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Shôbôgenzô Kesa kudoku di maestro Dôgen




 
  I meriti del kasâya sesta parte
(Ritorno alla quinta parte)


[114]    Il tessuto migliore ed il più puro per la sottana, è costituito da stracci, i cui meriti sono universalmente ovvii nei sûtra, i precetti e i commenti [147]del grande veicolo e del piccolo veicolo. Noi dobbiamo studiare [questi meriti] sotto [la direzione di] coloro i quali gli hanno molto studiati. Allo stesso tempo, noi dobbiamo anche essere chiari sugli altri tessuti per la sottana. [Quelle cose] sono state chiarificate e autenticamente trasmesse dai buddha ed i patriarchi. Esse sono aldilà degli esseri minori.

[115]          Il Mâdhyamâgama Sûtra [148] dice: "Per di più, saggi amici [149]! Supponiamo un uomo il cui comportamento corporale è puro, ma il cui comportamento di bocca e di mente è impuro. Se i saggi vedono [questa impurezza] e ne sentono ira, la devvono dissipare. Saggi amici! Supponiamo un uomo il cui comportamento corporale è impuro, ma il cui comportamento di bocca e di mente è puro. Si i saggi vedono [questa impurezza] e ne sentono ira, la devvono dissipare. Come la possono dissipare? Saggi amici! Bisogna che siano come un bhiksu [150] della foresta vestito di stracci, che sta frugando fra gli stracci per del tessuto usato di rifiuto, e [del tessuto] sporcato di merda o di urina, di lagrime o di sputo, o macchiato per altre impurezze. Dopo l'aver ispezionato [uno straccio, il bhiksu] lo raccoglie dalla mano sinistra e lo stende dalla mano destra [151]. Se ci sono delle parti che non sono sporcate di merda, di urina, di lagrime, di saliva od altre impurezze, e che non sono bucate, [il bhiksu] gli strappa e se gli porta via. Lo stesso, saggi amici, se il comportamento corporale di un uomo è impuro, ma che il suo comportamento di bocca e di mente è puro, non pensate al suo comportamento corporale impuro. Abbiate solo coscienza del suo puro comportamento di bocca e di mente. Si i saggi risentono dell'ira a ciò che vedono, così la devvono dissipare."
[117]    Tal'è il metodo per il quale un bhiksu della foresta raccoglie gli stracci. Ci sono quattro sorte di cenci e dieci sorte di stracci. Quando si raccogliono questi stracci, si devvono dapprima raccogliere le parti senza buchi. Si devvono anche respingere le parti che non potranno essere lavate, poiché troppo profondamente sporcate da macchie allungo accumulate di merda e di urina. Si devvono scegliere [queste parti] che possono essere lavate.

[117]      Le dieci sorte di stracci:

1) Cenci masticati da un bue, 2) stracci rosi dai topi, 3) stracci rossicchiati dal fuoco, 4) tovalgie [sporcate da] le mestruazioni, 5) lenzuoli [sporcati da] il parto, 6) tessuti [offerti in] un sanctuario, 7) panni [abbandonati in] un campo santo, 8) tessuti [offerti in] preghiera di supplica, 9) panni (buttati via da] degli ufficiali del re [152], 10) panni riportati da funerali [153].
Queste dieci sorte vengono buttate dalla gente; non se le utilizza nella società umana. Noi le raccogliamo e ne famo il puro materiale del kasâya. I buddha dei tre tempi hanno fatto l'elogio di questi stracci.  Perciò gli umani, gli dei, i draghi e cos
ì via gli amano e gli difendono. Noi dobbiamo raccogliergli per fare il kasâya; essi costituiscono il materiale più puro e la purezza ultima. Oggi in Giappone, non ci sono tali stracci. Persino cercando, non si trovano. E' proprio spiacevole che questa sia una nazione minore in un paese appartato. Nondimeno, noi possiamo utilizzare del tessuto puro offerto da un donatore, e noi possiamo utilizzare del tessuto puro dato per degli umani e degli dei.
Altrimenti, noi possiamo fare il kasâya con del tessuto comperato al mercato grazie ai redditi di un modo di vita pura. Tali cenci e [tessuti] ottenuti grazie a questi mezzi di vita non sono di seta, ni di cottone, ni di oro, di argento, di perla, di tessuto a motivi, di seta fina, di broccato, di ricamo o così via; non sono che cenci. Questi cenci non sono né per una sottana umile né per un vestito magnifico; sono solo per il Buddha-Dharma. Indossarli è semplicemente l'aver ricevuto la trasmissione autentica della pelle, della carne, delle ossa e del midollo dei buddha dei tre tempi, e l'aver ricevuto l'autentica trasmissione del tesoro dell'occhio del Dharma corretto [§]. Non dovremmo mai interrogare gli umani o gli dei sui meriti di questa [trasmissione]. Noi dobbiamo impararla in pratica dai patriarchi buddhisti.

