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Aggiornato al 15 novembre 2006

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Gli insegnamenti di Gudo Wafu Nishijima Sensei


Buddhismo e zazen
[Quanto segue è una versione italiana di una traduzione inglese di tre interviste date dal maestro Nishijima alla radio 1 della NHK, nel dicembre 1994. Eseguita con il gentilissimo aiuto di Rossana Vecchio]

©Windbell Publications

 

Ho già spiegato come gl'insegnamenti del Buddhismo sono centrati sull'azione. Se si riflette sulle proprie azioni nella vita quotidiana,si può osservare che, benché sia facile il pensare alle nostre azioni, il problema stesso dell'agire è difficile. Impariamo attraverso l'esperienza quanto difficile sia il mettere in pratica un'idea.

La conversazione tra il poeta cinese Haku-Raku-Ten (cin. Bai-Lai-dian) ed il maestro Choka Dorin (cin. Zhuogo Daolin) illustrava tale fatto molto chiaramente. Benché possa un bambino di tre anni dire parole sagge, persino un anziano di ottant'anni non ce la fa a metterle in pratica. Questa è la ragione per cui uno dei suoi insegnamenti fondamentali è di spingerci a vivere nel mondo dell'azione.

Se si riflette sulla propria esperienza reale dell'agire nella vita quotidiana, spesso si scopre che pur avendo voluto fare qualcosa, farla davvero era difficilissimo. D'altronde, spesso finiamo per fare proprio quelle cose che tentiamo di non fare, apparentemente contro la nostra volontà. Superare tale problema è compito fondamentale nella propria vita.

Se guardiamo alla vita dal punto di vista di ciò che si dovrebbe o non dovrebbe fare, se restiamo nell'incapacità di fare quel che vogliamo, abbiamo l'impressione di non vivere nella dignità. E se non si può vivere al modo in cui lo desideriamo, abbiamo l'impressione di essere meno dell'umano.

La capacità a controllarci è una cosa di estremo valore nella vita quotidiana. Ma nessuno può negare che l'esser capace di controllarci come ci pare sia estremamente difficile.Lo stesso Buddha Gautama deve aver sperimentato quell'umanissimo problema. Nei tempi moderni, c'è gente che dice che è arrogante credere che gli esseri umani possano controllarsi in questo modo, e che quindi non si ha scelta tranne che lasciar andare le cose secondo il loro corso e seguire la corrente. Questa idea della vita è specialmente diffusa in Giappone sin dal fine della Seconda Guerra Mondiale.

Ma il Buddha Gautama negava l'idea che l'unico modo in cui gli esseri umani possano vivere fosse di seguire l'accadimento delle cose in ogni particolare circostanza. Utilizzava la parola "buddha" per significare una persona che è capace di controllarsi. Asseriva chiaramente che gli esseri umani hanno il potere di controllarsi. Riprendendosi, debbono sforzarsi a seguire gl'insegnamenti corretti e fare vite significative e felici.

La gente le cui credenze sono fondate sul materialismo scientifico ha spesso l'idea comune che, in quanto esseri umani, siamo troppo deboli per controllarci, che dovremmo soltanto seguire cosa succede nel mondo, e galleggiare allungo il fiume. Quella gente si crede di aver il dovere di sopportare qualsiasi situazione in cui si trovino. Ma il Buddhismo non ha nessun insegnamento del genere. Il Buddhismo afferma che chiunque può diventare un buddha finché abbia i pensieri corretti e l'abilità idonea, e il controllo di sé. In tal stato può controllare la sua vita con totale libertà.

Ma come imparare a controllarsi? Il Buddha Gautama ci diede la pratica di Zazen come mezzo per sperimentare l'auto-controllo. Zazen non originò col Buddha Gautama, anzi la storia di Zazen risale indietro alle sue origini di esercizi di yoga. Talune tra quelle posture erano simili all'odierna postura di Zazen, ed il Buddha Gautama raccomandò questa in quanto postura più idonea che potessero utilizzare gli umani come standard. Disse che quando pratichiamo Zazen, siamo buddha.

