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(il Coniglio Magno) Aggiornato
al 12 maggio 2007
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Teoria delle
quattro vedute
ovvero tre filosofia ed una
realtà
Una collana di conferenze di maestro Gudô Nishijima
©Windbell Publicazioni
L'Azione nel Buddhismo I
Oggi, io vorrei parlare della filosofia dell'azione. Immagino che quando la gente avverte questa frase, si deve chiedere cosa significa!
Nel corso delle conferenze precedenti, ho spiegato il senso della mente et della materia nel Buddhismo, cosiché l'atteggiamento buddhista rispetto alle filosofie idealiste et materialiste. Quando si sente parlare d'idealismo o di materialismo, si può capire fin da principio ciò che sono, perché noi abbiamo assufficienza esempi di filosofie materialiste ed idealiste nel pensiero occidentale. Nella Grecia antica, si hanno le filosofie di Platone e di Aristotele, di cui si dice che appartengono alla scuola del pensiero idealista. Allo stesso tempo, si ha Democrito che era tipicamente un filosofo materialista.
All'epoca medievale, si possono trovare delle teologie di origine christiana, che si dividono tra due correnti distinte: realismo e nominalismo. In termini moderni, il nominalismo appartiene alla scuola materialista ed il realismo all'idealismo.
Nella storia recente del pensiero occidentale, si possono trovare parecchi esempi dei due tipi di filosofie: gli idealisti, Kant e Hegel, ad esempio. O Feuerbach e Marx, che sono materialisti. Quando noi pensiamo alla ragione per la quale coste due scuole filosofiche hanno dominato tutto il resto del pensiero occidentale, noi dobbiamo arrivare alla conclusione che se si considera la condizione umana coll'intelletto solo, ci tocca scegliere tra essere idealista o materialista; non c'è altra scelta. Si può dire che gli esseri umani non possono pensare i problemi filosofici altrimenti che a partire da questi due punti di vista. Quello pare essere la conclusione naturale, quando noi ci ricordiamo che normalmente noi pensiamo ad un problema dapprima mentalmente, in quanto proposizione mentale, prima di esaminarlo in relazione al mondo esteriore della materia. In linea di massima, la tendenza umana a dare del valore all'intelletto significa che noi consideriamo i problemi dapprima in modo idealista, e eppoi in modo materialista.
Quando noi facciamo l'esperienza di una zone esteriore all'area del pensiero o dell'intelletto, tutt'un mondo nuovo compare. Quello è il mondo esteriore, o mondo materiale. Noi possiamo quindi classificare due mondi distinti: il mondo della mente e il mondo della materia. E' così che si tende a considerare il mondo a partire della mente; noi abbiamo il sentimento che esiste un mondo mentale all'interiore delle nostre teste, e un mondo fisico al di fuori. Le civiltà occidentali sono altamente intellettuali ed è là che sono sorsi due eccellenti sistemi filosofici distinti, fondati su di queste due concezioni: idealismo e materialismo.
Ma, allo stesso tempo, questi due sistemi filosofici sono condannati ad essere per sempre in conflitto l'uno con l'altro e la razza umana sta cercando una risposta a questo conflitto sin da migliaia di anni. Ma si è rivelato impossibile ai filosofi trovare una via che fosse distinta sia dall'idealismo quanto dal materialismo e che gli permetterebbe di considerare i problemi delle nostre vite da un altro punto di vista non conflittuale. Il che fa che l'umanità soffre dagli effetti di questo conflitto tra idealismo e materialismo e non riesce a trovare una soluzione.
C'era esattamente lo stesso conflitto nell'India antica. La religione idealista ch'era il Brahmanismo e gli insegnamenti materialisti dei Sei Maestri non-buddhisti erano constantemente in guerra. Questa situazione divenne chiara per il Buddha Gotama, ed egli se ne preoccupò. Egli si preoccupò dal fatto che gli esseri umani ne trovassero mai la soluzione a questo costante conflitto -- come potessero mai trovare uno stato pacato nel quale vivere le loro vite. Il problema fondamentale è che nelle nostre teste, noi siamo convinti che le nostre idee sono la verità -- o, al dinanzi, che le nostre percezioni sono la verità. E' impossibile provare quale tra queste due posizioni è vera: che le nostre idee sono sempre corrette o che le nostre percezioni del mondo sono la realtà.
