Ingresso   Cultura del loto   Maestro Gudo   Articoli   Dottrina   Canone Pali   
Sutra Mahayanici
   Umorismo   Storia   Galleria   Contatti   Legami

© Nanabozho (il Coniglio Magno)
Aggiornamento di questa versione italiana : 15 novembre 2006

English versionEnglish original version

Version françaiseversion française

rouge

DIECI RAGIONI PER LE QUALI IL DHARMA OCCIDENTALE POTREBBE FALLIRE

da LEWIS RICHMOND

©1998 Lewis Richmond
All rights reserved

Lewis Richmond, discepolo ordinato da Shunryu Suzuki Roshi, è stato formato nella tradizione Zen e fu per più anni l'insegante principale del Green Gulch Zen Temple. Il suo libro Work as a Spiritual Practice (Il lavoro come prattica spirituale ) è stato pubblicato da Broadway Books in febbraio 1999.

 

E' ancora impossibile sapere se il Dharma occidentale sparirà o riuscirà. Non è neanche ovvio di sapere cosa potrebbe essere il suo successo. Se dovette seguire il modello della prima ondata della spiritualità orientale, negli anni '20, le sue dottrine e prattiche più accessibili dovrebbereo venir assorbite nella corrente principale ed essere edulcorate come lo fù lo yoga a tempo suo, mentre le sue forme tradizionali perdurebbero soltanto grazie ad un interesse esotico per il piccolo numero dei militanti. O potrebbe fiorire in un nuovo influsso permanente. E confortante d'imagginare che il Dharma in Occidente sta qui a dimora, ma la storia ci insegna che accade spesso che movimenti religiosi promettenti svaniscano dopo un paio di generazioni. Se dovette sparire il Dharma, posso pensare di dieci ragioni per le quali ciò potrebbe accadere.

.

1. Attaccamento alle radici della contro-cultura.

I capi del Dharma occidentale ed il nocciolo degli aderenti sono tuttora predominantemente alunni invecchianti della controcultura (benché questo stia finalemente cambiando), ed una gran parte di loro hanno tuttora una certa avversione per la cultura americana di stampo maggioritario. In altri tempi e posti, il Dharma era entrato nella cultura dal vertice, tra i re e la classe dirigente. L'associazione prolungata del Dharma occidentale colla controcultura (schifo per gli affari, il governo, e le istituzioni maggioritarie delle communità locali e nazionali) limita la sua accessibilità a quelli che non hanno mai condiviso quesi valori, e lo stesso per la generazione più giovane che non ne ha avuto l'esperienza. Nel 1967, 83% dei laureati di maturità dicevano che lo scopo più importante per loro era di "sviluppare una filosofia significante." Nel 1996, la ciffra era 41%. I tempi sono cambiati. Capi ed insegnanti del Dharma occidentale devono ammettere che una generazione nuova, meno alienata potrebbe non cercare un'esperienza trascendentale, ne uno stile di vita alternativo, quanto una spiritualià prattica che funzioni realmente nella loro vita quotidiana. Il lato opposto di quest'equazione sta nel pericolo che, se il Dharma diventasse più importante nella società, potesse perdere il suo tagliente radicale, e potesse non essere più di un articolo supplementare nel vasto menù dei metodi di miglioramento personale e di self-help (auto-aiuto). Vedi "Cooptazione" qui sotto.

 

2. Illuminazione.

Si potrebbe menzionare il caso del concetto moderno dell'illuminazione ch'è popolare in Occidente, e dapprima descritto da D.T. Suzuki negli anni 1930, e ch'è stato una delle più ingannevoli e distruttive idee spirituali dei tempi moderni. Nella misura in che propone una classe speciale di esseri umani che sarebbero aldilà della moralità e della condotta etica communi, dando così il via ad una patologia settaria ed al culto cieco del guru, ha causato sofferenze ingenti e distruzione vera e propria &emdash; in certi casi sino alla perdita della vita. D. T. Suzuki stesso viene citato, in Zen At War, come segue: "[Per il guerriero illuminato], non è lui, ma la sciabola stessa che effettua la strage ... compare il nemico e fa di se stesso una vittima ... il sciabolatore diventa un' artista di primo grado.[For the enlightened warrior], it is not he, but the sword itself that does the killing ... the enemy appears and makes himself a victim ... the swordsman turns into an artist of the first grade" Questi sono pensieri che sono irriconoscibilmente remoti dagli insegnamenti veri e proprî del Buddha, il cui primo precetto è ahimsa -- non nuocere. Queste contradizioni continueranno a discreditare il Dharma negli occhi delle audienze incuriosite ma scettiche della gente commune, finché i capi del Dharma occidentale accetteranno di fronteggiarle -- e spiegarle-- a fondo e onestamente.