Vi è un capitolo dello Shobogenzo intitolato Zanmai-O-Zanmai, cioè 'La Samadhi che è un Re delle Samadhi'. Samadhi riferisce allo stato in Zazen, lo stato calmo e sereno di corpo e mente. In quel capitolo, Maestro Dogen asserisce che lo stato in Zazen è lo stato supremo della calma e della serenità. Dice il primo paragrafo:

"Trascendere l'Universo intero di un sol colpo; vivere una vita grande e preziosa nella casa dei patriarchi buddhisti è sedere nella piena postura del loto. Pedinare le teste dei non-buddhisti e dei demoni; diventare il sanctum interiore dei patriarchi buddhisti, una persona nello stato concreto, è sedere nella piena postura del loto. Per trascendere la supremazia della supremazia dei patriarchi buddhisti, c'è solo questo metodo."

La pratica buddhista non è riflettere col cervello ai problemi, né reagire agli stimuli del mondo esteriore, è solo agire. Si ritorna al Se di origine sedendo tranquillo a gambe incrociate e schiena ritta. Questo è Zazen. Quello è azione. Stai seduto in quanto persona nella realtà, praticando e trascendendo gl'insegnamenti del Buddha Gautama e dell'Universo. Questo è Zazen.

Maestro Dogen a volte parlave di Zazen in quanto shoshin tanza, che significa correggere il corpo e sedere ritto. Zazen è lo stato in cui si sta deduti nella postura corretta, senza coscientemente tentare di pensare a checchessia, senza coscientemente concentrarsi su stimuli esterni.

Nel capitolo intitolato Bendowa, Discorso sul proseguimento della verità, Maestro Dogen descrive Zazen in quanto jijuyo zanmai. Egli dice che lo stato standard in Zazen, è uno di jijuyo zanmai o ricevere ed utilizzare il Sé. Questa è una frase tradizionale per descrivere lo stato standard. Permettetemi di dire più in dettaglio a cosa riferisce lo stato di jijuyo zanmai.

Il punto di vista buddhista fondamentale è che il mondo consiste né di mente/spirito, né di materia/cose. Il mondo è una sintesi di quei due. Mente e materia sono sintetizzati in realtà in un'unità indivisibile. Non sono mai state separate.

Gli esseri umani non sono soltanto menti/spiriti, né sono soltanto corpi fisici; mente e corpo sono indivisibilmente uno e non sono mai stati divisi. Così, nel Buddhismo, alla fine del giorno, è impossibile dire cos'è una persona. Perché, se vogliamo descrivere, dobbiamo dividere. Questa è l'asserzione buddhista fondamentale.

Una caratteristica della filosofia buddhista è che ogni singola teoria che ci sia dentro di ella ha un fatto fisico sul quale riposare. Non ci sono nel Buddhismo teorie per le quali non si potrebbe trovare una situazione di sostegno nel mondo materiale. In questa situazione, la descrizione che fa Maestro Dogen dello stato buddhista, jijuyo zanmai o stato di ricevere e utilizzare il Sé, deve per forza avere una controparte in termini del funzionamento del corpo fisico.

Fortunatamente, la fisiologia moderna si è sviluppata fino a permetterci di capirne di più sul funzionamento del corpo e le relazioni con lo stato buddhista di jijuyo zanmai. Quello, gli antichi maestri buddhisti non lo potevano fare. Le loro asserzioni erano intuitive.

La fisiologia moderna ha scoperto che i funzionamenti involontari dei nostri corpi vengono controllati dal sistema nervoso autonomo, il quale sta, come lo dice il nome, fuori dal nostro controllo cosciente. I nostri organi interni, cuore, fegato, reni, e così via sono tutti controllati da questo sistema di nervi in un modo sul quale non possiamo influire coscientemente. Ad esempio, quando siamo eccitati, il numero dei battiti del cuore accelera e ci è impossibile di rallentarli solo per un semplice atto di volontà. Non possiamo fermare i battiti del cuore e in circostanze normali questi vanno avanti prescindendo dai nostri sforzi e così sino alla morte. Il ritmo del cuore, a volte veloce, a volte lento, viene controllato automaticamente dal nostro sistema nervoso.