Il Buddha Gotama trovò la soluzione a questo problema senza attempato. Egli scoprò la filosofia dell'azione. L'unica spiegazione chiara della filosofia dell'azione si trova in un libro scritto nel secolo XIII° da un monaco buddhista, maestro Dôgen. Mi sono messo a studiarlo quando ero giovane, e all'inizio, appena riuscivo a capire ciò che stavo legendo. Ma dopo parecchi anni, essendo arrivato a capire completamente lo Shôbôgenzô, ho pure scoperto cosa lo faceva sembrare così difficile da capire -- poggia sulla filosofia dell'azione. Non si può capire questa filosofia seguendo le nostre abitudini di pensiero, ed essa sembra perciò incredibilmente difficile. Ma se noi capiamo ciò che è la filosofia dell'azione, noi potremo risolvere il conflitto tra idealismo e materialismo. Io vorrei dunque oggi tracciarvene uno schema.
Nel pensiero occidentale, si può trovare un metodo di ragionamento specifico, chiamato dialettica. Il filosofo greco Platone adoperava questo metodo in parecchi dei suoi libri, sceneggiando una discussione tra due persone sul problema ch'egli voleva esporre. Questo metodo -- questa dialettica -- gli parse utilissima per presentare dei problemi filosofici complessi, nonché tanti altri sino al filosofo moderno Hegel. L'uso che fa Hegel della dialettica è conosciuto in quanto idealismo dialettico. Karl Marx anche lui adoperò la dialettica per spiegare il materialismo. Il suo metodo filosofico è conosciuto col nome di materialismo dialettico.
Così, il ragionamento dialettico è stato adoperato per puntellare le conclusioni dei due filosofi, l'idealista come il materialista. Ma ho trovato, legendo lo Shôbôgenzô, che la dialettica può anche essere adoperata per segnalare una soluzione al conflitto Idealismo-Materialismo. Nel suo Shôbôgenzô, maestro Dôgen insiste molto sulle nostre azioni -- su di quello che è la nostra condotta reale. Sia l'idealismo quanto il materialismo appartengono all'area dell'intelletto: essi esistono nel nostro cervello. Ma la vita stessa non esiste in quanto pensiero intellettuale: essa è molto reale. Dunque, per scoprire davvero il senso della nostra vita, noi dobbiamo lasciare l'area intellettuale. Questo è il segreto della filosofia buddhista. Se si vuole studiare il buddhismo, ci vuole lasciare il pensiero intellettuale dietro a sé.
Vedere quel che le nostre stesse azioni sono realmente, considerare la pratica e la condotta, sono molto importanti per risolvere questo conflitto tra idealismo e materialismo. Questa è la filosofia che maestro Dôgen espone nel suo Shôbôgenzô. Si tratta di una filosofia basata sulle nostre azioni. L'azione è l'incontro tra la mente ed il mondo esteriore. Così, in questo senso, l'azione è sia soggettiva quanto oggettiva, tutt'assieme. L'idealismo è la filosofia del soggetto, il materialismo è la filosofia dell'oggetto e la filosofia dell'azione è quella di soggetto e di oggetto. L'azione è quel contatto fra il mondo mentale ed il mondo fisico e così essa esiste istantaneamente, sempre al momento presente.
Noi abbiamo un'immagine mentale del tempo come di una linea che si stenderebbe dal passato attraverso il presente, sino al futuro. Ma quand studiamo cos'è l'azione, noi trattiamo sempre del momento presente. Il tempo dell'azione è quindi adesso, e il suo luogo è semplicemente il posto in cui noi stiamo in questo momento: qui. Nello Shôbôgenzô, maestro Dôgen adopera la parola cinese shari per suggerire questo posto, e la parola giapponese nikon per esprimere l'attimo presente. Egli costruisce la sua filosofia dell'azione sulla base del qui ed adesso. Egli spiega che la nostra vita non è soltanto un'esperienza mentale, non soltanto un'esperienza fisica, ma qualcosa che è reale di per sé.
Quando si esaminano i problemi filosofici da un punto di vista intellettuale, ci si accorge che è impossibile trovare una qualsiasi soluzione al conflitto tra gli idealisti, o punto di vista spirituale, e i materialisti, o punto di vista scientifico. Ma maestro Dôgen adopera il metodo dialettico per sintetizzare questi due punti di vista diversi. Se non si adoperano questi due punti di vista opposti assieme, non è possibile spiegare la filosofia dell'azione; ci serve sia l'idealismo quanto il materialismo. Ci serve pure il metodo dialettico.
