Se
incontrate ed ascoltate gl'insegnamenti autentici del Buddha Gotama,
assicuratevi d'imparargli attraverso la pratica. (Nel Confucianesimo,
si dice che) un consiglio offerto a un re da un ministro leale ha a
volte il potere di rivoluzionare una nazione. Dunque, quando ci viene
offerta una parola del Buddha, nessuno tra noi può mancare
nel
subire una rivoluzione in cuore e mente.
Certo,
se non è intelligente, il ré ignorerà
il consiglio
del leale ministro. Lo stesso, se non fossero state eccellente,
ignoreremmo le parole del Buddha.
A
meno di subire una rivoluzione in cuore ed in mente, non possiamo
separarci dalle tendenze sociali, né cessare di preocuparci
dalla vita e dalla morte. ugualmente, solo coll'accettare il consiglio
del leale ministro potrà un re mettere in opera politiche
efficienti nel suo proprio paese.
(Commenti)
Maestro Dogen
dice che se incontriamo gl'insegnamenti del Buddha, gli dobbiamo
imparare senz'altro. E credo che la ragione potrebbe trovarsene nel
fatte che il Buddha Gotama visse in una società dell'India
antica confusissima, nella quale il materialismo ch'insegnavano i sei
pensatori non-buddhisti, e l'idealismo insegnato dai brahmani, erano i
punti di vista fondamentali. il Buddha Gotama dedicò tutta
la
vita alla risoluzione delle posizioni antagoniste di quelle due
filosofie assolutamente ragionevoli, ma puramente intellettuali, grazie
ad una filosofia buddhista basata su di quel che è pratico e
reale. Il suo successo risiede nella sua scoperta del metodo logico
delle quattro filosofie. Suppongo che maestro Dogen riconosce pure che
il Buddhismo sia la verità ultima in tutto il mondo, e che
s'aspetta dunque che ognuno lo studi senz'altro.
Perciò spiega maestro Dogen che persino nelle
società
secolari, ci sono numerosi esempi dell'enorme potenza del potere delle
parole di verità, che possono rovesciare in modo radicale
varie
situazioni sociali. Egli afferma persino che, nelle società
filosofiche, se uno si basa sugl'insegnamenti del Buddha Gotama, si
possono cambiare completamente le società umane, a patti di
capirle esattamente e realmente, ed allora può avvenire una
rivoluzione in tutte le società umane, grazie a codesto
sistema
filosofico.
(Seguito
del testo)
No. 3. Solo tramite l'azione si
può entrare nel Buddhismo e farne l'esperimentazione.
Per
entrare nel Buddhismo e farbe l'esperienza, sempre ci vuole fondarsi
sulla pratica. Un libro secorale (del Confucianesimo) dice che collo
studiare, il premio sta nello studio stesso. Il Buddha Gotama disse
che, praticando, il risveglio esiste semplicemente nella pratica
stessa. Non ho mai sentito parlare di chiunque potrebbe ricevere
un'educazione senza studiare, né di chicchessia che potesse
ottenere il risveglio senza praticare.
Si
possono fare distinzioni intellettuali tra la pratica fondata sulla
fede soggettiva e la pratica fondata su d'insegnamenti oggettivi,
ovvero tra il risveglio impprovviso o graduale, ma solo con la medesima
pratica si può trascendere il risveglio. Gli studenti si
possono
classificare a ragione della profondità del loro studio, o a
secondo del loro essere brillanti o stupidi, ma quelli che faticano nel
loro studio non possono mancare a diventare educati. Ricevere
un'educazione non dipende soltanto dalla bontà o dalla
cattiveria del ré, o della fortuna o sfortuna dello
studente. Se
si potesse avere un'educazione senza studiare, come sarebbe possibile
trasmettere i modi di quelli ré antichi che sapevano
governare
con efficienza? Ugualmente, se si potesse ricevere il risveglio senza
dover praticare, come sarebbe possibile capire gl'insegnamenti del
Buddha Gotama sull'illusione ed il risveglio? Dobbiamo sapere che non
stabiliamo la pratica altrove che nell'illusione, ed otteniamo
l'esperienza prima del risveglio. Allora possiamo sapere che i
traghetti e le zattere sui quali pensavamo di viaggiare erano soltanto
sogni della notte di prima, e che possiamo liberarci una volta per
tutte delle nostre vecchie illusioni, al vedere che quel terribile
serpente era nient'altro che un'edera rampante. I buddha non fanno
nessun sforzo intenzionale per fare sicché ciò
succeda;
ciò succede quando vengono attivati dal momento presente.
Per
di più, si può dire questo: l'esperienza
è il
risultato della pratica. Il nostro proprio tesoro viene soltanto da noi
stessi. E la pratica è funzione dell'esperienza. Dunque
(siccome
in zazen, la pratica e l'esperienza sono uno) come mai potremmo
ridefinire il nostro stato mentale concreto quanto checchessia altro di
ciò che è? Allo stesso tempo, quando si
utilizzano gli
occhi dell'esperienza per riflettere sulla situazione della nostra
pratica, nemmeno una macchia offusca la nostra visione; è
come
se potemmo vedere nuvole bianche a migliaia di miglia di distanza. Ma
se analizziamo ogni tappa della nostra pratica quanto una camminata in
direzione del risveglio, i nostri piedi non potranno entrare a contatto
del minimo granello di polvere reale; se non tentiamo di porre piede
per terra, il nostro stato celeste e la terra concreta vengono separati
completamente.