 

3. Mancanza di Dialogo intellettuale.

Questi due ultimi decenni hanno prodotto una nuova generazione di accademici rigorosamente formati e specializzandosi nello studio dei testi e commentari buddhisti, ma numerosi Centri di Dharma dimostrano poco interesse per ciò che hanno imparato. L'anti- intellectualismo -altro artfatto dei valori della controcultura artifact - è corrente nei circoli dharmici. Il Cristianesimo ed il Giudaismo si sono ri-inventati a più riprese man mano che cresceva e cambiava il mondo attorno, ma il Buddhismo, nelle parole del esperto della Prajña Pâramitâ Dr. Edward Conze, «non ha avuto un'idea nuova in mille anni». Va bene di aver accettato le tradizioni correnti dell'Asia abbastanza a lungo per poterle ammaestrare e capire, ma è troppo tempo che si aspetta un' esame critico del Dharma ed il tipo di concessioni spirituali allo stesso modo di ciò che produsse la Riforma protestante in Europa ed il Giudaismo riformato nel ottocento. Fuori accademia, dov'è un solo periodico che offra tale dialogo, largamente letto con contributi di capi del Dharma occidentali e di loro aderenti? Riviste che riportano chi fa cosa sono naturalmente importanti, e le abbiamo. Imaggino una rivista che incoraggierebbe articoli che mettono tutto in questione, sino alle radici. Si presume che i Buddhisti non credono in Iddio, ma sembra spesso che sottoponiamo le nostre fede e credenze a molto meno scrutinio intellettuale di chi ci crede.

 

4. Oblio dell'Etica.

Il Buddhismo è, tra l'altro, chiaramente un sistema etico ed un metodo pratico per lo sviluppo del carattere. Questo fatto è tanto fundamentale che chi ne dubita o lo rigetta ha un sacco di spiegazioni da dare. Mentre ci sono più dottrine, quanto gli "espedienti abili", che comprendono il comportamento etico da una prospettiva più trascendentale, per gli ultimi 2 500 anni, la definizione vera e propria del Buddhismo è stata in una capacità a seguire certi precetti etici. I precetti definiscono chi è buddhista nello stesso modo che il Credo definisce un cattolico o la Fatiha definisce un musulmano. La prospettiva trascendentale, non-duale non è mai stato intesa come una razionalizzazione per comportamenti dannosi o egoisti, ma bensì come conferma finale, incoronante, dei precetti dal punto di vista della comprensione illuminata. Quando la prospettiva non duale viene trascinata nel fango, finisce per suonare come quel strano brano di D.T. Suzuki qua sopra citato. Il Buddhismo ha potenzialmente molto da offrire al mondo occidentale nella sua interpretazione più indulgente e più cordiale del comportamento etico, ma questo messaggio viene offuscato ogni volta che la Polizia del Pensiero Dharmico rigetta qualsiasi discussione sull'etica in quanto di chiacchierìo delle mentalità puritaniche ed anguste.

 

5. Mancanza di Rispetto per le Altre Tradizioni, Orientali ed Occidentali.

Il nocciolo degli aderenti al Dharma occidentale sono tipicamente interessati nella trasformazione personale tramite la pratica della meditazione, e si dimenticano che la vasta maggioranza dei 300 millioni di Buddhisti nel mondo non praticano la meditazione, ma invece qualche forma di pratica-salmodia "fideista", di preghiere devozionali, di osservanza rituale e di precetti. Quanti studenti occidentali del Dharma hanno mai studiato gl'insegnamenti dell'una qualsiasi di queste scuole, o assistito a dei servizi in uno qualsiasi dei tempi buddhisti etnicamente basati che ci sono in quasi tutte le città maggiori degli Stati Uniti o di Europa? Quanti hanno assorbito gl'insegnamenti popolari di Shinran, il fondatore della Terra Pura nel Giappone? Quanti sanno che la forma più popolare del Buddhismo nel mondo occidentale, e di gran lunga, non è ne lo Zen, ne il Buddhismo tibetano, ne il Vipassana, ma la Soka Gakkai, ramo del Buddhismo di Nichiren che insegna la pia repetizione del nome del Sutra del Loto - Nam' Myo Ho Renge Kyo? Queste scuole cosidette "fideiste" sono sorte secoli fà per riempire il vuoto lasciato da una religione dominata dai monaci. Stanno tra i migliori sforzi del Buddhismo sino ad oggi per adattarsi ad un mondo moderno più orientato verso i laici. Queste tradizioni possono senz'altro contenere qualche buona idea per il successo e la sopravivenza a lungo termine del Dharma occidentale.