I fisiologi hanno scoperto che ci stanno infatti due sistemi opposti all'interno del sistema nervoso autonomo, che controllano le reazioni di "combattimento o fuga" nel corpo. Uno di questi è chiamato sistema nervoso simpatico, ed è responsabile delle nostre reazioni "combattenti" -- poiché stimola il nostro metabolismo e ci rendono più agressivi. Fanno battere il cuore più veloce. L'altro sistema è chiamato sistema nervoso parasimpatico, e quei nervi sono responsabili delle nostre reazioni di "fuga" -- ci calmano e ci rendono più passivi. Fanno battere il cuore più lento. Tutti gli organi interni sono controllati da tutti e due i gruppi di nervi e possono quindi venir stimolati o calmati, o qualcosa tra i due.

Cosa dice il Buddhismo, è che il nostro stato standard o di origine è lo stato in cui questi due sistemi di nervi, i nervi simpatici e i nervi parasimpatici, sono in equilibrio. In questo stato siamo né troppo aggressivi, né troppo passivi.

Un'altra volta, nello Shobogenzo Bendowa, ovvero Un discorso a proposito del proseguire la verità, Maestro Dogen dice: "la samadhi di ricevere ed utilizzare il Sé è lo standard". Lo stato nel quale il funzionamento dei nervi simpatici e quelli parasimpatici, qualcosa che non possiamo seriamente controllare, è lo stato bilanciato, lo stesso dello stato in Zazen. Quello è lo standard di Zazen et lo standard della via buddhista. Tuttavia, è impossibile per noi giungere a questo stato bilanciato solo grazie alla volontà, poiché siamo nell'incapacità di controllare il bilancio del nostro sistema nervoso autonomo. Il Buddha Gautama, grazie alla sua propria esperienza, ha scoperto il fatto che quando siediamo nella postura di Zazen, le azioni dei nostri sistemi nervosi simpatico e parasimpatico diventano bilanciate. Questo è lo stato standard o originale degli esseri umani. Il Buddha Gautama ci raccomanda di adoperare questo metodo di Zazen in quanto pratica che ci permette di ritornare al nostro stato standard di origine.

Su questo punto, Zazen è una pratica -- qualcosa che bisogna fare. Non si può equilibrare il nostro sistema nervoso autonomo solo col pensare, poco importa l'eccellenza del nostro intelletto. Ma già dal momento che iniziamo a praticare Zazen, lo stato bilanciato compare subito. Nello stesso capitolo nello Shobogenzo viene detto: "Se un essere umano, fosse per un sol attimo, manifestasse la postura del Buddha nelle tre forme di condotta, mentre tale persona siede ritta in samadhi, l'intero mondo del Dharma assume la postura del Buddha e l'assieme dello spazio diventa lo stato di realizzazione." Questa frase significa che quando pratichiamo Zazen, possiamo diventare buddha istantaneamente; lo stato in Zazen è l'essere Buddha. Quella è la ragione per cui Maestro Dogen dice "...anche per un sol attimo..." Egli vuole sottolineare che Zazen stesso è istantaneamente e immediatamente lo stato di buddha. C'è gente che crede che la pratica di Zazen è un modo di diventare illuminato, ma Maestro Dogen asserisce che mentre si pratica Zazen, si è nello stato di Buddha, lo stato di un sistema nervoso autonomo bilanciato. Tutto ciò che si ha da fare per giungere alla buddheità è di praticare Zazen. Se si va avanti praticando Zazen con l'idea che si potrà eventualmente diventare un buddha, quell'idea non è Buddhismo.

