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© Nanabozho (il Coniglio Magno)

Version française

pirsig e la sua motoLo Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta.
di Robert M. Pirsig

Al cercare un riferimento, ho ritrovato questo, in uno dei miei autori preferiti, Robert Pirsig, "Lo Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta". E che mi è sempre parso esemplificare in modo eccellentissimo la pratica quotidiana del Buddhismo Zen, ad ogni momento. La traduzione francese esistente è di una qualità scadentissima. che avevo deciso adirittura di fare la mia propria traduzione. Ecco qui gli estratti corrispondenti, tratti dalla traduzione italiana pubblicata da Adelphi.

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Zazen

I buddhisti Zen parlano di "stare semplicemente seduti", una pratica di meditazione in cui l'idea del dualismo tra l'io e l'oggetto non domina la coscienza. Per la manutazione della motocicletta si tratta di "semplicemente aggiustare". Ecco che cosa significa 'tenerci': non è altro che un senso di identificazione con quello che fai. Quando provi questa sensazione, vedi anche il suo rovescio; la Qualità. [p.286]

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Enthousiasmos e enthousiasmologia

E' venuto il momento di parlare di alcune delle trappole interne per l'enthousiasmos. Si possono suddividere in tre tipi : quelle che bloccano la comprensione affettiva, dette "trappole del valore"; quelle che bloccano la comprensione conoscitiva, dette "trappole della verità"; e quelle che bloccano il comportamento psicomotorio, dette "trappole muscolari". [p. 299]

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Trappole del valore

Le trappole del valore costituiscono senz'altro il gruppo più ampio e più pericoloso.

Tra le trappole del valore, la più diffusa e perniciosa è la rigidità, cioè l'incapacità di cambiare il valore dei dati per rimanere fedeli a valori prestabiliti.. [p.299]

Quella che viene ora (la 2° trappola) è importante. E' la trappola interiore dell'ego. L'ego non è del tutto scollegato dalla rigidità dei valori, anzi è una delle sue molte cause.
Un'eccessiva stima di voi stessi indebolisce la capacità di riconoscere i fatti nuovi. L'ego isola dalla realtà della Qualità. Quando i fatti vi dimostrano che avete preso un granchio non siete inclini ad ammetterlo. Quando false informazioni vi fanno sembrare bravo, siete inclini a crederci. [p. 302]

Se la modestia non vi viene facile o naturale, un modo per uscire dalla trappola è quello di simularla. Se decidete di accettare l'ipotesi di non essere un granché, e se i fatti ne dimostrano l'esattezza, ecco una spinta per il vostro enthousiasmos : potete continuare a lavorare finché viene il momento in cui i fatti dimostrano che l'ipotesi è sbagliata.
L'ansietà, altra trappola, è in qualche modo l'opposto dell'ego. Siete talmente sicuri di sbagliare che non osate muovere un dito. Spesso è proprio questa, e non la 'pigrizia', la vera ragione per cui è tanto difficile incominciare qualcosa. La trappola dell'ansietà può condurre ad ogni tipo di rerrore per eccesso di zelo. Aggiustate cose che non hanno bisogno di essere aggiustate e vi agitate per guai immaginari. Questi errori, una volta commessi, sono del tipo che conferma la tendenza originale a sotto valutarvi. E così via.
Il modo migliore per spezzare questo circolo vizioso credo sia quello di dar sfogo alle vostre ansie sulla carta. [p.303]

Poi, c'è la trappola della noia. E' il contrario dell'ansietà e, di solito, è legata a problemi dell'ego. Essere stufi significa perdere di vista la Qualità, non vedere le cose con freschezza, non avere più la "mentalità del principiante": la vostra motocicletta corre gravi pericoli.
Quando siete annoiati, fermatevi! Andate al cinema, accendete la TV. Decidete che avete lavorato abbastanza. Fate qualsiasi cosa ma non lavorate più alla moto. [p. 304]

Lo Zen ha da dire sulla noia. La sua pratica principale della "star semplicemente seduti" dev'essere l'attività più noiosa del mondo -- tranne forse quella pratica indù di farsi sepellire vivi. Tuttavia, al centro di tutta questa noia c'è proprio ciò che il buddhismo Zen cerca di insegnare. Cos'è?
L'impazienza è simile alla noia, ma spesso ha una causa: la sottovalutazione del tempo richiesto da un lavoro. L'impazienza è la prima reazione contro un intralcio e, se non si sta attenti, può trasformarsi presto in rabbia. [p. 305]

La cosa migliore da imparare davvero, è saper riconoscere una di quelle trappole quando ci siete cascati e lavorarci sopra prima di ritornare a lavorrare sulla macchina. [non tradotto nell'Adelphi]

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Ora voglio parlare delle trappole della verità e delle trappole muscolari e poi, per oggi, interrompere il Chautauqua.