Insomma, se noi consideriamo i problemi sia dal punto di vista idealista che dal punto di vista materialista, e che poi adoperiamo il metodo dialettico per sintetizzare le due vedute opposte, noi possiamo scovare la filosofia dell'azione. Noi potremo allora capire il senso autentico della nostra vita. Dunque, se noi vogliamo capire la filosofia dell'azione, e se noi vogliamo realizzare lo stato buddhista, lo studio dell'idealismo e del materialismo nel pensiero occidentale diventa d'importanza capitale. Per capire il senso autentico della vita, ci serve la filosofia dell'azione. Per trovare cos'è questa filosofia, dobbiamo adoperare il metodo dialettico per unire i punti di vista opposti dell'idealismo e del materialismo. E' per questa ragione che noi studiamo lo Shôbôgenzô: per studiare cos'è la filosofia dell'azione, e per poterla utilizzare a fin di risolvere i problemi della nostra vita in quanto buddhisti.
La filosofia dell'azione sembra uno strano concetto per la gente della nostra epoca, mais capirla può aiutarci a capire il senso autentico delle nostre vite.
Ci sono delle domande?
-- Cosa intende Lei per 'metodo della dialettica'?
Certi idealisti credono che esiste davvero l'anima; che se si prende cura del nostro essere spirituale, noi saremo sempre felici. Ma nel vero mondo, pur prendendosi cura del proprio lato spirituale, se non si ha nulla da mangiare, non si sarà felici. Altri non possono credere nella supremazia dell'anima; adoperano quindi un punto di vista materialista della realtà; loro credono che la materia sia la base del mondo reale. Dimodoché, c'è chi crede nella supremazia dell'anima, e c'è chi vede la materia alla radice di tutto. Questi due punti di vista non si potranno mai incontrare. Non c'è compromesso alcuno possibile tra di loro.
Ma se noi pensiamo il problema da un punto di vista realista, se noi non abbiamo nulla da mangiare, non potremo continuare a vivere. Ma quando noi mangiamo qualcosa per soddisfare la nostra fame, noi ci sentiamo meglio, eppoi possiamo avvertire qualcosa che si chiama l'anima. Così, considerata puramente dal punto di vista academico, non c'è risposta, ma considerata in modo realista, si trova la soluzione del dilemma al corso della nostra vita di tutti i giorni. Noi dobbiamo lavorare per mangiare. Allo stesso tempo, mangiare non può essere di per sé uno scopo per l'esistenza. Noi ricerchiamo il valore in ciò che facciamo. Mangiare non ci darà questo valore, questo scopo. Pero, a meno di mangiare, noi non potremo mai arrivare al nostro scopo di riuscire qualcosa di valore. La realtà non è totalmente spirituale, e non è neanche completamente materiale. Nella vita, la cosa più importante non è di natura né spirituale, né materiale. La cosa più importante è la realtà stessa nella quale noi viviamo.
La supposizione che esista qualcosa chiamato anima è una tesi. La negazione de questa tesi che ci sia questa cosa chiamata anima è un'antitesi. Un punto di vista realista è una sintesi di questi due punti di vista. Si possono fare supposizioni, negazioni e sintesi simili sull'esistenza della materia. La relazione triangolare tra tesi, antitesi e sintesi è la dialettica. In filosofia occidentale, Platone, Hegel e Marx hanno tutti adoperato il metodo dialettico. Esso è molto utile per esaminare i problemi filosofici.
Ad esempio, ognuno si può trovare confrontato a un conflitto sulla morale nella propria vita: cos'è bene, cos'è male. La morale è allo stadio della tesi. Ci sono degli ideali che noi dovremmo cercare a giungere per rendere la vita migliore. Ma la sola morale non può riuscire à rendere le società buone. Nelle società reali, la gente non è sempre buona. La condotta di parecchie persone è cattiva, ed è per questo che le società fanno delle leggi. Chi infringe la legge viene punito. Le leggi sono l'antitesi della morale: ci legano senza lasciarci libertà alcuna. Ma se le società fossero governate da leggi troppo rigide, noi perderemmo la nostra dignità umana; noi non avremmo aucuna libertà all'interno della quale poter seguire il nostro codice morale. La politica di una società sintetizza la morale e le leggi. Gli individui sono liberi di scegliere i loro propri rappresentanti, e questi rappresentanti fanno le leggi. Così la politica sociale permette alla gente la libertà pur permettendo alla società di mantenersi pacata.
