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Aggiornato al 15 novembre 2006

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nishijima

[Ripreso dal blog di  Gudo Wafu Nishijima rôshi]

9/10/2006

Gakudô-yôjin-shu 

Gakudo-yojin-shu (3) 

(Seguito del testo)

No. 2 Studiare senz'altro il vero Dharma quando se ne ha la buona sorte.


Se incontrate ed ascoltate gl'insegnamenti autentici del Buddha Gotama, assicuratevi d'imparargli attraverso la pratica. (Nel Confucianesimo, si dice che) un consiglio offerto a un re da un ministro leale ha a volte il potere di rivoluzionare una nazione. Dunque, quando ci viene offerta una parola del Buddha, nessuno tra noi può mancare nel subire una rivoluzione in cuore e mente.

Certo, se non è intelligente, il ré ignorerà il consiglio del leale ministro. Lo stesso, se non fossero state eccellente, ignoreremmo le parole del Buddha.

A meno di subire una rivoluzione in cuore ed in mente, non possiamo separarci dalle tendenze sociali, né cessare di preocuparci dalla vita e dalla morte. ugualmente, solo coll'accettare il consiglio del leale ministro potrà un re mettere in opera politiche efficienti nel suo proprio paese.



(Commenti)

Maestro Dogen dice che se incontriamo gl'insegnamenti del Buddha, gli dobbiamo imparare senz'altro. E credo che la ragione potrebbe trovarsene nel fatte che il Buddha Gotama visse in una società dell'India antica confusissima, nella quale il materialismo ch'insegnavano i sei pensatori non-buddhisti, e l'idealismo insegnato dai brahmani, erano i punti di vista fondamentali. il Buddha Gotama dedicò tutta la vita alla risoluzione delle posizioni antagoniste di quelle due filosofie assolutamente ragionevoli, ma puramente intellettuali, grazie ad una filosofia buddhista basata su di quel che è pratico e reale. Il suo successo risiede nella sua scoperta del metodo logico delle quattro filosofie. Suppongo che maestro Dogen riconosce pure che il Buddhismo sia la verità ultima in tutto il mondo, e che s'aspetta dunque che ognuno lo studi senz'altro.

Perciò spiega maestro Dogen che persino nelle società secolari, ci sono numerosi esempi dell'enorme potenza del potere delle parole di verità, che possono rovesciare in modo radicale varie situazioni sociali. Egli afferma persino che, nelle società filosofiche, se uno si basa sugl'insegnamenti del Buddha Gotama, si possono cambiare completamente le società umane, a patti di capirle esattamente e realmente, ed allora può avvenire una rivoluzione in tutte le società umane, grazie a codesto sistema filosofico.


(Seguito del testo)

No. 3. Solo tramite l'azione si può entrare nel Buddhismo e farne l'esperimentazione.


Per entrare nel Buddhismo e farbe l'esperienza, sempre ci vuole fondarsi sulla pratica. Un libro secorale (del Confucianesimo) dice che collo studiare, il premio sta nello studio stesso. Il Buddha Gotama disse che, praticando, il risveglio esiste semplicemente nella pratica stessa. Non ho mai sentito parlare di chiunque potrebbe ricevere un'educazione senza studiare, né di chicchessia che potesse ottenere il risveglio senza praticare.

Si possono fare distinzioni intellettuali tra la pratica fondata sulla fede soggettiva e la pratica fondata su d'insegnamenti oggettivi, ovvero tra il risveglio impprovviso o graduale, ma solo con la medesima pratica si può trascendere il risveglio. Gli studenti si possono classificare a ragione della profondità del loro studio, o a secondo del loro essere brillanti o stupidi, ma quelli che faticano nel loro studio non possono mancare a diventare educati. Ricevere un'educazione non dipende soltanto dalla bontà o dalla cattiveria del ré, o della fortuna o sfortuna dello studente. Se si potesse avere un'educazione senza studiare, come sarebbe possibile trasmettere i modi di quelli ré antichi che sapevano governare con efficienza? Ugualmente, se si potesse ricevere il risveglio senza dover praticare, come sarebbe possibile capire gl'insegnamenti del Buddha Gotama sull'illusione ed il risveglio? Dobbiamo sapere che non stabiliamo la pratica altrove che nell'illusione, ed otteniamo l'esperienza prima del risveglio. Allora possiamo sapere che i traghetti e le zattere sui quali pensavamo di viaggiare erano soltanto sogni della notte di prima, e che possiamo liberarci una volta per tutte delle nostre vecchie illusioni, al vedere che quel terribile serpente era nient'altro che un'edera rampante. I buddha non fanno nessun sforzo intenzionale per fare sicché ciò succeda; ciò succede quando vengono attivati dal momento presente.