Le trappole della verità hanno a che fare con i dati che si imparano nelle aule dell'intelligenza classica. I problemi suscitati da questi dati vengono trattati in modo appropriato utilizzando la logica dualistica convenzionale e il metodo scientifico. C'è pero una trappola che sfugge -- la trappola della logica sì-no, la logica binaria.
Sì o no... questo o quello... uno o zero. L'intera conoscenza umana è costruita sulla base di questa discriminazione elementare a due termini. Ne è una dimostrazione la memoria dei calcolatori, che immagazzinano tutta la loro conoscenza sotto forma di informazionebinaria. Tanti uno e tanti zero, nient'altro.
Dato che non ci siamo abituati, di solito non ci accorgiamo che esiste un terzo termine logico possibile equivalente al sì e al no, il quale è in grado di espandere la nostra conoscenza in una direzione non riconosciuta. Non esiste nemmeno il termine per indicarlo, per cui dovrò usare la parola giapponese mu.
Mu significa "nessuna cosa". Come "Qualità", mu punta il dito fuori dal processo di discriminazione dualistica, dicendo semplicemente: nessuna classe, "non uno, non zero, non sì, non no". Afferma che il contesto della domanda è tale per cui la riposta sì o la risposta no sono errate e non dovrebbero essere date. Il suo significato è: "Non fare la domanda".
Mu è appropriato quando il contesto della domanda diviene troppo angusto per la verità della risposta. Quando chiesero a Joshu, monaco Zen, se un cane avesse la natura-Buddha, questi rispose: "Mu", intendendo che se avesse risposto sì o no, avrebbe risposto in modo scoretto. La natura-Buddha non si può cogliere con domande che richiedono come risposta un sì o un no.
Che il mu esista nel mondo naturale in cui la scienza indaga è evidente. Solo che, come al solito, il nostro retaggio ci impedisce di vederlo. Per esempio, è stabilito una volta per sempre che i circuiti del calcolatore hanno solo due condizioni, un certo potenziale per "uno" e un altro per "zero". E' una sciocchezza!

Qualsiasi tecnico elettronico addetto ai calcolatori sa che le cose stanno diversamente. Cercate di trovare il potenziale che rappresenti uno o zero quando non c'è l'alimentazione! I circuiti sono in uno stato mu. La lettura del voltmetro in molti casi indicherà un circuito di massa aperto. In questo caso il tecnico non legge affatto le caratteristiche dei circuiti del calcolatore, ma quelle del voltmetro stesso. La condizione di alimentazione spenta è parte di un contesto più ampio di quello in cui le condizioni uno-zero sono considerate universali. La domanda per l'uno o lo zero è "non fatta". Ci sono moltissime altre condizioni del calcolatore oltre a quella dell'alimentazione spenta in cui si riscontrano risposte mu.

La mente dualistica tende a pensare che il verificarsi del mu in natura sia una specie di imbroglio contestuale, o comunque un fatto non pertinente, ma il mu lo si trova dappertutto nell'indagine scientifica e la natura non imbroglia: nessuna risposta della natura è non pertinente. E' un grave errore, una specie di disonestà, sbarazzarsi alla leggera delle risposte mu della natura. Riconoscerle e valutarle sarebbe di grande aiuto nell'avvicinare la teoria logica alla pratica sperimentale. Ogni scienziato di laboratorio sa che molto spesso i risultati sperimentali forniscono risposte mu alle domande dì-no per cui gli esperimenti erano studiati. In questi casi egli dà la colpa alla cattiva impostazione degli esperimenti e si rimprovera per la propria stupidità.

Invece, la risposta mu è importante perché ha detto allo scienziato che il contesto della domanda è troppo angusto per ottenere risposte dalla natura, e che quindi egli deve ampliarlo. Così, la conoscenza che lo scienziato ha della natura viene incredibilmente accresciuta, e proprio questo, fin dall'inizio, era lo scopo dell'esperimento. L'affermazione che la scienza cresce più grazie alle ripsoste mu che non grazie a quelle sì-no è assolutamente fondata. Il sì o il no confermano o smentiscono un'ipotesi. Il mu dice che la risposta è al di là dell'ipotesi. Il mu è il "fenomeno" che fondamentalmente ispira la ricerca scientifica!

Nella manutenzione della motocicletta la risposta mu è una delle principali ragioni di calo di enthousiasmos. Non dovrebbe esserlo! Quando ottenete una risposta indeterminata, delle due l'una: o ke procedure sperimentali non fanno quello che voi credete, oppure dovete ampliare il contesto della vostra ricerca. Controllate gli esperimenti e ristudiate le domande. Non gettate via le risposte mu! Sono quelle su cui potete crescere!

[pp. 308-309]

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Trappole muscolari.