Umilmente ritirandoci
da quel tipo di stato, possiamo persino trascendere lo stato di buddha.
Redatto
il 9 di marzo (nel calendario lunare) del secondo anno dell'era Tenpuku.
La
pratica degl'insegnamenti del Buddha Gotama si può fare solo
coll'accettare la normativa vera che ci hanno tramandata i nostri
antenati buddhisti. Non dobbiamo ulitizzare la nostra propria normativa.
Per di più, se ci basiamo sul mentale, non potremo mai
ricevere
gl'insegnamenti del Buddha, non più di quando ci basiamo
sulla
negazione del mentale.
Per mancanza di aver, per controllare le nostre azioni, un mentale
allienato con la verità, il nostre corpo-e-mente non
può
trovare la pace dell'equilibrio. Senza l'equilibrio pacato del
corpo-e-mente, quest'ultimo non può essere piacevole. Senza
tale
piacevole equilibrio del corpo-e-mente, l'esperienza della
verità potrà rivelarsi dolorosa.
Chi
può controllare gli atti per mettergli in accordo con la
verità, come si comportano? Le loro menti non afferranno
né rigettanno nulla, e non hanno nessuna voglia di gloria
né di ricchezze. Non praticano gl'insegnamenti del Buddha
per
rendersi popolari.
Eppure,
se si guarda la gente di oggi, persino chi pratica gl'insegnamenti del
Buddha Gotama, si può vedere una crepatura aprirsi
sempre
più spalancata tra la loro mente e la verità. Se
c'è qualcosa che possono fare per ottenere le lodi altrui,
lo
fanno senza aspettare, pur sapendo che non sia la verità. Se
le
loro pratiche non strappano la reverenza ed l'ammirazione altrui, le
rigettano, pur sapendo che sono forse proprio la verità.
Dovremmo dire che il mentale e il comportamento dei nostri coevi sono
gl'insegnamenti del Buddha Gotama? Vergogna su di noi. Vergogna su di
noi. Gli occhi dei santi buddhisti brillano di tutti i loro fuochi
sulla situazione reale.
In
linea di massima, chi pratica gl'insegnamenti del Buddha non lo fanno
per se stessi. Come mai potrebbero mai praticare allo scopo di recarsi
gloria e ricchezze? Non dobbiamo praticare senon per gl'insegnamenti
stessi. La benevolenza e la compassione dei buddha, il loro amore e la
loro pietà per gli esseri viventi non sono né
egoismo
né altruismo; sono soltanto i sentimenti ordinari nel
Buddhismo.
Non avete mai visto come gl'insetti e gli animali lottano e soffrono
per allevare la loro discendenza, subendo torture mentali e fisiche, e
come, infine, non tragono nessuna ricompensa per i loro lunghi sforzi
in quanto padre e madre? Eppure, si occupano dei loro cuccioli con
benevolenza e compassione. Persino i piccoli animali sono
così.
I buddha considerano naturalmente gli esseri viventi allo stesso modo.
I
splendidi insegnamenti dei buddha non si limitono alla benevolenza ed
alla compassione; si manifestano naturalmente ad ogni posto concreto.
Questo è il fatto di base, e si applica ugualmente a tutto.
Ora
che siamo discepoli del Buddha Gotama, come mancheremmo
l'opportunità che ci è data di poter seguire le
abitudini
buddhistiche? Noi praticanti buddhisti, non dovremmo aver l'intenzione
di praticare quei insegnamenti a vantaggio nostro proprio,
né
per la gloria e la ricchezza, né per i buoni e cattivi
effetti,
né per trarne qualcosa di mistico. Gl'insegnamenti
buddhisti,
gli pratichiamo solo per loro stessi -- quello è la semplice
verità.
(Commento)
Negl'insegnamenti buddhisti, ogni azione deve venir compiuta per se
medesima, e l'azione buddhista non deve mai avere altro proposito della
medesima azione. Quello è solo il principio generale
dell'atto
buddhista, sempre basato sulla filosofia dell'azione, e dobbiamo dunque
pensare l'atto buddhista in quanto scopo e bersaglio dell'azione
stessa.
Per
praticare zazen e studiare la verità,
cercatevi un maestro autentico.
Un
maestro antico disse: "Se lo stabilimento della verità
è
scorretto, allora tutte le pratiche non concluderanno niente".
Quanto sono vere quelle parole! E dobbiamo pure sapere che la pratica
della verità dipende di quanto sia autentico o meno il
maestro.