C'è una storia che dimostra quel punto. Maestro Baso Do-itsu (cin. Mazu Daoi), ch'era un discepolo del maestro Nangaku Ejo (cin. Nanyuan Echu), viveva solo in una piccola capanna. Il suo maestro lo visitò e gli chiese "Cosa fai da questi tempi?" Maestro Baso rispose "Questi tempi solo pratico Zazen." Allora Maestro Nangaku gli chiese: "A quale scopo siedi in Zazen?" Maestro Baso rispose: "Lo scopo di siedere in Zazen è di diventare buddha." Maestro Nangaku di pronto afferra una tegola e si mette a strofinarla su di una pietra vicino a Baso. Al vedere quello, Baso chiese: "Cosa sta faccendo, Maestro?" Nangaku rispose: "Sto levigando una tegola." Baso disse: "A che serve levigare una tegola?" Nangaku disse: "La sto levigando per farne uno specchio." Baso disse: "Come mai si potrebbe fare uno specchio col levigare una tegola?" Maestro Nangaku replicò: "Come mai si potrebbe diventare buddha sedendo in Zazen?"

La risposta finale di Maestro Nangaku è la sua assezione che non possiamo farci buddha tramite la pratica di Zazen, visto che lo stato in Zazen è già lo stato di buddha. Egli voleva dimostrarlo al maestro Baso chiaramente e indimenticabilmente con questa dimostrazione dell'eseguire l'impossibile, levigare una tegola per farne uno specchio.

Dirigo oramai un Dojo di Zazen ovvero di pratica nei suburbi di Tokyo. Quando guardo la situazione generale nella società qui, ho l'impressione che la pratica di Zazen in Giappone si è molto deteriorata. Mi pare che se non possiamo rivivere la pratica di Zazen, farla fiorire ancora, il Buddhismo non potrà mai prosperare. Credo che organizzare parecchi Dojo di Zazen come il nostro attraverso la nazione e attorno al mondo sarà il modo migliore. Per fare quello, per assicurare che fiorisca Zazen, abbiamo bisogno dell'appoggio di più società ed organizzazioni. Purtroppo, in questo momento la strada è ancora lunga da percorrere. La mia grande speranza è che, poco a poco si possano stabilire dojo di Zazen che potranno diffondere la pratica di Zazen attorno al mondo e che fiorirà il Buddhismo. La ditta che mi impiega organizza sesshin ovvero ritiri di Zazen in un tempio chiamato Tokei'In nella prefettura di Shizuoka, a maggio, giugno, agosto, settembre e ottobre. Ad ogni ritiro, 40 o 50 degl'impiegati della ditta passano due notti e tre giorni nel tempio a praticare Zazen. Se ritiri di Zazen come questi, organizzati dalle ditte, divenissero popolari, allora i direttori del personale di quelle ditte notarebbero i benefizi.

Lasciate che vi parli dell'esperienza della mia ditta con i ritiri che facciamo. Per la durata di ogni ritiro, i partecipanti debbono seguire il modo tradizionale buddhista del mangiare i pasti. Quando, ad esempio, uno dei direttori sarà di turno per servire il pasto, ed avrà quindi da chinarsi davanti ai suoi subordinati e riempire di zuppa le loro ciotole. Il recipiente si china a mani giunte in ritorno. Quando osservo questi modi tradizionali di fare eseguiti tra superiori ed inferiori al momento dei pasti, mi pare che c'è una grande dignità personale per ambedue le parti.

Senza dover dare conferenze ai nuovi impiegati sul come dovrebbero comportarsi con i loro superiori, o dare seminari di gestione per spiegare ai gestori come trattere ai loro subordinati in quanto individui e con rispetto, partecipando assieme ad un ritiro religioso per qualche giorni in circostanze condivise, quello insegna a tutte due le parti naturalmente e praticamente come persone in situazioni diverse nella ditta si dovrebbero comportare nei rispetti altrui. Si tratta di un insegnamento diretto che risulta dall'azione nella vita quotidiana. Quello stabilisce inevitabilmente una relazione basata sul rispetto mutuale e la dignità. E' molto migliore dall'aver da istruire la gente di non fare questo o di non fare quello.

