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© Nanabozho (il Coniglio Magno)
Aggiornamento di questa versione italiana : 15 novembre 2006

 

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Risveglio

 

Partecipo a qualche liste di dicussioni su di Internet. A volte mi faccio seriamente la domanda di sapere se serve di qualcosa, visto che gl'intervenenti sono praticamente sempre gli stessi, e tendono persino a ciò che viene chiamato in inglese, il "one-track mind" [letteralmente, la mente di un sol binario, altrimenti detto col pallino]. Ma, a volte, echi giungono fino a me, da persone che leggono senza mai intervenire, e che sembrano beneficiare degl'interventi, i miei tra altri. Dunque, poco fa, su di una lista spagnola, qualcuno a fatto un intervento intempestivo sul Risveglio, riportandolo un'altra volta al leggendario ed al maraviglioso. Vorrei qui butare un secchio d'acqua ben ghiacciata su di questi ardori.

Effettivamente, nel suo intervento, questa persona iniziava col dire che un monaco, una volta che ha ottenuto il Risveglio, diventa un roshi. Non mi sono quindi potuto trattenere dal saltare per menzionare che, a secondo le parole di Philip Kapleau, "è roshi chiunque può convincere altre persone di chiamarlo così." Niente a che vedere col Risveglio. Non per dire che coloro i quali vengono titolati così non lo meritano. -- vuol soltanto dire 'vecchio maestro'. Significa soltanto che l'abito non fa il monaco, e che il titolo non vale merito.

C'era anche un delirio sul Risveglio e le virtù che procura. Acciò replicai con questa frase di un qualsiasi maestro zen
nun m'arricordo de chi era) nella quale viene detto: "Prima di addentrarsi sulla Via, le montagne sono montagne ed i
fiumi sono fiumi. Dopo che ci si sia inoltrato nella Via, le montagne non sono più montagne ed i fiumi non sono più
fiumi. Quando si ha realizzato la Via, le montagne sono i nuovo montagne ed i fiumi sono di nuovo fiumi."

Vorrei commentare questo passaggio. E' fin troppo facile farsi un delirio su i un' "Illuminazione" che trasformarebbe il suo felice assegnatario in un superuomo dai poteri magici e dalla splendenza trascendente e sublime. Personalmente, ho persino sentito certe persone dichiarare che un maestro realizzato beneficiava, tutto quanto il Papa, dell'infallibilità dottrinale. A me, al solo legere i sutra del Canone Pali, devo costatare che il Buddha storico quello non c'e l'aveva. Anche se potrà sembrare sacrilegio a taluni. Ad esempio, quando la sua zia e la sposa insistono per che ammettesse le donne nel sangha, il suo rifiuto iniziale, ed anche il fatto che Sariputra lo abbia potuto convincere di tornarci sopra, dimostrano che il Buddha poteva cambiare idea. Ora, non si cambia idea quando si è infallibili. Lo stesso, la Sua durezza di tono quando fa il rammarico a tale monaco che aveva capito male il suo insegnamento, e gli da dello 'stupido' nel testo non dimostra gentilezza alcuna rispetto al disgraziato, che per altro si sente schiacciato dalla vergogna. Il che poco corrisponde al nostro modo di vedere.

Ma per tornare al nostro commentario, dirò che, effettivamente, una persona che si è addentrata sulla Via, ossia perché lnon la conosce, ossia perché la rigetta, vede nelle montagne solo montagne e nei fiumi solo fiumi.. Tutto prosaico e fattuale. Per quella gente, le conse sono quel che sono e basta. I materialisti ci vedono incidenti geologici di calce o di granito, di basalto o di marmo, od altro materiale, mentre gl'idealisti ci vedono solo concetti. (Naturalmente, tutto ciò è un'esagerazione. C'è chi sarebbe così radicale? Ma è l'idea generale.

La persona che si è addentrata nella Via avrà tendenza a farsi del cinema sul Risveglio, ad aspettarne tutt'altra cosa che la piatta realtà quotidiana, a prendersi il capo con i poteri magici, lo stato sublime e per forza paranormale che ne risultano. Avra tendenza a fantasiare ed a perdersi in conjetture su ciò che la potrebbe succedere al giorno in cui accadderebbe. Il risultato ne potrebbe persino essere un totale traviamento col lasciarsi andare all'ambizione di venir 'riconosciuta' dagli altri, o persino dall'Umanità intera, a partire da quel benedetto giorno. Od ancora potrebbe avere una vista relativamente corretta della cosa, ma esclusivamente intellettuale, e per niente basata sull'esperienza psico-fisica.

Ma la persona che realizza la Via vede di nuovo le montagne come per ciò che sono, ma in un modo diverso da prima. Capisce quel che sono intimamente, nello stesso modo che si capisce quel che ci voleva per far salare la crepe, riuscire la frittata, succedere nel far girare una mano sul addome mentre l'altra batte sul capo, o qualsiasi altra cosa dove, quando ci si riesce, viene di botto solo una frase in mente : "Ma certo! Bisognava pensarci!"

Allora, se si vuole riuscire una di quelle prodezze qui sopra, non rimane più che da esercitarsi senza tregua fino al
successo. Allora, per la Via, bisogna esercitarcisi senza tregua sino al Risveglio. Sedersi giorno dopo giorno, senza mai
preocuparsi dell'apparente scacco (ed a volte quotidiano), senza mai trascurare l'etica, poiché meditazione senza etica
e senza sagezza, è solo una perdita di tempo, che la stessa saggezza senza etica, equivale a come lo poneva il nostro vecchio detto
cattolico, "scienza senza coscienza è solo rovina dell'anima"; e che la saggezza senza la meditazione è solo saggezza
letteraria, intellettuale dalla dubbiosa efficacia poiché non fondata nell'esperienza ne l'intuizione, ed infine, che l'etica senza né meditazione né saggezza è solo una morale convenzionale, che porta alla rigidità mentale.

Mxl


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