Un altro pregiudizio tra i seguacci del Dharma occidentale è un disgusto per la religione della loro infanzia. Mi pare strano che i Buddhisti occidentali che non hanno nessun problema al prosternarsi migliaia di volte davanti a qualche divinità tibetana, indietreggiano in revulsione dal momento che la parola Iddio viene menzionata. L'idea che "Iddio" in termini occidentali possa essere altrettanto una creazione della mente come forma di pratica spirituale, quanto il prosternarsi davanti ad una divinità tibetana, non sembra di venire alla mente del devoto. Finché il Buddhismo sarà soltanto un posto dove i delusi delle religioni occidentali progetteranno i loro sentimenti conflittuali su qualcosa di esteriore e di esotico, non potrà mai veramente mettere radice. Il Dalai Lama è stato esplicito su quel punto. Sembra di avvisare le migliaia di devoti che affollano le sue conferenze di dare una seria occhiata sulle loro tradizioni proprie prima di accettare ciecamente le sue. Lo spirito ecumenico suo è ammirevole, ma non è ancora largamente condiviso.

 

6. Carrierismo.

L'insegnamento del Dharma è oramai una carriera. Ci sta del bene e ci sta del male.Vale in quanto ci forza a sviluppare ruoli, definizioni e norme culturali, pertinenti alla formazione e alle attività di questi insegnanti.Non vale in quanto introduce le difficoltà e le tentazioni che accompagnano una qualsiasi carriera, cioè danaro, status sociale, invidia, competizione, gloria e profitto. Si potrebbe suggerire che gl'insegnanti migliori del Dharma sono quelli che non hanno alcun desiderio specifico d'insegnare e che ne indossano la parte solo con riluttanza. Ma la situazione oggi è tale da potersi sentire gente che dice «Voglio essere un insegnante del Dharma quando sarò grande»! Sarebbe mai possibile prevedere che gl'insegnanti del Dharma diventeranno col passare del tempo una combinazione ibrida di prete, di consigliere, di terapeuta, di guida spirituale, di dirigente di communità, di esattore di fondi e di autore/celebrità ? E' questo il modello migliore per trasmettere il Dharma alle generazioni venture ? O sarà che la generazione attuale degl'insegnanti del Dharma potrebbe rivelarsi un gruppo transitorio facendo il ponte tra la prima generazione dei maestri asiatici ed un modello futuro che rimane tutto da stabilire?

 

7. Cooptazione.

Una delle sorti possibili che sta aspettando il Buddhismo occidentale, potrebbe essere l'assorbimento da, o la fusione con, le tradizioni spirituali giudeo-cristiane indigene. Io non so se si dovrebbe ritenere un risultato tale come scacco o successo. Ma nella misura in cui perdesse il Buddhismo il suo carattere specifico e non sarebbe niente più di uno strumento di meditazione per Cristiani ed Ebrei, lo si potrenne ritenere un risultato deludente, anche se il già seminarista che sono stato mantiene la mente aperta. Tuttavia, ammettiamolo in pieno candore, una delle ragioni per cui le religioni monoteiste sono la forma dominante di religione in tutto il mondo no sta solo nel fatto che la credenza in un Dio viene facilemente capita dalla gente commune, ma anche per che soddisfa un buon numero dei bisogni spirituali loro i più intimi. L'Islam è la religione il cui incremento è il più forte nel mondo, seguito da vicino dal Cristianesimo evangelico, mentre il Buddhismo sta in forte declino dappertutto (tranne qui, forse). Certi insegnati del Dharma rigettano le religioni deiste in quanto deserto dell'illusione e presa dei desideri per la realtà. Potrebbe rivelarsi utile se ci badassero una seconda volta. Potrebbe essere il nostro avvenire.