Mentre stiamo sul soggetto della pratica di Zazen, vorrei dire qualcosa a proposito dell'uso del kyosaku, il bastone di legno usato da taluni per picchiare i partecipanti sulle spalle durante la pratica, per impedirgli di addormentarsi. Ho visto una volta un documentario in TV a proposito di nuovi impiegati freschi usciti dalla scuola che erano stati mandati in un ritiro di Zazen in quanto parte del loro corso di formazione. Durante il ritiro, qualcuno usava del kyosaku mentre stavano praticando. Più tardi nel programma, uno dei partecipanti parlava delle sue esperienze nel ritiro, e diceva che non vorrebbe mai andare in ritiro ancora a ragione dell'indegnità del ricevere il kyosaku. Io credo che insegnare la pratica di Zazen in quel modo è totalement sbagliato. Benché venga molto usato il kyosaku nella pratica odierna dello Zazen, non lo uso mai. La mia ragione è che Maestro Dogen non lo ha mai menzionato in nessuno dei suoi scritti. Era meticolosissimo nelle sue descrizioni di tutte le tradizioni e di tutti gli usi buddhisti. Se avesse approvato il suo uso, ne avrebbe scritto in proposito, descrivendo in dettaglio la sua forma ed il modo di usarlo. Non c'è nulla del genere in nessuna delle sue opere, e questo mi convince che non veniva utilizzato il kyosaku alla sua epoca. E' verosimile che l'uso ne iniziò ad una data molto posteriore.

Un'altra ragione contro l'uso del kyosaku è che disturba la nostra pratica. E' essenziale che prendiamo individualmente la responsabilità della nostra propria postura durante Zazen, quanto possibile. Una pratica che ci fa fare una figura di autorità ci è di poco valore. Dobbiamo farci praticare. E' nostro compito assicurarsi che stiamo seduti ritti. Usare il kyosaku per svegliare i praticanti affinché non si vergognino davanti agli altri non serve.

Il nostro Dojo di Zazen è piuttosto piccolo, circa 12 o 13 persone ci vivono. Uno dei miei principi basilari è che ognuno là abbia la sua stanza privata. Se la gente non ha la sua propria area privata, non può vivere da individui dignitosi. Quando la gente viene per praticare per più giorni, possono stare tutt'assieme in una grande sala dove possono imparare a conoscersi. Ma per la gente che ci vive in permanenza, la privacy è essenziale. Al momento, i membri del dojo includono 2 Americani, un dei quali è un prete, 2 Canadesi, un prete inglese, un Australiano, un Tedesco, un Israeli, e quattro Giapponesi, due dei quali sono monache della scuola Soto.

Una delle cose che ho osservate in comune con i miei studenti di oltremare, è che non possono più credere né seguire gl'insegnamenti del Cristianesimo o del Giudaismo. Benché certuni vedeno tuttora il Cristianesimo o il Giudaismo come religione loro, hanno un forte bisogno di studiare un'altra religione. Penso che ciò illustra chiaramente il punto che ho fatto nella mia prima conferenza. Dimostra la corrente storica dell'Ovest che si volle allontanare da un periodo religioso idealista, fino all'emergenza di un periodo di materialismo scientifico, con una credenza della perdita di potere della religione verso il fine dell'Ottocento.

I giovani nell'Ovest oggi stanno a confronto con una situazione nella quale non riescono ad impegnarsi nelle credenze di una qualsiasi delle religioni tradizionali, e nello stesso tempo, trovano deludente il materialismo scientifico. Sono alla ricerca di una soluzione al problema. Ho incontrato più di un giovane occidentale che è venuto in Giappone perché si è angosciato su di questo problema. Ecco la situazione oggi..

Ci vuole organizzare parecchi dojo di Zazen dappertutto per consentire ai forestieri quanto ai Giapponesi di studiare e di praticare Zazen nella loro vita quotidiana. Taluni tra quelle persone vorrebbe diventare monaci e vorrebbero porre le basi per fare una vita quotidiana basata su di Zazen. Spero anche che la gente ordinaria possa iniziare a praticare Zazen nella loro vita quotidiana nella società, in modo che, a poco a poco aumentino i numeri di coloro che vivono quella vita. Mi auguro che sia vicino il giorno in cui più ditte e organizzazioni vorrano proporre facilitazioni per chi desideri approfittare della pratica di Zazen.

