Shôbôgenzô
Kesa kudoku di maestro Dôgen
12imo capitolo dello
Shôbôgenzô, il "Tesoro dell'Occhio del
Vero Dharma".
I meriti del kasâya
Kesa
rappresenta la parola sanscrita kasâya, o sottana buddhista,
e
kudoku significa "virtù" ovvero "merito". Kesa kudoku
significa
dunque i meriti del kasâya. Siccome il Buddhismo è
una
religione realista, ha in riverenza la nostra vita reale. Altrimenti
detto, il Buddhismo stima il nostro comportamento
reale nella
vita quotidiana; indosare i vestiti e mangiare i pasti ne sono parti
importantissime,
particolarmente il kasâya ed il pâtra, ovvero
ciottola
buddhista, simboli principali della vita buddhista. In questo capitolo,
maestro Dôgen spiega e fa l'elogio del kasâya.
[49]
L'autentica trasmissione in Cina
della sottana e del Dharma, autenticamente trasmessi da un buddha
all'altro e da un patriarca all'altro, venne effettuata dal patriarca
fondatore del picco di Sugaku.[1] Questo
patriarca
fondatore era il ventottesimo sin dal Buddha
Çâkyamuni, la
trasmissione essendo stata passata ventotto volte in India da un
legittimo successore all'altro. Il ventottesimo patriarca
andò
di persona in Cina e [ne] diventò il Primo Patriarca. La
trasmissione
passò quindi tra cinque [maestri] cinesi e
raggiunse Sokei,
[2] il trentatresimo patriarca, che
noi chiamiamo il Sesto
Patriarca.
Il maestro zen Daikan, trentatresimo patriarca, ricevette la
trasmissione autentica della sua sottana e del Dharma sul
monte Obai-zan [3]
in mezzo alla notte, dopo di che se la tenne [la sottana] tutta la
vita. Essa si trova tuttora nel tempio
Horin-ji del monte Sokei. Parecchie generazioni di imperatori
hanno devotamente richiesto che la sottana fu portata alla Corte, dove
gli fecero offerte e prosternazioni, considerandola quanto oggetto
sacro.
Gli imperatori Tang [4] Chuso, Shukuso, e Daiso [5]se
la fecero portare alla Corte e le fecero offerte. Ogni volta
che
la richiedevano e la rimandavano, mandavano cosciensiozamente
un
legato imperiale e promulgavano un editto. L'imperatore Daiso
rimandò un giorno la sottana buddhista al monte Sokei [6] con il seguente editto: "Ora spedisco il grande generale
Ryu Sokei, pacificatore della nazione, per ricevere con cortesia [7] e restituire [la sottana]. La
tengo per tesoro nazionale. Venerabili preti, [8]
deponetela a secondo il Dharma nel suo tempio di origine. Che venga
custodita solo da monaci che hanno intimamente ricevuto l'insegnamento
fondamentale. Non lasciatela mai cadere nella trascuratezza."
Certo, meglio di dirigere un grande reame di tremila volte mille mondi,
innumerevolli quanto le sabbia del Gange, [9]
vedere, udire e servire offerte alla sottana del Buddha in quanto re
della piccola nazione dove sarebbe presente quella sottana,
ben potrebbe essere la vita migliore tra [tutte] le buone vite
[vissute] nella vita-e-morte.
Ove nei tremila mondi toccati
dall'influsso del
Buddha potrebbe non esistere il kasâya? Allo stesso tempo,
chi ha passato la trasmissione autentica del
kasâya
del Buddha, dopo averne ricevuto
la trasmissione facccia a faccia da un successore autentico [avendolo
egli stesso ricevuta da un] altro, non è altro che
l'ancestrale
patriarca del picco di Sugaku. Il kasâya del Buddha non
è
stato trasmesso tra lignaggi collaterali. [10]
La trasmissione del bodhisattva Badhrapâla, un discendente
collaterale del ventisettesimo patriarca, [11]
è certo arrivata al maestro de Dharma Jo,
[12]
ma senza trasmissione autentica del kasâya del Buddha. Lo
stesso,
il grande maestro [Dôshin], quarto patriarca in Cina [13], ha trasmesso al maestro zen Hoyu [14]
del monte Gozu, ma non la trasmissione autentica del kasâya
del
Buddha. Così, anche senza la trasmissione per successori
autentici, il vero Dharma del Tathagâta -- i cui meriti non
sono
mai vuoti --- conferisce i suoi grandi benefici in lungo e in largo
attraverso le migliaia e i miliardi di epoche.
