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(il Coniglio Magno)
Aggiornato al 10 novembre 2006 |
[Ripreso dal blog di Gudo Wafu Nishijima rôshi]
Ho avuto due reverendi maestri che mi hanno insegnato direttamente. L'uno fu Kôdô Sawaki, e l'altro, maestro Rempo Niwa.
La mattina, ci alzavamo alle tre, e praticavamo zazen per 45 minuti, due volte prima della collazione, due volte in mattinata, due volte in pomeriggio e una volta di sera. E maestro Kôdô Sawakidava due conferenze buddhistiche ogni giorno, la mattina ed il pomeriggio. Fui molto stupito nel sentirlo per la prima volta. La sua voce era forte e potente, e quel che diceva molto comprensibile e suadente.
Il testo sul quale portava la conferenza era il Fukan-Zazen-Gi. Questo libro fu il primo scritto da maestro Dôgen sin dal ritorno dalla Cina, anziché il primo di tutta la sua vita. E, da giovane, il maestro Kôdô Sawaki aveva studiato la filosofia buddhista chiamata Hosso Gaku, stabilita in Cina all'epoca dei Tang, dimodoché la sua filosofia buddhista era esattissima a livello teorico. La sua conferenza fu quindi profondissima ed esattissima. In gioventù, egli aveva studiato questa teoria della scuola Hosso con Join Saeki del tempio Horyuji, e quindi, benché fosse fondato il suo Buddhismo sulla pratica di Zazen, la sua struttura filosofica era nella stesso tempo molto logica e solida.
Nello stesso tempo, mi pare che l'aspetto più eccellente del suo Buddhismo rimaneva la sua volontà di una purezza assoluta nella questua della Verità. Nello Shôbôgenzô, c'è un capitolo intitolato "Ju-un-dô Shiki, nel quale maestro Dôgen scrisse che "chi ha la voglia di Verità e ha l'idea di buttare via la nomea e la richezza, quello può entrare. Chi non ha quella sincerità per la Verità non dovrebbe entrare. Se uno che non ha tale sincerità è entrato (nel dormitorio), dobbiamo discutere del problema, e, dopo considerazione, espellerlo (dal dormitorio). Bisogna notare che, se si è cominciato ad avere la voglia di Verità, ci si può di botto liberarsi dalla gloria e dalla richezza". E possiamo pensare che maestro Kôdô Sawaki ben conosceva questo principio buddhista fondamentale e lo applicava alla sua vita buddhista. Perciò, per tutta la vita, non ebbe mai un tempio a sé, poiché ben sapeva che un monaco che ha il proprio tempio è troppo occupato a gestirlo per poter studiare davvero gl'insegnamenti buddhistici. Per questo anche non si sposò mai e diede tutto per la promozione del Buddhismo tutta la sua vita.
L'Abbate Rempo Niwa
Il mio altro maestro, che molto mi ha istruito, fu maestro Rempo Niwa, e siccome divenne più tardi abbate del tempio Eiheiji, lo chiamerò, a secondo il costume, l'abbate di Eiheiji.
Sin dai miei sedici anni, ho dimostrato un grande interesse per il pensiero di maestro Dôgen, particolarmente nello Shôbôgenzô, che ho quindi studiato per lunghi anni. In seguito, mi sono messo a tradurlo dal giapponese antico al giapponese moderno, inclusi i commenti sul vocabolario. Quando la mia traduzione è stata completa, l'ho pubblicata sotto il titolo giapponese di "Gendaigoyaku Shôbôgenzô", cioè il Shôbôgenzô in giapponese moderno. Allo stesso momento, ho voluto mettermi a parlarne in conferenze in più posti. Perciò, ho dapprima chiesto al dottore Akira Hirakawa, presidente della Youngmen Buddhist Association dell'Università Imperiale di Tokyo, e egli mi ha permesso di dare una conferenza ogni sabato pomeriggio. A quell'epoca, mi ero deciso di diventare un monaco buddhista nella scuola Sôtô.
Dovevo dunque scegliermi un maestro buddhista, che mi permetterebbe di diventare quel monaco. Ho avuto la fortuna di trovare il nome dell'abbate Rempo Niwa nella lista degli già studenti del Liceo Statale di Shizuoka, dove ero stato.