Si può adoperare questo metodo di dialettica triangolare per esaminare tutti i problemi filosofici. Ed adoperarlo ci consente di risolvere il conflitto tra i punti di vista opposti degli idealisti e dei materialisti. L'idealismo costruisce la tesi. Il materialismo porta l'antitesi. E la filosofia dell'azione spiega come sintetizzare i due aspetti. E' questa la relazione tra i tre punti di vista ed il senso del metodo dialettico.
-- Come trovare questo terzo punto di vista? Perché non posso mettere una altra filosofia in terza posizione?
Se vogliamo disfarci dal pensiero intellettuale, dobbiamo agire, fare l'esperienza di qualcosa. Il buddhismo ci dice di praticare, di sperimentare. E' per questo che il buddhismo raccommanda la pratica di Zazen. Con la pratica e l'esperienza, è possibile trovare una altra area accanto dell'area intellettuale. Ecco qual è il segreto che detiene il buddhismo. E' per questo che noi pratichiamo Zazen.
-- Lei dice che il metodo dialettico è un metodo di pensiero triangolare. Ma mi è difficile capire dove emerge il terzo punto. Sarà il metodo dialettico il processo che permette di arrivare al terzo punto, o... ?
Ci vuole quattro punti di vista. Si può illustrare questo con un diagramma. Primo, noi abbiamo le filosofie idealiste. E, allo stesso livello, noi abbiamo le filosofie materialiste. Noi adoperiamo il metodo dialettico per giungere alla terza filosofia, la filosofia dell'azione. Ma tutte tre appartengono all'area intellettuale. Ci servono l'idealismo ed il materialismo per arrivare alla filosofia dell'azione. Questo perché la filosofia dell'azione è propria del conflitto tra idealismo e materialismo grazie all'aiuto del metodo dialettico.
Ma la realtà stessa esiste al di fuori dell'area dell'intelletto, in una area diversa di queste tre filosofie. Ma adoperando i tre punti di vista, le tre filosofie, si può suggerire l'esistenza del mondo stesso che sta al di fuori dell'area intellettuale. Ecco perché il buddhismo adopera i quattro punti di vista per spiegare la realtà. Dunque, tutto sommato, si possono adoperare le due filosofie fondamentali che sono l'idealismo e le materialismo per entrare nella filosofia dell'azione grazie al metodo dialettico. Poi, grazie a questi tre punti di vista, è possibile riflettere a qualcosa che sia diverso da ognuno di questi tre punti di vista, cioè la realtà stessa. Noi non potremo mai, con il nostro intelletto, afferrare completamente la realtà. Ma noi possiamo suggerire la realtà a partire da questi tre punti di vista.
Questo suggerimento, pero, non è la realtà stessa. Ecco perché dobbiamo praticare Zazen. Quando noi pratichiamo Zazen, noi stiamo seduti nella realtà stessa. Questa esperienza è molto importante per realizzare il senso della nostra vita. E' questa la relazione tra i quattro punti di vista.
-- Nella sua esplicazione, Lei dice che noi passiamo al terzo stadio tramite l'azione, o più completamente tramite Zazen. Lei l'ha anche chiamato 'realtà'. Non è quindi passato al quarto stadio?
Si, Zazen appartiene al quarto stadio. La filosofia dell'azione è una esplicazione de Zazen; non è Zazen stesso. Zazen appartiene alla realtà stessa. E' questa la relazione tra la filosofia dell'azione e la realtà.
-- Non riesco ancora a capire, perché Lei ha detto che noi giungiamo al terzo stadio tramite l'azione.
Ho detto che la filosofia dell'azione può essere spiegata grazie al pensiero dialettico, adoperando le due filosofie fondamentali. Ma questa esplicazione appartiene sempre all'area dell'intelletto; persino la filosofia dell'azione è soltanto una filosofia -- non è la realtà. Ma essa può suggerire l'esistenza della realtà, e così, studiando la filosofia dell'azione, noi possiamo scovare la volontà di praticare Zazen.