[Allo stesso tempo] quelli che hanno ricevuto la trasmissione dei
successori autentici non devvono essere paragonati a chi è
mancata. Quando quindi umani e dei ricevono e preservano il
kasâya, devvono ricevere la trasmissione autentica
passata
tra i patriarchi buddhisti. In India ed in Cina, nelle epoche del Vero
Dharma e del Dharma imitativo, [15]
anche i laici ricevevano e preservavano il
kasâya. In questa nazione lontano e appartato, e questa
presente
epoca
ddegenerata, quelli che si radono il capo
e la barba e si dicono discepoli del Buddha né ricevono
né preservano il kasâya. Non hanno mai creduto,
conosciuto
né clarificato che lo dovessero ricevere; è
pietoso.
Quanto meno ancora non sanno del [suo] tessuto, colore e misure. E
quanto meno ancora non sanno come indossarlo.
[54]
Sin dai tempi antichi, lo si chiama il kasâya, il vestimento della liberazione.
[16] Esso ci
può liberare di ogni ostacolo, quali gli ostacoli
karmici, ostacoli dell'afflizione e ostacoli di
retribuzione. Se un drago ottiene un semplice filo [da un
kasâya], egli scappa alle tre specie di calore.[17] Se
un toro tocca [un kasâya] con una delle sue corna, le sue
colpe
saranno naturalmente spente. Quando i buddha
realizzano la verità, stanno sempre vestiti col
kasâya. Ricordatevi : [indossare il kasâya]
è la
virtù più nobile e più alta.
Certo, noi
siamo nati in un paese lontano [all'epoca] del Ultimo
Dharma, e dobbiamo rimpiangerlo. Ma, allo stesso tempo,
come potremmo dimostrarci avari della gioia d'aver incontrato la
sottana e il Dharma che vennero trasmessi da buddha a buddha, da un
successore autentico all'altro? Quale [altro] lignaggio ha
autenticamente trasmesso e la sottana e il Dharma di
Çâkyamuni
alla maniera della
nostra autentica trasmissione? Avendogli incontrati, chi potrebbe
non venerargli e non fargli offerte?
Anche se, tutti i giorni, ci [dovessimo] disfarci da quel
corpo e
vita innumerevoli quanto le sabbia del Gange, dovremmo fargli offerte.
Certo, dobbiamo far voto
d'incontrargli, di riceverglie umilmente sulle nostre teste, [18]di
fargli offerte e di venerargli in tutte le vite di
tutte le epocche. Tra noi e il paese della nascita del Buddha, ci sono
più di centomila leghe di montagne e di oceani, ed
è
troppo lontano che che potessimo fare il viaggio; nondimeno, grazie
alla nostra buona condotta passata, queste montagne e questi oceani non
ci hanno rinchiusi, e non siamo stati spregiati in quanto poveracci
venuti da un [paese] lontano.
Avendo incontrato quel Dharma veritiero,
dobbiamo praticarlo giorno e notte in modo
persistente.
Avendo ricevuto
e ritenuto questo kasâya, dobbiamo
perpetualmente riceverlo sul capo in segno
di umiltà e proteggerlo. Come potrebbe questo essere solo
l'aver
praticato dei meriti sotto dei buddha in numero uguale alle sabbia del
fiume Gange? Pure se [la gente che riceve mantiene
il
kasâya], siamo noi che dobbiamo venerargli e rallegrarci.
Dobbiamo con tutto il cuore ripagare la profonda benevolenza
del maestro
ancestrale per averci trasmesso il Dharma. Persino gli animali
ripagano la bontà ricevuta; come mai esseri umani potrebbero
mancare a riconoscere tale bontà?
Se ci mancassimo, saremmo ancora più stupidi dagli animali.
I meriti de questa sottana buddhista e di questo buddha-dharma
non sono mai stati chiarificati né conosciuti da
nessun'altro che dal maestro ancestrale che ci ha trasmesso
l'autentico Dharma del Buddha. Se vogliamo seguire nell'allegria le
orme dei buddha, dobbiamo rallegrarci di questa
[trasmissione]. Persino dopo centinaia di migliaia di miriadi di
generazioni, dobbiamo tenere questa autentica
trasmissione per une trasmissione autentica. Ben potrebbe essere per di
se stessa il Dharma del Buddha; qualche giorno, la prova
finirà per esserne evidente.