Dopo la cerimonia formale per che diventassi bonzo, cominciai ad insegnare zazen e lo Shôbôgenzô alla gente, persino al tempio-succursale del Eiheiji. Siccome quello accadeva ogni giovedì pomeriggio, finivo il mio lavoro prima del solito, e partivo per il tempio vestito da impiegato. Al tempio, mi toglievo la veste, e mettevo un kesa sulla camicia bianca per dare la mia conferenza. Ma i monaci del tempio consideravano questi quanto inadeguato, e chiesero al maestro di por fine a questo stile, troppo informale, nel tempio. Anzi, maestro Rempo Niwa gli rispose: "Non è una cattiva cosa, poiché, così, somiglia ad un monaco indiano." Potei quindi continuare senza cambiare lo stile.
A fin d'estate, cominciai a tenere ritirate nel tempio, e, in quell'occasione, ovviamente, indossavo i vestitit neri, anziché all'Associazione buddhista dell'Università di Tokyo, ed in seguito, misi i vestiti monacali formali senz'altro.
Inseguito, organizai le mie sesshin (ritirate) nel tempio di maestro Rempo Niwa, il Tokei-in di Shizuoka, sei volte all'anno, una volta in giapponese, una volta in inglese, e quattro volte all'anno per gl'impiegati della compagnia Ida Ryogokudo.
Maestro Rempo Niwa nacque a Shuzenji, nella prefettura di Shizuoka, terzo figlio di Katoda Shioya, nel febbraio 1905. Il suo padre era maestro in più scuole, ed aveva 10 figli, maschi e femmine. Il nome della madre era Mura, e lavorava duro nei campi per sostenere la famiglia. Maestro Niwa mi raccontò di esser stato un ragazzo sensibilem e gli piaceva giocare colle ragazze. Ma, coll'osservare lo stile di vita del monaco che spesso si recava al tempiodi Shuzenji, espresse all'età di 11 anni il desiderio di diventare monaco, e quello gli fu concesso. Fortunatamente, lo zio, Butsu-an Niwa, era il maestro del Tokei-in di Shizuokam e il ragazzo divenne il figlio di adozione; di là, pendolava tra il Tokei-in e la scuola. Siccome scelse il ginnasio NIrayama vicino a Shuzenji, pendolava tra il ginnasio e il domicilio dei genitori; quando entrò al liceo di Shizuoka, riprese il pendolare col Tokei-in.
Al momento di entrare all'Università, maestro Butsu-an gli chiese di scegliere la facoltà di Diritto. Siccome sperava fortemente di studiare il Buddhismo perom maestro Niwa insistette, e maestro Butsu-an gli permise di entrare in facoltà di Buddhismo. Suppongo che ci dovettero essere parecchi problemi legali nella scuola Soto, e che il maestro Butsu-an voleva fare di lui un buon assistente nella Scuola Soto; nondimeno, egli scelse la divisione di filosofia indiana.
L'Abbate Rempo Niwa mi ha parecchio insegnato sul modo di vivere in quanto essere umano. Era una persona delicata e molto generosa, e non aveva molta possibilità di emozionarsi. Ho sentito un aneddoto al proposito. Una notte, giovani monaci della succursale di Tokyo del Eiheiji erano usciti per ubriacarsi, e non tornarono di tutta la notte. A quell'epoca, maestro Niwa si alzava presto la mattina, e quando i giovani monaci tornarono alle ore piccole, egli si trovava in piedi all'ingresso del tempio e gli disse. "Dovete essere stanchissimi dall'aver lavorato così duro, tutta la notte senza dormire." Dopo di che, rientrò tranquillamente nella sua stanza. I monaci furono molto stupiti, e smetterono di uscire così tardi per bere.
Mentre il 76ismo abbate Egyoku Hata era gravemente ammalato nel suo proprio tempio, stavo una volta da maestro Niwa per una discussione privata. Maestro Niwa chiamò a quel tempio per sapere se gli doveva fare una visita di conforto, ma l'informazione che ricevette dal tempio fu che. "Lo stato dell'abbate si è molto migliorato e sta presentemente in convalescenza, non si preoccupi." Ma maestro Rempo Niwa disse che aveva ricevuto da una persona che si trovava nella stanza dell'abbate Hata informazioni esattissime, e sapeva di una situazione serissima, e quindi per niente pacata. Sentendo quello, seppi che non serve dire menzogne, nella vita. E chi accede ad un certo potere nelle società umane deve mostrarsi molto prudente sulle informazioni.