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Aggiornato al 15 novembre 2006

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nishijima

[Ripreso dal blog di  Gudo Wafu Nishijima rôshi]

24/9/2006


Gakudô-yôjin-shu 

1- Le grandi linee del Gakudô Yôjin-shu

In più dal Fukanzazengi, c'è, tra i libri di introduzione al Buddhismo di maestro Dogen, il Gakudo-yojin-shu. Siccome fu la sua prima opera, il Fukan-zazen-gi è molto ben conosciuto ed è stato letto parecchio. Non ne va uguale, lo temo, per il Gakudo-yojin-shu. Eppure, se si vuole studiare il pensiero buddhista di maestro Dogen, è importantissimo di legerlo, anch'esso, poiché credo che contiene molti insegnamenti importanti nel riguardo. Perciò vorrei parlarne qui. Vorrei dirvi di sfuggita che la casa editrice Kanazawa-bunko ha pubblicato una conferenza su questo soggetto data al Yanagibashi Hall nel millenovecentottantotto, che potrebbe rivelarsi utile per capire bene, purtroppo esiste solo in giapponese. Il Gakudo-yojin-shu comprende i dieci capitoli che seguono. All'origine il testo venne redatto in cinese, ma è stato di recente organizzato in tal modo che anche noi, Giapponesi, lo possiamo legere. Si può pensare che i dieci capitoli non furono scritti tutti allo stesso momento, ma uno per uno, separatamente, prima di venir collegati in un sol libro, poiché soli i capitoli tre e sei sono datati.

Nel primo, Stabilire la voglia di verità, maestro Dogen ci dice che, quando ci mettiamo allo studio del Buddhismo, il più importante è stabilire la voglia di verità. Per sapere a quale momento tale voglia di perseguire la verità ci prenderà, maestro Dogen cita le frasi del maestro Nagarjuna che dice che se concentriamo i nostri sforzi per fare sinceramente quel che dobbiamo fare al attimo presente, possiamo osservare che il passare del tempo è velocissimo e quanto fila il tempo, da giorno in giorno. E' allora che ci può prendere la voglia di verità.

Nel secondo, dice che bisogna senz'altro studiare il Buddhismo, quando si ha la fortuna d'incontrarlo. Maestro Dogen insistette fortemente su di quel punto, poiché aveva nettamente osservato che quel che c'insegnò il Buddha Gotama era la verità unica, quella di cui viene inzuppato tutto l'Universo. Quindi, se non ne proseguiamo lo studio, noi esseri umani, mai potremo veramente approfitarci della vita.

Nel terzo, maestro Dogen emette l'opinione che gl'insegnamenti del Buddha Gotama sono diversi di quanto si può ottenere a partire di considerazioni intellettuali o percezioni sensoriali. Per lui, il Buddhismo  sempre deve venir vissuto e sentito a partire dall'azione stessa. Tale insegnamento si basa esclusivamente su degli atti della nostra vita quotidiana. Perciò, se si vuole tirarne una qualsiasi esperienza pratica, quale può solo proseguire dagli atti nostri, ci è necessario studiarlo a partire dalla pratica di zazen, pratica nella quale possiamo davvero far l'esperienza dell'atto stesso.

Nel quarto, viene specificato che non si deve mai praticare il Buddhismo con l'aver in mente la voglia di trarne qualche utile. La pratica buddhista deve sempre aver per obbiettivo l'arrivare alla verità, e mai, mai deve venir fatta per altro. Dunque, se la si entraprende in vista della gloria e della ricchezza, è ovvio che non ha più nulla a che vedere con la verità.

Nel quinto, menziona infine che, col praticare zazen in vista della verità, è importantissimo di trovarci un maestro autentico. Per lui, tale necessità è di capitale importanza. Dice proprio che, se non ci fosse possibile trovare tale maestro autentico nello studio del Buddhismo, meglio valerebbe non farne nulla. Poiché, lo studiare il Buddhismo sotto la direzione di un cattivo maestro è perdere un tempo prezioso a studiare teorie sbagliate, ed è molto triste e infelice.