Negli ultimi anni, ho studiato un piccolo libro scritto in sanscrito per un buddhista indiano famoso, Maestro Nagarjuna. Quel che scrive nel Mulamadhyamakakarika conferma esattamente quel che insegno a proposito dell'azione. Due grandi e venerati scrittori, Maestro Nagarjuna e Maestro Dogen basano tutti i due i loro insegnamenti attorno allo stesso centro dell'azione. Nel mondo di oggi, ci sono parecchie interpretazioni del pensiero buddhista, ma sono convinto che, al livello più alto, la teoria buddhista si basi sulla filosofia dell'azione.

La Guerra Fredda è ormai finita, e gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica sono in rapporti amicali. Nel futuro non troppo distante, il mondo sta per unificarsi a livelli politici ed economici. Coll'emergenza e l'implementazione del concetto di integrazione politica attraverso il mondo, si realizzerà chiaramente che, tra tutte le idee e filosofie che sono sorte della mente umana, c'è solo un veridico punto di vista. Credo fermamente che è arrivato il tempo. In vece di centrare il nostro modo di pensare solo attorno idee, e scopi spirituali, o solo attorno alle viste scientifiche e obbiettive del mondo materiale di fronte ai nostri occhi, gli esseri umani comincieranno a guardare una realtà centrata sull'azione. Il nostro pensiero filosofico lo rifletterà, e gradualmente diventerà incluso nelle nostre società del mondo intero. Allora potremo proprio dire che il mondo è diventato uno.

Il Giappone è uno dei pochi paesi nel mondo dove rimane un Buddhismo vero, particolarmente negl'insegnamenti di Maestro Dogen nello Shobogenzo. Questi insegnamenti spiegano la filosofia dell'azione. Se la gente riesce a capire i suoi insegnamenti e a imparare a spiegargli alla gente in altre parti del mondo, sarà possibile per quegli insegnamenti di diffondersi attorno al mondo. Se la filosofia dell'azione si diffonde nel mondo, allora questi potrà diventare stabile e pacifico. Se penso alla direzione nella quale il mondo si deve dirigere per giungere alla pace, non vedo altra via.

Sono sicuro che molta gente penserà che quel che dico è troppo ottimista, che il mondo è complessissimo e che la risposta alla richiesta di pace nel mondo è per niente facile. Ma il fatto che il mondo vada verso un singolo sistema politico suggerisce molto fortemente che il modo in cui la gente di diverse parti del mondo considera la vita si sta pure unificando. Su questo punto, è importantissimo per la gente del Giappone tentare di capire il punto di vista supremo del Buddhismo ed insegnarlo alla gente del mondo. Potrà essere il compito storico più importante che abbiamo qui in Giappone.

Certo, il Buddhismo non è solo un sistema filosofico, ma un insegnamento basato sulla pratica di Zazen. Praticando Zazen la gente può trovare la basi di un punto di vista filosofico del Buddhismo. Quando si ha afferrato cos'è Zazen grazie all'esperienza, e se si studia e capisce la filosofia suprema del Buddhismo, allora si può spiegare al mondo perché la pratica di Zazen sia così importante per l'umanità. Ad ogni momento, io riaffermo la mia speranza che la gente possa seguire questa via. Certo, ci vorrano decenni, o forse anche secoli per arrivarci. Non penso che lo vedrò dal mio vivo. Ma non ho posto per dubbi sul fatto che il tempo sta venendo quando condivideremo tutti un medesimo punto di vista, e che a partire da quel fatto, il mondo intero troverà stabilità e pace. E' il risultato naturale dei milleni che l'umanità ha passati a cercare e costruire senza tregua.

Parlando così -- alcuni direbbero come un Don Chisciotte -- vivendo ogni giorno con quella speranza, sono venuto a credere che qualche giorno questo accadrà realmente qui in questo mondo reale di fronte a noi -- il che è il destino comune dell'umanità.

 


Per ogni informazione su di Nishijima Roshi, e su i suoi libri ed articoli pubblicati da Windbell Publications Ltd, pregasi andare sul suo sito, a:

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Dogen Sangha

 

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