L'Azione nel Buddhismo II
Oggi, io vorrei ancora una volta parlare della filosofia dell'azione e della sua relazione con le due filosofie fondamentali che sono l'idealismo ed il materialismo. Nel mio ultimo corso, ho spiegato la relazione tra le tre filosofie grazie al metodo dialettico, ma essendo la teoria della dialettica piuttosto difficile da capire, e siccome certi tra di voi non ce la fanno a capire le mie esplicazioni, vorrei quindi spiegare un'altra volta la filosofia dell'azione, oggi.
Il metodo dialettico è indispensabile per spiegare la filosofia dell'azione, permettetemi quindi di darvi un'esplicazione più dettagliata di ciò che essa sia precisamente. La parola 'dialettica' viene dal greco, dia significando due e lecton significando discussione o argomento. Così, dialettica significa all'origine una discussione tra due persone. Questo suggerisce che il risultato di una discussione tra due persone cagiona una conclusione che non è né totalmente l'opinione di uno dei partecipanti, né totalmente quella dell'altro. A cagione di questo semplice fatto, i filosofi credono che la discussione permette ai partecipanti di giungere a delle idee nuove che nessuna delle due parti aveva in partenza.
Il metodo dialettico esisteva nella filosofia greca. Platone fu il più celebre dei filosofi greci ad aver adoperato la dialettica. Egli scrisse parecchi libri contenenti delle discussioni di problemi filosofici. Platone adoperava la discussione in quanto modo di presentare le proprie idee. In questo, egli fu il primo filosofo ad adoperare questo metodo dialettico. Poi, nel Settecento e l'Ottocento, il celebre filosofo tedesco, Friedrich Hegel, fece un potente uso della dialettica per spiegare le sue teorie. La sua filosofia è a volte chiamata 'idealismo dialettico', o 'spiritualismo dialettico', perché le sue idee erano fondate sulla mente ovvero anima. Si può dire ch'egli era un idealista.
Karl Marx, il celebre filosofo materialista adoperava anche lui la dialettica. Si suol chiamare la sua filosofia 'materialismo dialettico'.
Vorrei darvi l'esempio di una discussione tra due persone per illustrare la dialettica. Une delle parti nella discussione è un idealista e l'altra un materialista; chiamiamoli il Sr I. ed il Sr M.. Quando il Sr I. ed il Sr M. discutono, le loro opinioni sono sempre contradittorie. Ad esempio, quando discutono il problema della moralità, il Sr I. spiega la morale in funzione della coscienza. Questo è la posizione normale degli idealisti. Loro dicono che se noi ascoltiamo la nostra coscienza, la nostra condotta sarà corretta, e che l'esistenza della nostra coscienza determina quindi la nostra moralità o la mancanza di essa.
Il Sr M., d'altronde, non è d'accordo che la morale sia affare di coscienza: egli spiega la morale in funzione delle circostanze e della storia. I materialisti pensano solitamente che la nostra condotta è determinata dalle circostanze storiche.
Quando noi ascoltiamo la discussione tra i due, abbiamo a volte l'impressione che il Sr I. abbia ragione, e a volte che sia l'opinione del Sr M. ad essere giusta. Per osservare la discussione tra le due persone, noi abbiamo veramente bisogno della presenza di una terza persona. Questa terza persona potrà arrivare ad una conclusione che sarà diversa sia dall'opinione proposta dal Sr I. che da quella del Sr M. E' così che noi accediamo al punto di vista realista del Buddhismo.
Quando i buddhisti considerano il problema della morale, lo vedono in funzione delle nostre azioni. Queste sono sovente dirette dalla nostra coscienza, ma allo stesso tempo, le nostre azioni sono pur sempre dirette fino a un certo punto dalle circostanze storiche. Donde, dal punto di vista buddhista, il fatto che un problema di morale sia sempre un problema del come agire. L'opinione del Sr I è in parte esatta, ma allo stesso tempo, il punto di vista del Sr M è ugualmente vero, perché l'azione contiene due fattori: uno che è la nostra coscienza o la nostra intenzione, e l'altro, costituito dalle circostanze. L'azione è sempre una sintesi della coscienza e delle circostanze.
I buddhisti accordano un valore à questi due fattori, perché il modo in cui noi agiamo è in realtà determinato dai due fattori. Per un buddhista, la morale è le nostre stesse azioni. Il modo in cui noi agiamo determina la nostra moralità o la nostra mancanza di moralità; e non soltanto il modo in cui noi pensiamo, o soltanto le circostanze esteriore.