Non dobbiamo assimilare [la
trasmissione] alla diluzione del latte nell'acqua. E' come un principe
ereditario che accede al trono. Quando si vuole utilizzare del
latte, se non c'è altro di questo latte diluito
[descritto più in sù], benché diluito,
dobbiamo
utilizzarlo. Anche non diluendolo nell'acqua, non dobbiamo usare oglio,
né lacca, né vino. Questa
trasmissione autentica deve pure essere tale. Persino il
mediocre discepolo di un maestro ordinario, se
è presente la trasmissione
autentica, si può trovare in una buona situazione per
utilizzare latte. [Ma] più
precisamente, la trasmissione autentica da buddha a buddha e da
patriarca a patriarca è come la successione per un principe
ereditario. Persino [l'insegnamento] secolare
dice: "Non si veste
diversamente dalla divisa del precedente regno" [19] Come potrebbero i discepoli del
Buddha indossare [sottane] diverse da quella del Buddha?
[58]
Sin dal decimo anno dell'era Eihei, [20]
nel corso del regno dell'imperatore Komei della dinastia des Han
posteriori, [21],
i monaci e i laici che vanno e vengono tra i Paradisi dell'Ovest e le
Terre dell'Oriente si sono seguiti senza tregua, ma nessuno ha preteso
aver incontrato nei Paradisi dell'Ovest un maestro ancestrale della
trasmissione autentica da buddha a buddha e da patriarca a patriarca;
nessuno ha un documento del lignaggio di trasmissione faccia a faccia
che risalga fino al Tathâgata. Hanno solo seguito gli
insegnanti
dei sûtra e di commenti e riportato libri sanscriti di
sûtra e di filosofia.
Nessuno racconta aver incontrato un maestro ancestrale che sarebbe un
autentico successore del Dharma del Buddha, e nessuno menziona che ci
sono maestri ancestrali che hanno ricevuto la
trasmissione del kasâya del Buddha.
E' chiaro che non hanno passato la soglia del
Dharma del
Buddha. Tali persone non hanno chiarificato il principio
della
trasmissione autentica tramite i patriarchi buddhisti.
Quando il Tathâgata [22]
Çâkyamuni
passò il tesoro del veritiero occhio del Dharma e
il
supremo stato di bodhi a
Mahâkâçapa, egli glielo ha trasmesso con
un
kasâya
ricevuto in trasmissione autentica dal buddha
Kâçapa [23].
Ricevuto da successore legittimo in successore
legittimo, [il kasâya] è arrivato al maestro zen
Daikan del
monte Sokei, alla trentatresima
generazione. Il tessuto, il colore, e le misure [del kasâya]
son
state intimamente trasmessi. Sin da allora, i discendenti nel
Dharma di Seigen e di Nangaku [24] hanno intimamente trasmesso il
Dharma, indossando il Dharma degli antichi patriarchi e custodendo il Dharma degli antichi
patriarchi in seguito.
Il metodo per lavare [il kasâya] ed il metodo
per riceverlo e custodirlo non possono esser
conosciuti senza
imparare in pratica nel santo dei santi della legittima trasmissione
faccia a faccia di tali metodi.
Il seguito del
fascicolo Kesa-kudoku
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Note:
1- Maestro
Bodhidharma, il ventottesimo patriarca in India, e il primo in Cina,
che introdusse la pratica di zazen in provenienza dall'India. Visse al
tempio di Shaolin, uno dei numerosi monasteri buddhistici che
già esistevano nei monti Sung-shan
del nord-ovest della Cina. [ritorno]
2- Maestro Daikan Eno
(Daichien Huineng)
(638-713), successore del maestro Daiman Konin (Daman Hongren).
Sokei è il nome della montagna dove viveva. [ritorno]
3- Il monte Obai dove maestro
Daiman Konin aveva il monastero. [ritorno]
4- La dinastia Tang (618-907). [ritorno]
5- Chuso
(regnò, con una interruzione de parecchi
anni, dal 684 al 710) fu il quarto imperatore dei Tang. Gli
imperatori Shukuso (regnò dal 756 al 763) e Daiso
(regnò dal 763 al 780) erano allievi del maestro Nan-yo Echu
(morto nel 775). [ritorno]
6- Chingoku
Dai
Shôgun Ryu Sokei. Chingoku,
lett.
"pacificatore della
nazione", era un titolo dato ai generali.
Dai shôgun
significa "grande generale". [ritorno]
7- Chodai.
Cho significa il dessus delil
capo. Dai significa humbilment ricevere,
chodai significa donc ricevere humbilment quelque chose sur il somme
delil capo, in signe de respect. [ritorno]
8- Kei,
"Lei", è un termine per indirizzarsi ai signori, agli
ufficiali di alto rango, ecc. [ritorno]
9- Muryo
goga sha: Compaiono variazioni su di
questa espressione in numerose occorenze del
Sûtra del Loto. [ritorno]
10- Boshutsu.