L'alievo
è come un
legno di buona qualità ed il maestro come un carpentiere. Il
buon legno non mostrerà la sua beltà a meno di
passare
per le mani di un abile carpentiere. Mentre tra le mani di un buon
operaio, persino il legno svergolato senza indugio succede nel
dimostrare la propria qualità. La verità
o la falsità dell'insegnamento riposa sulla giustezza o lo
sbaglio del maestro. Lo si può capire tramite questo
paragone.
Non c'è mai stato pero in tutta la storia del Giappone un
maestro autentico. Come lo sappiamo? Lo si sa col legere quel che si
dice dei maestri del passato, allo stesso modo che si può
trovare la sorgente di un fiume sgottando acqua a valle.
Nel
nostro paese, sin dai tempi antichi fino ai nostri, benché
tanti
insegnanti abbiano pubblicato libri, insegnato a studenti, e predicato
a esseri umani e dei del cielo, le loro parole erano verdi e il loro
discorso immaturo. Non sono mai arrivati ai limiti superiori dello
studio intelettuale, come mai sarebbero potuti raggiungere i limiti
dell'esperienza reale? Hanno soltanto trasmesso le parole e le frasi e
fatto recitare i nomi del Buddha ai loro discepoli. Giorno e notte,
hanno contato i tesori di altri, senza mai poterne trarre l'utile di un
baiocco. Tale fu l'errore dei maestri antichi.
taluni
insegnarono agli altri di cercare un risveglio diverso di uno stato
mentale concreto, ed altri hanno insegnato di rigirarsi verso la vita
in un altro mondo. Illusione, confusione, ed idee sbagliate sono sorte
da quegli insegnamenti.
(E'
come quando pessimi medici prescrivono un rimedio).
Ad esempio, pur essendo il rimedio buono di per sé, se il
medico
non dice al paziente come prenderlo, si può dimostrare
peggio di
un veleno. Mai nessuno in questo paese è potuto amministrare
il
rimedio in modo efficiente, e fino ad oggi, nessun maestro è
stato capace di dare l'antidoto al rimedio sbagliato. Perciò
ha
combattuto la gente per evitare la vita e la malattia, ma come potrebbe
chiunque evitare d'invecchiare e morire? Se c'è gente che ha
tentato di farlo, è totalmente colpa degl'insegnanti; gli
studenti non sono da biasimare per niente.
Perché
dico così? Perché queste cose succedono quando
gl'insegnanti portano gli allievi a respingere i fondamentali a favore
di trivialità. Prima che dispongano del più
minimo
intendimento personale, questi insegnanti si occupano esclusivamente di
rinforzare la loro propria mente egoista, mentre attorno a loro, altri
cadono in stati sbagliati. E' pietoso. Gli stessi insegnanti non hanno
mai capito quest'errore e quest'illusione, come potrebbero distinguere
i loro discepoli tra il bene ed il male?
E'
spiacevole che gl'insegnamenti del Buddha Gotama
non si siano mai sparsi in questo piccolo paese così lontano
dalle nazioni civili, e
che nessun maestro autentico ci sia mai comparso. Se si vuole studiare
la suprema Verità buddhistica, dovrete visitare eccellenti
maestri buddhisti nella lontana Cina. Pensate alla via vigorosa che sta
lontano aldilà del pensiero intellettuale. Se non ce la fate
a
trovare un maestro autentico, tanto valerebbe non studiare affatto.
In
linea di massima, quando andate in cerca di un maestro
autentico, non vi preocupate della sua età, o della sua
esperienza: un maestro autentico è soltanto una che ha
realizzato gl'insegnamenti autentici e che ha ricevuto
la certificazione di un maestro autentico. La
conoscenza delle parole non ha importanza. La comprensione non
è
primordiale. Una persona di straordinaria potenza e dal vigore mentale
senza restrinzioni, che trascende la propria opinione, che non si
trascina stati di coscienza emozionali e in chi si bilanciano la
pratica e la comprensione --- tale è un maestro autentico.
(Commento)
Nell'ultima parte della fine di questo capitolo, maestro
Dogen dice che "nel caso in cui ci sarebbe impossibile trovare un
maestro buddhista autentico, meglio valerebbe non studiare affatto il
Buddhismo." Il senso di tale frase è proprio quel che
sembra.
Meglio vale non fare nulla, piuttosto che farlo male. Tale idea
è importantissima. Lo studio del Buddhismo non è
altro
dei nostri sforzi propri per cercare la Verità,
sacrificandole
totalmente la nostra vita, e se è nient'altro della
Verità che stiamo proseguendo, è fortunatissimo,
ma se
non è il caso, potrebbe esser serio, poiché
corremmo il
rischio di proseguire insegnamenti sbagliati per tutta la vita
credendogli di essere la verità. In tal caso, avremmo perso
tutta la vita a seguire una teoria sbagliata, mentre non abbiamo altra
di questa vita.
Quello è la ragione per cui maestro Dogen proclama che non
dovremmo mai studiare il Buddhismo sotto la direzione di un maestro che
non lo capisce davvero ed esattamente, per non perdere in vano la
nostra vita.
A partire da esempi concreti e reali, dobbiamo pensare i problemi con
sincerità e evitare i cattivi insegnanti.
Il Giappone di Dogen, nel secolo XIII°.