Il metodo adoperato nella breve discussione che precede è la dialettica -- un metodo che sintetizza i punti di vista opposti per arrivare ad un terzo punto di vista. La filosofia dell'azione è costruita su questo metodo di pensiero. E' un metodo che rilega le due opinioni opposte per formare una sintesi delle due in quanto terzo punto di vista, radicalmente nuovo.
Esisteva nell'India antica una filosofia tipicamente idealista chiamata Brahmanismo, e in opposizione a questa, c'era anche una scuola di pensiero materialista fondatasi sugl'insegnamenti dei sei maestri non-buddhisti. Il Buddha Gotama fu in grado di sintetizzare questi due sistemi filosofici opposti nella filosofia dell'azione. E' così che la filosofia dell'azione diventò il perno della filosofia buddhista; per capire il buddhismo, è necessario capire la filosofia dell'azione. Vorrei discutere con voi di questa filosofia dell'azione e della sua esplicazione mediante la dialettica.
Ci sono delle domande?
-- Se si capisce la filosofia dell'azione, cangieranno le nostre azioni?
Si, quello può cangare le nostre azioni perché quando noi la capiamo, possiamo trascendere le filosofie materialiste e idealiste e seguire la filosofia dell'azione nella nostra vita quotidiana. Capire la filosofia dell'azione ha il potere di cangiare la nostra condotta. Allo stesso tempo, ci vuole essere nettamente coscienti della differenza tra le idee a proposito dell'azione, e la stessa azione. La filosofia dell'azione è un'idea, e pur capendo noi codetta idea, a volte il nostro corpo fisico è incapace di muovere a seconda della filosofia dell'azione, perché noi falliamo nel realizzare che essa non è l'azione stessa. Noi possiamo quindi dire quanto sia importante per noi capire la filosofia dell'azione, vivendo una vita fondata sul Buddhismo, ma allo stesso tempo, noi abbiamo anche bisogno della capacità pratica di agire secondo la filosofia dell'azione. E' per ottenere questa capacità di agire che noi pratichiamo Zazen. Praticando Zazen, noi possiamo ottenere la capacità di agire secondo la filosofia dell'azione. Qual è la relazione tra la nostra condotta nella vita quotidiana e la filosofia dell'azione.
-- Se noi non studiamo la filosofia dell'azione, ma pratichiamo semplicemente Zazen, è differente la nostra azione?
Tramite la pratica di Zazen, noi possiamo fare l'esperienza dell'azione stessa. Dunque, pur non essendo formulate le nostre idee in una filosofia di per sé, noi facciamo anche l'esperienza della filosofia dell'azione. Con la nostra vita moderna fondata sull'analisi intellettuale, è ugualmente importante disporre di un processo sistematico grazie al quale noi possiamo spiegare la nostra esperienza. Ma pur non avendo noi la minima comprensione formale della filosofia dell'azione, noi possiamo fare una vita buddhista. Ed allo stesso tempo, quando noi capiamo anche la filosofia dell'azione, ci è più facile seguire l'insegnamento teorico del Buddhismo.
-- La discussione tra il Sr I. ed il Sr M. mi è molto familiare; la situazione nella quale noi abbiamo a volte l'impressione che sia il Sr I. ad aver retta, e a volte il Sr M., questo sentimento d'incertezza mi è familiare. Ma è di rado ch'io vada al di là di questo sentimento d'incertezza, e non riesco a trovare il punto di sintesi nel mio proprio pensiero. Allora io chiedo, nella nostra vita abituale, quando situazioni tali si presentano, ha Lei un qualsiasi suggetimento?
Si. Bisogna riconoscere che queste due idee appartengono all'intelletto e che l'azione è reale. Noi siamo solitamente turbati dal conflitto tra le due idee, ma nella nostra vita reale, al momento di agire, noi buttiamo il turbamento alle ortiche. Si può trascendere la contradizione tra queste due idee, nella vita reale, agendo. E' questo il segreto delle nostre vite, ed è anche il segreto dello stesso Buddhismo. Così, agire ci salva. Qual è la sagezza del Buddha Gotama. Quando noi trascendiamo il conflitto intellettuale agendo, noi entriamo in un mondo diverso di quello dell'intelletto. In questa situazione, noi possiamo trovare una filosofia diversa dall'idealismo e dal materialismo. Sintetizzare due filosofie intellettuali significa agire: cioè entrare in un altro mondo di quello dell'intelletto. Agendo si può trascendere il mondo intellettuale.