Bo
significa lett. "lato" e descrive un viandante, ovvero
qualcosa d'importanza secondaria. Shutsu
significa partire ovvero
germogliare. Boshutsu
significa quindi i discendenti collaterali ovvero
lignaggi collaterali. Maestro Dôgen venerava l'unico
lignaggio
che considerasse autentico, e, in qualche misura, teneva gli altri
lignaggi per secondari. Quello di
maestro Dôgen passa tramite il successore de maestro Daikan
Eno, Seigen Gyôshi. Allo stesso tempo,egli aveva in
venerazione gli altri successori di maestro
Daikan
Eno, maestro Nan-yo Echu e maestro Nangaku Ejo. I maestri Baso Do-itsu,
Nansen Fugan, Joshu Jushin, Hyakujo Ekai,
Obaku Ki-un, Rinzai Kigen, Isan Reiyu, Kyogen Chikan, Kyozan Ejaku e
Reiun Shigon furono taluni dei discendenti del maestro
Nangaku Ejo. [ritorno]
11- Maestro
Prajñâtara, successore di maestro Punyamitra e
insegnante
di maestro Bodhidharma. Una immagine del bodhisattva chiamato
Bhadrapâla (lett. "Buon custode") spesso si trova per
custodire
la porta dei bagni del tempio. [ritorno]
12- Jo Hosshi,
morto nel 414 all'età di 31 anni. Hosshi significa
"insegnante
del Dharma" ed era un titolo dato ai preti-eruditi
buddhisti e insegnanti della teoria. In quanto laico, Jo faceva
l'impiego di scrittore e
studiava il pensiero di Laozi e di Zhuangzi, ma dopo aver letto il
Sütra di Vimalakîrti, credette nel Buddhismo e
assistette
Kumârajiva nella sua traduzione dei sûtra
buddhistici. [ritorno]
13- Maestro Dai-i Daoshin, morto nel 651. [ritorno]
14- Maestro
Gozu Hoyu, morto nel 657 all'età de 64 anni. Egli era
un successore collaterale di maestro Dai-i Daoshin (il cui successore
diretto fu maestro Daiman Konin). Si dice che, dopo aver vissuto sul
monte Gozu ed esserci dedicato a zazen, maestro Hoyu ricevette la
visita di maestro Doshin e giunse allora alla verità. [ritorno]
15-Gli eruditi buddhisti dividono il
periodo che segue la morte del Buddha
in
tre periodi: 1) Shôbô,
"il Dharma
corretto", i primi cinquecento anni durante i quali il
Buddhismo era florido. 2) Zôhô,
"il Dharma
imitativo", periodo intermediario di mille anni; e
3)
Mappô,
"il Dharma ultimo", i mille
anni seguenti durante i quali degenera Buddhismo. [ritorno]
16-
Gedatsu, dapprima utilizzato in quanto nome e poi in
quanto verbo, rappresenta la parola sanscrita vimukti
(liberare, emancipare, liberazione, emancipazione finale). [ritorno]
17- Sannetsu:
i tre calori, ovvero le tre specie di dolori ustionanti.
Una delle spiegazioni è come segue: 1) il dolore provocato
dalla sabbia e dai venti brucianti sulla pelle; 2) il dolore
provocato dal vento violento che porta via i vestiti e ornamenti
cosparsi di gioielli e 3) il dolore di farsi mangiare da un garuda,
un uccello divoratore di dragoni. [ritorno]
18- Chodai,
vedi nota 7. [ritorno]
19- Questa citazione compare nel
libro Kokyô
(il Libro della Pietà filiale), testo confuceo.
Viene data in esempio della riverenza per la
tradizione nella società secolare. [ritorno]
20- L'anno 67 della nostra era.[ritorno]
21- La dinastia
degli Han posteriori (ovvero orientali) va dal 25 al
220 della nostra era. Si dice che i sûtra buddhistici furono
tradotti per la prima volta in cinese e trasmessi nella Cina nel 67.[ritorno]
22-
Shakamuni-Nyôrai.
Shakamuni è il rendere fonetico cinese del sanscrito
Çâkyamuni, il
"savio del
clan Çâkya".
Nyôrai,
lett. "Cosi'-venuto", rappresenta il
sanscrito tathâgata,
che significa la medesima cosa. [ritorno]
23- Il Buddha
Kâçapa è il sesto dei sette antichi
buddha, il Buddha Çâkyamuni essendo il settimo. [ritorno]
24- Maestro Seigen
Gyôshi e maestro Nangaku Ejo. Vedi nota 10. [ritorno]
Il seguito del
fascicolo Kesa-kudoku
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