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La moto e la pratica dello Zen

Sito realizzato da Nanabozho (il Coniglio Magno)
Questa pagina e' stata aggiornata il 1 luglio 2002

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maestro zen motociclista

 

Impermanenza (re!)

Nuova tappa nel ciclo dell'impermanenza: la primavera, prima tappa del ciclo annuale. Primavera, estate, autunno, inverno, e vai e vieni, ricomincia, sempre uguale, mai uguale. Sempre il medesimo fiume, et mai medesimo il fiume.

Finalmente una foto recente da mostrare. Risale al sabato 23 marzo. Questa moto, ce l'ho da vent'anni. E' molto importante nel mio cammino buddhista la moto. Poiché tanti anni prima che la comprassi, il libro di Robert M Pirsig, Lo Zen e l'Arte della manutenzione della Motocycletta era stato determinante per cambiare il corso della mia vita in questa direzione, come viene menzionato qua sotto. Il paradossale dell'affare, è che qui, la moto (questa, proprio) viene DOPO dello Zen...

Pilotare una moto è di per se un esercizio propizio allo Zen. Ovviamente, è possibilie sì, andare a moto come un qualsiasi cretino inebriato dal vento, la velocità ed il pericolo. Mi è anche successo. Ma, sulla moto, se si vuole viaggare a lungo, e con tutti i pezzi, meglio vale stare attenti ai tre veleni. L'ignoranza, perché cagiona parecchi fastidi, che vanno dal semplice guasto all'incidente più o meno grave. L'odio perché porta all'ira, donde perdita di calma e quindi di controllo, il che ci riporta sull'incidente. E spesso ha luogo di sorgere, perché gli atteggiamenti imbecilli sulla strada, sopratutto di automobilisti, ma anche da altri motociclisti, troppo spesso succedono. E l' avidità (come mai farò per sistemare questa?) perché si traduce in desiderio di "sempre più", nell'occorrenza, la velocità. E' presto facile lasciarsi inebriare dalla velocità e si dimentica volontieri che bisogna controllarla.

Finalmente, concentrazione ed attenzione, mente vuota da ogni disturbi parassiti interiori, sono normativi sulla strada. Occorre assicurarsi della postura sulla macchina, essere attivi nel sedersi, porre lo sguardo perché si va laddove si guarda, e non pensare a niente, neanche al guidare in modo discorsivo (tipo "là, farò questo o quello"), ma essere uno solo colla macchina e la strada, dimodoché la necessaria reazione divenga quasi un automatismo. Ma perciò, meglio vale l'aver lavorato sull'ignoranza.D'altronde, per illustrare questo punto, tanto vale racontare un aneddoto personale.

Ho iniziato a guidare la moto con una patente quebecchese. Tanto dire senza sapere granché sulle particolarità della moto. Un litigio tra i governi francese e quebecchese mi costrinse a rifare la patente in Francia. Fortunatamente, questo lo feci in una struttura associativa dei motociclisti francesi, una motoscuola che non si limitava a farti fare la patente.Vi si insisteva molto su di un particolare fisico della guida moto, cioè che aldilà di una certa velocità, le regole del pilotaggio s'invertiscono : Per girare a destra, non si china più il manubrio a destra, ma bensì a sinistra. E vice-versa.

Ora, ogni volta che l'istruttore mi diceva di "spingere a destra" (o a sinistra), facevo molta fatica a soltanto capire quel che intendeva. Eppoi, mi sono ricordato un caso dove arrivavo un pò presto in curva a destra senza visibilità; andnado un pò troppo a sinistra, ho voluto girare di più il manubrio sulla destra, il che mi ha riportato ancora più a sinistra. Fortunatamente, non c'era nessuno nell'altra direzione. Allora, sforzandomi contro delle mie reticenze, mi sono messo ad accettare queste istruzioni del mio istruttore, ed a poggiare sul manubrio dal lato dove volevo girare, ed ha funzionato.

Spesso accade, discutando colla gente, che menzioni apposta questo problema della controsterzata (cioè il termine tecnico), e ch'io costati troppo spesso una fondamentale incomprensione. Difatti, chiunque può costatare che, a bassa velocità, ossia colla bici o colla moto, per girare a destra, si gira il manubrio a destra; e per girare a sinistra, si gira il manubrio a sinistra. La difficoltà proviene dal cambiamento di livello. Oltre una certa velocità (e questo vale anche per una bici) il comportamento cambia, e girare il manubrio in una direzione equivale a far chinare la moto dal lato opposto. Ora -- e questo vale poco importa la velocità-- in curva, il dueruote china dalla parte dove gira. Ergo, se si tenta di girare il manubrio a destra, si andrà a sinistra.

Il piloti di aereo hanno avuto lo stesso problema negli anni 1950. Tutti i tentativi per superare la velocità del suono precipitavano in catastrofe, e parecchi piloti ci lasciarono la pelle. Sino a quel giorno che uno di questi piloti, una volta superato il muro del suono, col sentire l'aereo vibrare, e comportarsi in modo aberrante, ebbe l'idea di agire anche lui in modo aberrante ; ed invertò i comandi, facendo come per scendere quando voleva salire, e così via. E così fù il primo a riportare l'aereo a terra, in un sol pezzo.

Due lezioni da trarre di queste cose : quando si sta cambiando livelli, bisogna cambiare riflessi. La difficoltà sta nel rendersi conto che si ha appunto cambiato livelli, e peggio forse, nell' ammettere che si è cambiato livelli. L'altra, che si può benissimo intendere qualcosa al livello intellettuale, ma che solo la pratica consente di farlo entrare bene.

Mxl


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