                                                                            Shôbôgenzô Kesa-kudoku


[120]         Nel corso del mio soggiorno nella Chine dei Song, mentre mi sforzavo sulla lunga piattaforma [§§], vedevo il mio vicino, alla fine di ogni seduta [154] alzare il suo kasâya e metterselo sulla testa; poi, tenendosi le mani assieme in venerazione, recitava piano piano dei versi. Quelli erano:

Daisai gedatsu fuku                Quant'è grande il vestito della liberazione!
Muso fukuden-e                       Benché senza forma, è l'abito dei campi di felicità
Hibu Nyôrai kyô                      Con rispetto rivestito dall'insegnamento dell'Così-Venuto
Kodo shoshujo                         Ovunque vado salvare gli esseri vivi.

Allora sorse in me un sentimento che mi era stato finora sconosciuto. [Il mio] corpo fu trasportato di gioia. Le lagrime di gratitudine caddero in segreto e bagnarono i miei risvolti. La cagione n'era che, legendo i sûtra Agama poco prima, avevo notato delle frasi sul fatto di recevere umilmente il kasâya sulla testa, ma non avevo chiarificato la norma di tale comportamento. Al vederlo fare, ne fui sconvolto. Mi dissi in me stesso: "Che peccato che quando stavo al paese, non ci fosse stato un maestro per insegnare questo, e che nessun amico nel bene non mi lo abbia potuto raccommandare. Come non rammaricarsene, come non deplorare aver passato tanto tempo in vano? Ed lì che lo vedo e lo sento, mi posso rallegrare dalla mia buona condotta passata. Se fossi in vano rimasto nel mio paese natale, come avrei mai potuto ritrovarmi seduto accanto a quel tesoro di monaco [155] che ha ricevuto la trasmissione e che indossa la
medesima sottana del Buddha?"
La tristezza e la gioia non erano a senso unico. Migliaia di miriadi di lagrime di gratitudine colarono. Feci allora in segreto il voto [che segue]: "Di una maniera o di un'altra, pur indegno quanto lo sono, diventerò a buon diritto
un successore del Buddha-Dharma. Riceverò la trasmissione autentica del Dharma corretto, e per compassione per gli esseri vivi del mio paese natale, farò sicché vedano e udiscano la sottana ed il Dharma che sono stati autenticamente trasmessi dai patriarchi buddhisti."
Questo voto che allora feci non fu in vano; numerosi bodhisattva, in seno a e al di fuori delle loro famiglie [156], hanno ricevuto e custodito il kasâya.Questo è une cosa di cui ci si possa rallegrare. La gente che ha ricevuto e custodito il kasâya lo dovrebbe umilmente ricevere sulla testa tutti i giorni e tutte le notti. Il merito  [ne] sarebbe particolarmente eccellente e supremamente eccellente. Vedere e udire una frase o un versetto può essere come nella storia "sugli alberi ed i sassi" [157] e quel fatto di vedere e di udire ben potrebbe non essere limitato alla lunghezza ed alla larghezza dei nove stati [158].
E' difficile incontrare il merito della trasmissione autentica del kasâya in tutte le dieci direzioni. [Incontrare tale merito] pur un giorno solo o una notte sola ben potrebbe essere la cosa più eccellente e più alta di tutte.

[123]       Al decimo mese lunare dell'inverno del diciasettimo anno di Kajo [159] nel grande impero dei Song (la Cina), due monaci coreani [160] vennero alla città di Keigen-fu [161]. Uno di loro si chiamava Chigen e l'altro Kei-un. Questo paio disquisiva costantemente sul senso dei sûtra buddhistici; allo stesso tempo, erano anche uomini di lettere. Ma non avevvano né kasâya, né pâtra, proprio come la gente secolare. Che peccato che pur avendo la forma esteriore dei bhiksu, non avessero il Dharma dei bhiksu [162]. Si può che cagion ne fosse che venivano da una nazione minore in un paese lontano. Quando Giapponesi che hanno la forma esteriore di bhiksu viaggiano all'estero, sono suscettibili di essere uguali a quel Chigen e ai suoi pari. Il Buddha Çâkyamuni ha ricevuto [il kasâya] sulla sua testa per dodici anni, non mettendolo mai da parte. [163]. Noi siamo già in suoi lontani discendenti, e dovremmo seguire il suo esempio. Distogliere la testa dalle prosternazioni fatte con spensieratezza a scopo di gloria e di vantaggio agli dei, agli spiriti, ai re e  ai ministri, e inveve rivolgersi all'umile ricezione sulla testa della sottana del Buddha, ecco cosa è gioioso.