Nel sesto, che porta su di quel che dobbiamo tutti sapere, nel praticare zazen, maestro Dogen indica più punti da conoscere con precisione, e che enumera quanto segue: (i) la pratica di zazen è lo sforzo più prezioso per lo studio del Buddhismo che possano compiere gli esseri umani. (ii) Non dovremmo mai soddisfarci di una pratica facile, poiché tale pratiche di rado arrivano allo scopo. (iii) Dovremmo sapere che gl'insegnamenti del Buddha Gotama sono profondissimi e vastissimi. (iv) Dobbiamo sapere che il nostro lavoro più importante è il mantenere l'equilibrio della mente ed acquisire l'armonia della mente e del comportamente fisico. (v) Nella pratica buddhista, quel che importa non è tanto la sensibilità, l'intelletto, i contenunti mentali, o le funzioni mentali, quanto il mantenere l'armonia del corpo e della mente per entrare nel reame della verità, insegnato dal Buddha Gotama. (vi) Poco importa se siamo vecchi o giovani. (vii) La grandezza degli insegnamenti del Buddha Gotama si verificherà dal fatto che gli seguiamo e pratichiamo, o meno. (viii) Non dobbiamo attaccarci ostinatamente alla nostra propria opinione, né modificare gl'insegnamenti del nostro maestro, addattandogli alle nostre proprie opinioni. (ix) Gl'insegnamenti del Buddha sono totalemente diversi dalle nostre idee, decisioni, supposizioni, intuizioni, percezioni, e comprensioni.

Nel settimo capitolo, dice che una persona che pratica il Buddhismo e vuole trascendere le società secolari deve invariabilmente praticare zazen. Maestro Dogen insegnava che se lo si vuol seguire il comportamento del Buddha e trascendere le regole secolari del mondo, meglio vale per noi praticare zazen. Egli ne sottolineava fortemente la necessità, a fine di approffittare direttamente dagl'insegnamenti autentici del Buddha Gotama e di fare direttamente e realmente l'esperienza dell'equilibrio del sistema nervoso autonomo, poiché i suoi insegnamenti non sono la comprensione che tirar si potrebbe dalla lettura di libri o di considerazioni intellettuali.

All'ottavo, descrive il senso degli atti che compiono quotidianamente i praticanti buddhisti nella loro vita di ogni giorno. In linea di massima, nel quadro di una filosofia intellettuale, è quasi impossibile per i filosofi osservare l'esistenza del mondo reale, che si manifesta solo a partire degli atti reali manifestati da noi altri. Ma nel caso di maestro Dogen, che chiaramente afferrò il senso della filosofia buddhista, fondata su di una filosofia dell'azione, si osserva che la vita reale del praticante buddhista è solo il perseguimento dell'atto stesso all'attimo presente nella vita quotidiana.

Al capitolo nono, ripeta che dobbiamo praticare zazen per poter arrivare alla verità. La pratica buddhista è solo il proseguire [dello studio] degl'insegnamenti del Buddha Gotama che impregnano tutto l'Universo. E' quindi assolutamente impossibile che tali insegnamenti possano esistere al di fuori della verità. Ciò che maestro Dogen ha nettamente osservato, poiché dichiarò che la pratica buddhista è solo lo sforzo di proseguire la verità nella vita quotidiana.

Il decimo ci parla dell'esperienza diretta all'istante presente. La parola giapponese "jikige" significa proprio al momento presente,  e la parola "joto" significa sperimentare, cioè niente più dell'esperimento dello stato di equilibrio nel sistema nervoso autonomo all'istante presente. Inutile dire che non si sapeva nulla del sistema nervoso autonomo, nel secolo tredici, all'epoca di maestro Dogen. Eppure, è chiaro che questi abbia davvero sperimentato lo stato di equilibrio del sistema nervoso autonomo, e lo descrisse con le parole "jikige joto".

Ecco dunque il testo del Gakudo yojin-shu



Segue: Testo del Gakudô Yôjin shu


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Dogen Sangha

 

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