oriente, oggi giunge ai suoi limiti, al momento in cui si trasmette nei nostri paesi. Eppure, non credo che la vita monastica sia necessariamente inane, tranne che non si può limitare la prattica al monastero. In questo senso, la forma pragmatica ed opportunista creata dal Maestro Grandesaggezza Dicepolotondo (i.e. Taisen Deshimaru) è probabilmente eccellente, è vi è poco da cambiare. Qui interviene quindi l'ultima benedizione di TD. Le sue menzogne, le sue approssimazioni, a dir il vero, non potevano rimarre ignote per sempre, e questo per lo meno, lo doveva sospettare. Se non siete convinti, fate un piccolo sforzo di memoria, e ricordatevi l'una qualsiasi delle vostre bugie, approssimazioni, compromissioni, di quelle che vi vergognate di pensarci, anche. Ne abbiamo tutti. E osservate come, simultaneamente, le sgomberiamo con delle piroette, perché siamo i primi a desiderare con la massima forza di poter credere nelle nostre menzogne, anche se stiamo in prima fila, per saperne la vanità. La sua benedizione, è di rimettere per forza in dubbio, a causa dell'eccesso stesso dei mezzi impiegati, tutta la dogmatica dell'infallibilità godale, a cominciare dalla sua e di quella di Sawaki, di farci rammentare a tutta forza sino a che punto siamo tutti fallibili, sino a che punto è facile, deviando dello spessore di un capello, di deviare completamente. Il suo Zen era condizionato da secoli di militarismo (stavo per aggiungere imbecille, ma si trattarebbe di un pleonasmo) e di quasi un secolo di autoritarismo fascista. E' il contrasto stesso di quel condizionamento e delle opinioni politiche della maggioranza dei pratticanti del suo Zen che obbliga a riconsiderare i moventi di detto disfunzionamento, portato nel cuore di una civiltà che la sua storia ce l'ha, ne più, ne meno (van-)gloriosa delle altre, ma che ha elaborato una etica dell'orizzontalità sociale che consente di bilanciare efficientemente gli eccessi della verticalità. Quell'ultima, anche se può far valere pretese ad una certa efficienza, è ben troppo vulnerabile per mezzo della sua situazione «turri-eburnea», e, di consequenza, al sistema del far-tagliare-la-testa-agli-portatori-di-cattive-notizie, che espone chi lo usa allo svantaggio di vedere qualche giorno arrivare da sole le dette cattive notizie, senza esser stato annunziate. Una etica, poi, nella quale non si ammette di sacrificare vittime coll'unico pretesto che sono lì per i loro peccati o sbagli. Una etica, tutto sommato, che avrà una certa tendenza al piagnucolare, ma che ha pure le sue virtù, se si sa essere raggionevoli. Finalmente, è questa che ha prodotto Médecins sans Frontières, Greenpeace, Amnesty International ed altri movimenti dedicati alla diffesa di questo, di quello, ma tutti ultra-necessarii nel mondo nostro. Rimane ai Buddhisti di qua da integrare queste nozioni nella prattica loro. Non credo che TD abbia visto le cose così, &endash;&endash;ci voleva l'omniscienza, e questa, non ci credo, neanche per Gautama Shakyamuni,&endash;&endash; ma il modo in cui Deshimaru aveva impostato le cose ci OBBLIGAVA, a termine, karmicamente, a eseguire questa riflessione. E per questo gli faccio ommaggio. Bisogna essere grati di quel che ha realizzato, senza accorgersene, per chè è (metaforicamente) quel che gli hanno fatto fare le divinità buddiste. Michel Proulx
Vorrei aggiungere una sfumatura alle mie parole. Nel mio «Elogio di Taisen Deshimaru», ho cercato di fare questa parte buona delle cose che pochi sembrano di voler fare. Non si tratta di scusare o sdoganare TD dagli errori e/o trasgressioni, ma volevo suscitare un dibattito che consentirebbe di vederci in pò più chiaro. Tento di vederlo essenzialmente in tanto di essere umano, e si vi stanno i mezzi abili, sono, al senso del mio articolo, un pò lui malgrado. Mezzi abili delle divinità buddhiste per utilizzare le debbolezze di un uomo dal passato troppo pesante, e non dei mezzi abili usati da TD per trasmettere un messaggio cui avrebbe creduto profondamente (en, un'altra volta, vi prego di non capire che io dica che NON ci credeva lui stesso: il linguaggio, per la sua propria ed univoca natura, tende a far affondare il lettore nel binario) Ho particolarmente insistito sul l'ammonimento di TD «Non copiate i miei difetti», perché mi pare tipico assai che i successori autoproclamati abbiano fatto precisamente il contrario. Michel ______________________________________________ Come descrivere questa pigrizia Max Plank (ma non è vero) |