Per adesso, l'unica cosa su cui voglio soffermarmi a proposito delle trappole della verità è l'ampliamento del mu. E' ora di passare alle trappole psicomotorie. [p. 310]
Si tratta qui del campo dell'intelligenza più direttamente collegato a quel che succede nella macchina. [non tradotto nell'Adelphi]

In questo caso, la trappola per l'enthousiasmos più frustrante in assoluto è l'attrezzatura inadeguata. Comprate gli attrezzi migliori, relativamente alle vostre possibilità, e non ve ne pentirete. Se volete risparmiare, non trascurate gli annunci sul giornale. Di regola gli attrezzi buoni non si deteriorano, e un attrezzo di seconda mano è decisamente preferibile a un attrezzo nuovo più scadente. Studiate i cataloghi, potrete trarne un sacco di insegnamenti.

A parte gli attrezzi scadenti, un'altra trappola fondamentale per l'enthousiasmos è la scomodità. Badate di avere un'illuminazione adeguata; E' incredibile il numero di errori che si evitano con un pò di luce. Un certo disagio fisico è inevitabile, ma troppo, come nel caso degli ambienti troppo caldi o troppo freddi, può sviare enormemente le vostre valutazioni, se non state attenti. Se avette troppo freddo, per esempio, cercherete di sbrigarvi e probabilmente farete degli errori. Se avete troppo caldo, al vostra "soglia di rabbia" scende di molto. Quando è possibile evitate di lavorare in posizioni scomode. Uno sgabellino da tutte e due le parti della moto aumenterà enormemente la vostra pazienza, e sarà molto meno facile danneggiare le parti alle quali lavorate.

Una di queste trappole, l'insensibilità muscolare, è responsabile di gravi danni. In parte è dovuta a una carenzia di cinestesia, all'incapacità di rendersi conto che, benché le parti esterne di una motocicletta siano robuste, dentro il motore ci sono delicati ingranaggi di precisione che possono essere danneggiati facilmente. Esiste il cosidetto 'tocco del meccanico', una cosa ovvia per chi sa cos'è, ma difficile da descrivere a chi non lo sa; comunque veder lavorare su una macchina qualcuno che non ce l'ha è una vera sofferenza.

Il tocco del meccanico nasce da una profonda sensibilità cinestetica all'elasticità dei materiali. Alcuni materiali, come la ceramica, ne hanno pochissima, per cui maneggiando una parte di ceramica, si fa molta attenzione a non esercitare troppa pressione. Altri materiali, come l'acciaio, hanno un'elasticità incredibile, superiore a quella della gomma, ma essa è evidente soltanto quando si impiegano forze meccaniche di grande intensità.

Le viti e i bulloni, per esempio, esercitano forze di grande intensità. Naturalmente è molto importante saper distinguere il limite minimo e quello massimo. Quando avvitate una vite c'è un grado

Con i bulloni e i dadi, ci si trova a quella scala; e bisogna capire che a quelle scale, i metalli sono elastici. Quando s'impugna un dado, c'è un punto chiamato "stretto al dito". C'è contatto, ma niente intervento dell'elasticità. Poi, c'è "giusto", dove l'elasticità superficiale entra in gioco. C'è finalmente un livello chiamato "stretto", dove tutta l'elasticità viene impegnata. La forza richiesta per giungere a questi tre punti è diversa a secondo ogni specie di bullone e di dado, e diverso per i dadi lubrificati e quelli autobloccanti. Le forze non sono le medesime per l'acciaio, l'alluminio, i plastici o le ceramiche. Mi chi ha il tasto del meccanico sa quando è stretto e si ferma. chi non ce l'ha va adirittura oltre e rovina la presa della filettatura o rompe il montaggio.

Il "tasto del meccanico" non implica dolo l'intelligenza dell'elasticità del metalo, ma pure della sua tenerezza. Le parti interne di una moto contengono superficie che sono a volte precise fino a così poco quanto un dieci-millesimo di pollice [un pollice fa circa 25 mm] Se le fai cadere, o metti sporcizia sopra, le graffi o le martelli, perderanno la loro precisione. E' importante capire che il metallo che si trova aldilà della superficie può normalmente accettare grandi sciocchi o tensioni; ma che le superfici stesse non lo possono. Quando si maneggiano i pezzi di precisione che sono imbiettati o difficili da manipolare, la persona che ha il tasto del meccanico eviterà di danneggiare le superfici di precisione, e lavorerà con i suoi utensili quanto possibile sulle superfici dello stesso pezzo che non sono quelle di precisione. Se deve lmavorare su di quelle, userà sempre di materiali più teneri: per quel tipo di lavoro, ci sono i martelli di ottone, di plastica, di piombo, di cauciù e di legno. Utilizzagli. Le ganasce della morsa possono venir guarnite di plastica, di rame o di piombo. Utilizzale pure. Maneggia piano piano i pezzi di precisione: non lo rimpiangerai mai. Se hai tendenza a urtare tutto, prendi più tempo e vedi di sviluppare più rispetto per la realizzazione rappresentata da un pezzo di precisione.


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