Ho detto che la filosofia dell'azione sta al cuore del Buddhismo; ovviamente, il vero cuore del Buddhismo è la stessa pratica di Zazen, poiché Zazen è la forma standard dell'azione. ma il cuore della filosofia buddhista è la filosofia dell'azione. Così, il Buddha Gotama ci dice di agire. L'azione ci può salvare. Qual è l'insegnamento del Buddha Gotama.
-- Dovremmo capire che si arriva all'azione non tramite il pensiero razionale ma tramite Zazen? Come hanno i buddhisti raggiunto il terzo stadio, l'azione? Tramite il ragionamento?
No. La pratica di Zazen ci insegna cos'è l'azione. Praticare Zazen è studiare l'azione di per sé. Il senso autentico dell'azione non proviene dal nostro processo di pensiero razionale: l'esperienza dell'azione può venire soltanto dall'agire.
-- In questo caso, non c'è differenza tra la quarta fase e l'azione?
Si può dire che la filosofia dell'azione arriva in terza posizione tra le quattro fasi, e che l'azione stessa appartiene alla quarta fase.
-- Mi pare molto difficile pensare alla parola 'azione'. Io tendo a pensare che azione significa un certo tipo di azione. Sarà che azione significa semplicemente fare qualcosa? Può Lei spiegare questo ancora una volta?
Si, si tratta di un problema difficile, perciò non mi turba affatto spiegarlo ancora e ancora. Si può descrivere la struttura delle quattro filosofie come una piramide triangolare. Dapprima si può considerare che il punto di partenza del nostro pensiero rappresenti un punto alla base della piramide. Questo è la mente. Con la mente, ci si entra nel dominio dell'idealismo. Si pensano abitualmente i problemi filosofici in modo intellettuale.
Ma si può osservare che noi non siamo soltanto mente; noi abbiamo anche un corpo fisico -- noi mangiamo, noi guardiamo il mondo, noi vediamo colori, immagini; noi avvertiamo il mondo. Questo dominio della percezione, -- il dominio del nostro corpo fisico -- può essere rappresentato con un secondo punto alla base della piramide, il che ci dà una linea. La situazione più frequente nel nostro processo di pensiero ci vede muoverci di qua e di là allungo questa linea mentre noi consideriamo i problemi dai due punti di vista contradittori dell'idealismo e del materialismo.
Questa linea, cosiché i due punti di vista che si producono su di essa, appartiene al dominio dell'intelletto. La nostra civiltà è fondata sull'intelletto umano. Questa è la realtà del nostro mondo moderno. Gli esseri umani progrediscono e regrediscono lungo questa linea tra i due punti di vista. E, allo stesso modo, le nostre civiltà vanno anch'esse di qua e di là: dall'idealismo al materialismo e ritorno. Sono questi movimenti ad aver creato le nostre civiltà. Dimodoché l'esistenza di questi due punti contradittori è molto importante. Ma, per l'essere umano, le situazioni contradittorie danno luogo a grandi sofferenze. Questo perché noi ci siamo dimostrati incapaci di trovare una soluzione soddisfacente alla contradizione. Noi abbiamo sviluppato civiltà stupende, ma allo stesso tempo sorge la grande sofferenza della razza umana direttamente da queste situazioni contradittorie.
Talvolta, pero, nel corso del tran-tran quotidiano, noi trascendiamo questo conflitto mentale mediante l'azione. Ad esempio, si può stare a riflettere sulla miseria della vita umana. Ma se si agisce -- prendere un bagno, mangiare qualcosa, andare a spasso -- è possibile disfarsi da questi pensieri penosi. Agire ci permette di trascendere le contradizioni della nostra mente. L'azione ci può aiutare. Questo è un fatto molto semplice e molto ovvio.