 

8. Patologia insegnante.

Questo soggetto è stato logorato sino a mostrare la corda, ma bisogna menzionarlo lo stesso. Gl' insegnanti del Buddhismo, asiatici quanto occidentali, sembrano avere un sacco di problemi &emdash; problemi relazionali, problemi di abuso di sostanze (inebrianti), problemi di depressione, problemi di potere e di sesso, via dicendo. Avremmo bisogno di un riposo dai questi ragionamenti stanchi a secondo i quali il comportamento dei (maestri) realizzati non può essere capito dai comuni mortali. La cultura di stampo maggioritario, che osserva questi avvenimenti con più atttenzione quanto molti di noi si credono, potrebbe eventualmente sbattere la porta sulla possibilità del Buddhismo, e portarsi le palline spirituali altrove. E' certo che cambiano le cose, e che traiamo insegnamento dagli errori anteriori. Ma il Dharma occidentale soffre ancora di una vera reticenza a dire pane al pane e vino al vino, anche se era precisamente quel che faceva il Buddha. Se i modelli del Buddhismo danno l'impressione di essere incapaci di regolare la propria vita, il proprio lavoro e le proprie relazioni meglio o perfino tanto bene dai Mario o Nando medii, allora a che serve ? E' questo che l'opinione maggioritaria trarrà in conclusione. I Buddhisti potranno correre dietro e dire : «Aspettate ! Non andare via ! Noi abbiamo questo grande coso ! L'Illuminazione ! La trasformazione ! La meditazione ! Non capite ?» Ed è esatto, non capiscono. Si sente il tic tac dell'orologio ...

 

9. I Soldi.

Non è possibile costruire una religione senza danaro. Da dove dovrebbe provenire ? Chi è che lo darà, chi è che lo otterrà, ed a che dovrà essere adoperato ? I soldi hanno già avuto un'influsso destruttore su certi Centri buddhisti. E continuerà di esserne il caso. Che lo si voglia o meno, il danaro governa il mondo. Ce ne possiamo occupare o possiamo aspettare che si occupi di noi. I soldi sono uno dei soggetti con i quali parecchi insegnanti del Dharma hanno problemi coll'essere chiari e semplici. Una parte del problema proviene dal fatto che le forme di Buddhismo che ci interessano hanno una potente tendenza monastica al rinunciare al mondo. Io racommendarei di creare un programma meditativo il cui soggetto esplicito sarebbe il danaro. Studiamo questo soggetto nello stesso modo in cui studiamo la mente -- essendo però molto attenti a ciò che è e non a ciò che dovrebbe essere.

 

10. Liti tra Scuole.

A volte parerebbe che l'essere religiosi è litigare. Gli Ebrei, riformati e ortodossi litigano ("Tu non sei un vero Ebreo" &emdash; "Anzi sì, lo sono!") I cattolici litigano ("Niente sacerdozio per le donne," - "Non c'è ragione!") Gli Anglicani litigano. I Battisti, del Nord e del Sud, litigano. I Musulmani, tra Sunniti e Chi'iti, litigano, sino ad uccidersi. In tale modo, noi, i litiganti buddhisti, stiamo in buona compagnia. Nei circoli buddhisti, pratichiamo il mezzo-sorriso quando discutiamo di chi ha e di chi non ha, di chi è e di chi non è, di chi fa e di chi non fa. Anche pretendendo alla Retta Parola («certo, non vorrei sembrare di denigrare Tal dei Tali, ma...»), le carognate continuano. (All'apice della Gestalt, la risposta "Ti sento..." è finita col significare: "Credo che sei proprio pieno di merda." Le parole sono cose maravigliose.) Sarà che una delle differenze maggiori tra il Buddhismo ed il Giudeo-Cristianesimo potrebbe trovarsi nel fatto che le nostre liti sono più "trendy", più "smart" ? Si potrebbe che le liti abbiano del buono. Carol Travis, nel suo libro sulla rabbia, fa notare che i Bushmen dell'Africa stanno a litigare in permanenza, ma che hanno un livello assai basso di violenza reale. Lo potremmo forse chiamare il principio del « Se non litigassimo, saremmo ben più malati». Forse litigaremo su tutta la Via sino alla Terra Pura, o sino alla Coscienza Illuminata. Ma è molto più verosimile che litigaremo su tutta la via che ci porterà all'essere poco concludenti, alla debolezza ed all'oblio. A proposito di che litighiamo ? Qual'è l'interesse ? Cos'è che conta davvero ?

 

Ecco. Dieci pericoli. Dieci occasioni.

Diamoci da fare.

Ingresso   Cultura del loto   Maestro Gudo   Articoli   Dottrina   Canone Pali   
Sutra Mahayanici
   Umorismo   Storia   Galleria   Contatti   Legami