Predicato all'assemblea al tempio Kannon-dôri-kosho-hôrin-ji, il primo giorno dell'inverno [164], del primo anno di Ninji [165].



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Note:

147- Il tripitaka (triplice cesto) degli insegnamenti buddhisti. [ritorno]
148- Chu-agon-kyô (Mâdhyamâgama in sanscrito e majjhima-nikâya in pâli). Gli âgama sûtra trasmettono informazioni  concrete sul comportamento e il modo di parlare del Buddha e dei suoi discepoli nella loro vita quotidiana. [ritorno]
149- Shôken, "sagge persone", o "(signore e) signori" è un termine di rispetto utilizzato per indirizzarsi ad un'assemblea.  [ritorno]
150- Arannya-biku. Arannya rappresenta il sanscrito aranya che significa "foresta". Un bhiksu della foresta è un monaco che vive da solitario. [ritorno]
151- Tradizionalmente, si mantiene pura la mano destra. [ritorno]
152- Suggerisce delle divise scartate da ufficiali nuovamente promossi. [ritorno]
153- Okan-e, lett., "sottane per andare e tornare", cioè del tessuto utilizzato come lenzuolo da morti e riportato dopo della cerimonia. [ritorno]
§-     E' questo il senso esatto di shôbôgenzô: shô: esatto, vero; = hô: la Legge, il Dharma; Gen= ken, l'occhio; e : il tesoro. [ritorno]
§§-  Le sale di pratica dello Zen in Giappone comprendono lunghe piattaforme sulle quali ci si siede per la pratica di zazen. [ritorno]
154- "La fine della seduta" è kaijo, lett., "liberazione dall'immobilità". Tradizionalmente, il fatto di battere due pezzi di legno al fine dizazen si chiama sho-kaijo, "piccola liberazione dall'immobilità", e il fatto di suonare la campana si chiama dai-kaijo, "grande liberazione dall'immobilità". [ritorno]
155- Sobô, o "tesoro del sangha". [ritorno]
156- Zaike-shukke,  cioè i laici ed i monaci. [ritorno]
157- Nyakuju-nyakuseki, "gli alberi ed i sassi", allude alla storia di une vita passata del Buddha riportata nel Mahâparanirvâna-sûtra. Quando egli era il "Bambino dell'Himalaya", in ricerca della verità in queste montagne, un demonio gli disse le due prime linee di un poema in quattro versi: "Le azioni sono senza constanza; / L'esistence concreta è la nascita e la scomparsa dei dharma." Il demonio disse di aver troppo fame per dire al bambino gli ultimi due versi. Questi gli offrì quindi il suo corps in pasto se gli poteva recitare questi due ultimi versi. Il demonio allora gli recitò: "Dopo che la nascita e la scomparsa abbiano cessato, / La medesima immobilità è piacere." Il bambino custodisse per la posterità codetti versi col scrivergli sugli alberi ed i sassi confinanti col suo proprio sangue, prima che lo mangiasse il demonio.  [ritorno]
158- I nove stati sono la CIna. [ritorno]
159-  1223. L'anno diciasettimo dell'era Kajo fu infatti 1224. Tuttavia, la frase originale identifica anche l'anno a secondo il sistema cinese nel quale i caratteri di due liste separate vengnon combinati. Questi due caratteri -- Ki/ mizunoto, il fratello giovane dell'acqua, o decimo segno calendario, e Mi/ hitsuji, il montone o ottavo segno orario -- lo identificano quanto anno 1223. [ritorno]
160-  "Coreano" è korai o koma. A quell'epoca, la penisola coreana era divisa tra tre stati. Quello che si chiamava Korai  esistò dal 918 al 1353. [ritorno]
161- La presente Ningpo, in Cina orientale.[ritorno]
162- Non avevano né kasâya né pâtra. [ritorno]
163- Allusione a una storia che si trova all'origine nei sûtra Agama.  [ritorno]
164- Il primo giorno dell'inverno significa il primo giorno del 10imo mese lunare. [ritorno]
165- 1240. [ritorno]


 

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