Il Buddha Gotama raccommandava che noi praticassimo una forma di azione; cioè Zazen. Siccome Zazen è una forma di azione, si può dire che, come il buddhismo si basa sulla pratica di Zazen, così la teoria del Buddhismo è basata sulla filosofia dell'azione. Adoperare la filosofia dell'azione per riflettere a un problema è tirar fuori la nostra analisi filosofica dalla linea sulla quale si svolge il conflitto tra idealismo e materialismo, ed aggiungere un terzo punto per formare un piano tri-dimensionale; un piano sul quale noi consideriamo le soluzioni realisti. Ma persino una filosofia realista non ci può salvare, perché al fine si tratta soltanto di un movimento di correnti elettriche nelle nostre circonvoluzioni cerebrali!
La filosofia non può in alcun caso essere azione. Per capire cos'è l'azione, bisogna trascendere queste tre filosofie. Ed è per compiere quello che noi pratichiamo Zazen. La pratica di Zazen ci permette di scoprire un mondo tri-dimensionale concreto. Queste tre filosofie esistono su di un piano; Zazen, che è lo standard dell'azione stessa trasforma il nostro piano in una piramide. Per studiare la vita reale, per studiare l'azione reale, noi pratichiamo Zazen.
-- Se si prende quarcheduno come Hegel, stavano in accordo la sua posizione filosofica e la sua vita reale?
Hegel comenciò il suo esposto filosofico a partire dalla percezione sensoriale, che egli spiegava a partire dal punto di vista della mente umana. Dimodoché il suo punto di vista filosofico parte dalla mente, va sino alle percezioni sensoriali e ritorno. Il suo punto di vista oscilla lungo questa linea. Egli pensava di stare adoperando la dialettica, ma infatti, non faceva altro che muoversi andata ritorno fra questi due punti opposti. Il che significa che il suo pensiero filosofico e le sue conclusioni sono sempre rimaste nel dominio dell'intelletto; si è revelato incapace di sintetizzare i suoi concetti in un terzo punto di vista realista. Ma alla gente non pare strano che le sue conclusioni restino nel dominio dell'intelletto. Loro credono che sia perfettamente naturale che le conclusioni dei nostri pensieri siano anch'esse pensieri.
D'altronde, Marx cominciò la sua analisi filosofica a partire da un punto di vista materialista. Egli spiega la mente umana a partire dalla materia. Egli sta in diametrale opposizione con Hegel, eppure, Marx non fa altro che spostarsi d'avanti indietro sulla linea che rilega la mente alla materia. Anche lui credeva di adoperare la dialettica. Siccome le conclusioni di Marx sono scientifiche e oggettive, fondate sul mondo della materia che noi percepiamo tutti davanti ai nostri occhi, la gente ha l'impressione che le conclusioni di Marx abbiano un aspetto pratico che manca alle conclusioni di Hegel -- cioè che Marx sia oggettivo. Ma infatti, sia Marx quanto Hegel hanno lasciato le loro conclusioni filosofiche nel dominio intellettuale. Le loro conclusioni sono teoriche, intellettuali.
Il Buddha Gotama scoprò un dominio concreto: egli scoprò che l'azione è di per sé la soluzione al conflitto. E la filosofia dell'azione è la base teorica che ci suggerisce che la soluzione sta al di fuori del dominio dell'intelletto. Così, le idee del Buddha Gotama differiscono da quelle di Marx e di Hegel; il Buddha Gotama ha costruito un solido tridimensionale, laddove Marx e Hegel avevano costruito soltanto una linea o un piano. Adoperando le tre quattro filosofie, noi possiamo creare questa costruzion solida noi stessi, e trascendere il dominio intellettuale trovando delle soluzioni reali. Transcendere l'intelletto è fondamentalmente importante nel Buddhismo; senza questa trascendenza, noi resteremo sempre presi alle soluzioni nelle nostre teste, pur adoperando la dialettica. Noi resteremmo allora nel piano bidimensionale.
Ma in realtà, noi viviamo in un dominio a tre dimensioni. Questo è un fatto molto semplice che ci è molto importante realizzare. Noi viviamo nel vero mondo, che non è lo stesso né dei nostri pensieri soggettivi, né dei nostri pensieri oggettivi. Per riconoscere questo fatto, noi pratichiamo Zazen.
La teoria di cui ho qui discusso è la filosofia dell'azione. Essa è piuttosto difficile da afferrare, ma è il cuore del Buddhismo. Dunque, per capire il buddhismo, bisogna capire questa teoria fondamentale. Bisogna trascendere il dominio dell'intelletto ed entrare nel mondo dell'azione.
Bisogna agire.
Segue : La realtà
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