Per di più, si può dire questo: l'esperienza è il risultato della pratica. Il nostro proprio tesoro viene soltanto da noi stessi. E la pratica è funzione dell'esperienza. Dunque (siccome in zazen, la pratica e l'esperienza sono uno) come mai potremmo ridefinire il nostro stato mentale concreto quanto checchessia altro di ciò che è? Allo stesso tempo, quando si utilizzano gli occhi dell'esperienza per riflettere sulla situazione della nostra pratica, nemmeno una macchia offusca la nostra visione; è come se potemmo vedere nuvole bianche a migliaia di miglia di distanza. Ma se analizziamo ogni tappa della nostra pratica quanto una camminata in direzione del risveglio, i nostri piedi non potranno entrare a contatto del minimo granello di polvere reale; se non tentiamo di porre piede per terra, il nostro stato celeste e la terra concreta vengono separati completamente.
 

Umilmente ritirandoci1 da quel tipo di stato, possiamo persino trascendere lo stato di buddha.

Redatto il 9 di marzo (nel calendario lunare) del secondo anno dell'era Tenpuku.


1 Col fare un passo indietro, mettendosi spazio alle spalle.


(Seguito del testo)

No. 4. Non bisogna mai praticare il Buddhismo nell'idea di trarne un utile


La pratica degl'insegnamenti del Buddha Gotama si può fare solo coll'accettare la normativa vera che ci hanno tramandata i nostri antenati buddhisti. Non dobbiamo ulitizzare la nostra propria normativa.

Per di più, se ci basiamo sul mentale, non potremo mai ricevere gl'insegnamenti del Buddha, non più di quando ci basiamo sulla negazione del mentale.

Per mancanza di aver, per controllare le nostre azioni, un mentale allienato con la verità, il nostre corpo-e-mente non può trovare la pace dell'equilibrio. Senza l'equilibrio pacato del corpo-e-mente, quest'ultimo non può essere piacevole. Senza tale piacevole equilibrio del corpo-e-mente, l'esperienza della verità potrà rivelarsi dolorosa.

Chi può controllare gli atti per mettergli in accordo con la verità, come si comportano? Le loro menti non afferranno né rigettanno nulla, e non hanno nessuna voglia di gloria né di ricchezze. Non praticano gl'insegnamenti del Buddha per rendersi popolari.

Eppure, se si guarda la gente di oggi, persino chi pratica gl'insegnamenti del Buddha Gotama, si può vedere  una crepatura aprirsi sempre più spalancata tra la loro mente e la verità. Se c'è qualcosa che possono fare per ottenere le lodi altrui, lo fanno senza aspettare, pur sapendo che non sia la verità. Se le loro pratiche non strappano la reverenza ed l'ammirazione altrui, le rigettano, pur sapendo che sono forse proprio la verità. Dovremmo dire che il mentale e il comportamento dei nostri coevi sono gl'insegnamenti del Buddha Gotama? Vergogna su di noi. Vergogna su di noi. Gli occhi dei santi buddhisti brillano di tutti i loro fuochi sulla situazione reale.

In linea di massima, chi pratica gl'insegnamenti del Buddha non lo fanno per se stessi. Come mai potrebbero mai praticare allo scopo di recarsi gloria e ricchezze? Non dobbiamo praticare senon per gl'insegnamenti stessi. La benevolenza e la compassione dei buddha, il loro amore e la loro pietà per gli esseri viventi non sono né egoismo né altruismo; sono soltanto i sentimenti ordinari nel Buddhismo. Non avete mai visto come gl'insetti e gli animali lottano e soffrono per allevare la loro discendenza, subendo torture mentali e fisiche, e come, infine, non tragono nessuna ricompensa per i loro lunghi sforzi in quanto padre e madre? Eppure, si occupano dei loro cuccioli con benevolenza e compassione. Persino i piccoli animali sono così. I buddha considerano naturalmente gli esseri viventi allo stesso modo.

I splendidi insegnamenti dei buddha non si limitono alla benevolenza ed alla compassione; si manifestano naturalmente ad ogni posto concreto. Questo è il fatto di base, e si applica ugualmente a tutto.


Ora che siamo discepoli del Buddha Gotama, come mancheremmo l'opportunità che ci è data di poter seguire le abitudini buddhistiche? Noi praticanti buddhisti, non dovremmo aver l'intenzione di praticare quei insegnamenti a vantaggio nostro proprio, né per la gloria e la ricchezza, né per i buoni e cattivi effetti, né per trarne qualcosa di mistico. Gl'insegnamenti buddhisti, gli pratichiamo solo per loro stessi -- quello è la semplice verità.




(Commento)

Negl'insegnamenti buddhisti, ogni azione deve venir compiuta per se medesima, e l'azione buddhista non deve mai avere altro proposito della medesima azione. Quello è solo il principio generale dell'atto buddhista, sempre basato sulla filosofia dell'azione, e dobbiamo dunque pensare l'atto buddhista in quanto scopo e bersaglio dell'azione stessa. 


No. 5 E' importantissimo scegliere un maestro autentico.

Per praticare zazen e studiare la verità, cercatevi un maestro autentico.

Un maestro antico disse: "Se lo stabilimento della verità è scorretto, allora tutte le pratiche non concluderanno niente".

Quanto sono vere quelle parole! E dobbiamo pure sapere che la pratica della verità dipende di quanto sia autentico o meno il maestro.


L'alievo è come un legno di buona qualità ed il maestro come un carpentiere. Il buon legno non mostrerà la sua beltà a meno di passare per le mani di un abile carpentiere. Mentre tra le mani di un buon operaio, persino il legno svergolato senza indugio succede nel dimostrare la propria qualità. La verità o la falsità dell'insegnamento riposa sulla giustezza o lo sbaglio del maestro. Lo si può capire tramite questo paragone. Non c'è mai stato pero in tutta la storia del Giappone un maestro autentico. Come lo sappiamo? Lo si sa col legere quel che si dice dei maestri del passato, allo stesso modo che si può trovare la sorgente di un fiume sgottando acqua a valle.

Nel nostro paese, sin dai tempi antichi fino ai nostri, benché tanti insegnanti abbiano pubblicato libri, insegnato a studenti, e predicato a esseri umani e dei del cielo, le loro parole erano verdi e il loro discorso immaturo. Non sono mai arrivati ai limiti superiori dello studio intelettuale, come mai sarebbero potuti raggiungere i limiti dell'esperienza reale? Hanno soltanto trasmesso le parole e le frasi e fatto recitare i nomi del Buddha ai loro discepoli. Giorno e notte, hanno contato i tesori di altri, senza mai poterne trarre l'utile di un baiocco. Tale fu l'errore dei maestri antichi.

taluni insegnarono agli altri di cercare un risveglio diverso di uno stato mentale concreto, ed altri hanno insegnato di rigirarsi verso la vita in un altro mondo. Illusione, confusione, ed idee sbagliate sono sorte da quegli insegnamenti.

(E' come quando pessimi medici prescrivono un rimedio). Ad esempio, pur essendo il rimedio buono di per sé, se il medico non dice al paziente come prenderlo, si può dimostrare peggio di un veleno. Mai nessuno in questo paese è potuto amministrare il rimedio in modo efficiente, e fino ad oggi, nessun maestro è stato capace di dare l'antidoto al rimedio sbagliato. Perciò ha combattuto la gente per evitare la vita e la malattia, ma come potrebbe chiunque evitare d'invecchiare e morire? Se c'è gente che ha tentato di farlo, è totalmente colpa degl'insegnanti; gli studenti non sono da biasimare per niente.

Perché dico così? Perché queste cose succedono quando gl'insegnanti portano gli allievi a respingere i fondamentali a favore di trivialità. Prima che dispongano del più minimo intendimento personale, questi insegnanti si occupano esclusivamente di rinforzare la loro propria mente egoista, mentre attorno a loro, altri cadono in stati sbagliati. E' pietoso. Gli stessi insegnanti non hanno mai capito quest'errore e quest'illusione, come potrebbero distinguere i loro discepoli tra il bene ed il male?


E' spiacevole che gl'insegnamenti del Buddha Gotama non si siano mai sparsi in questo piccolo paese così lontano dalle nazioni civili1e che nessun maestro autentico ci sia mai comparso. Se si vuole studiare la suprema Verità buddhistica, dovrete visitare eccellenti maestri buddhisti nella lontana Cina. Pensate alla via vigorosa che sta lontano aldilà del pensiero intellettuale. Se non ce la fate a trovare un maestro autentico, tanto valerebbe non studiare affatto.

In linea di massima, quando andate in cerca di un maestro autentico, non vi preocupate della sua età, o della sua esperienza: un maestro autentico è soltanto una che ha realizzato gl'insegnamenti autentici e che ha ricevuto la certificazione di un maestro autentico. La conoscenza delle parole non ha importanza. La comprensione non è primordiale. Una persona di straordinaria potenza e dal vigore mentale senza restrinzioni, che trascende la propria opinione, che non si trascina stati di coscienza emozionali e in chi si bilanciano la pratica e la comprensione --- tale è un maestro autentico.




(Commento)

Nell'ultima parte della fine di questo capitolo, maestro Dogen dice che "nel caso in cui ci sarebbe impossibile trovare un maestro buddhista autentico, meglio valerebbe non studiare affatto il Buddhismo." Il senso di tale frase è proprio quel che sembra. Meglio vale non fare nulla, piuttosto che farlo male. Tale idea è importantissima. Lo studio del Buddhismo non è altro dei nostri sforzi propri per cercare la Verità, sacrificandole totalmente la nostra vita, e se è nient'altro della Verità che stiamo proseguendo, è fortunatissimo, ma se non è il caso, potrebbe esser serio, poiché corremmo il rischio di proseguire insegnamenti sbagliati per tutta la vita credendogli di essere la verità. In tal caso, avremmo perso tutta la vita a seguire una teoria sbagliata, mentre non abbiamo altra di questa vita.
Quello è la ragione per cui maestro Dogen proclama che non dovremmo mai studiare il Buddhismo sotto la direzione di un maestro che non lo capisce davvero ed esattamente, per non perdere in vano la nostra vita.
A partire da esempi concreti e reali, dobbiamo pensare i problemi con sincerità e evitare i cattivi insegnanti.



1  Il Giappone di Dogen, nel secolo XIII°.

Seguito del testo del Gakudô Yôjin shu


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Dogen Sangha

 

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