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(il Coniglio Magno) |
Buddhismo e Azione
[Quanto segue è una versione italiana
di una
traduzione inglese di tre interviste date dal maestro Nishijima alla
radio 1 della NHK, nel dicembre 1994. Eseguita con il gentilissimo
aiuto di Rossana Vecchio]
©Windbell Publications
Il Buddhismo è una religione basata sull'allenamento. Il senso di allenamento, qui, è pratica e azione, o "pratica dell'azione". Questa è il marchio distintivo del Buddhismo in quanto religione, e la teoria buddhista si è sviluppata su queste basi.
La natura del Buddhismo in quanto religione basata sull'azione è molto significativa, se lo consideriamo alla luce della storia del mondo. Vorrei addentrarmi di più nei dettagli, e a questo scopo, vorrei dare un compendio dello sviluppo della civiltà occidentale moderna.
Nella Grecia antica, il filosofo Platone ha sviluppato una filosofia centrata sul funzionamento razionale della mente, e che oggi chiamiamo idealismo. In seguito, il cristianesimo ha potuto utilizzare il forze logiche dell'idealismo greco per sviluppare una teologia chiara, e in compenso, gli ideali del cristianesimo sono venuti a formare il centro di un nuovo assieme d'ideali filosofici.
Il Cristianesimo è una religione basata sulla credenza in un dio all'immagine del quale è stato creato l'uomo. Con questa credenza fondamentale, i popoli dell'Europa hanno creato delle società basate sugli ideali cristiani che avevano in mente, e hanno tentato di vivere la loro vita quotidiana secondo questi ideali. Ideali che tendevano a precludere il corpo, l'esistenza fisica. I concetti scientifici erano quindi sottoposti a questo modo di vedere. Però, a partire dal cinquecento, lo sviluppo della scienza ha sconfessato questi concetti. Copernico, Galileo, ed altri dovettero dapprima combattere le posizioni dogmatiche della Chiesa. Ma queste osservazioni basate su fatti concreti finirono per imporsi, con gran contrarietà della Chiesa.
Il Settecento fu determinante con le idee filosofiche dell'Illuminismo e l'inizio delle grande scoperte scientifiche ch condussero alla rottura colla credenza in un potere divino dei re, e così cominciò, con l'Ottocento, a rafforzarsi il materialismo. Il materialismo ha un'antica storia in Occidente. Gli atomisti dell'Antichità, Democrito, Epicuro, Lucrezio, rimasero soli per parecchi secoli, ma nel seicento Gassendi, Hobbes, e nel settecento Diderot, Helvetius, il barone D'Holbach, d'Alembert rappresentarono il materialismo meccanico. I tempi erano maturi nell'Ottocento per filosofi come Karl Marx, che ha sviluppato una teoria che vuole che tutte le cose e i fenomeni si possano spiegare in termini di materia e di potere materiale. Dunque, al fine dell'Ottocento, Nietzsche può dire "Dio è morto", significando così che il potere delle religioni spirituali non era più efficiente in quanto fondamento per la vita quotidiana.
Ma la questione maggiore resta quella di sapere se gli esseri umani possano o meno vivere senza religione. Vivere senza credenze è vivere senza scopi, senza criterio alcuno. Così si pone in netto rilievo la questione del senso della vita.
Sin dalla fine dell'Ottocento diverse tendenze filosofiche coesistono. Esistenzialismo, pragmatismo, empirismo, materialismo. Ma rimane sempre un sentimento di insoddifsazione. Perciò io vorrei suggerire che ci è possibile rivolgerci al Buddhismo, e spieghero perché. Il Buddhismo non è né spiritualista né materialista, è un modo di vita fondato sull'azione.
Quando ero uno studente da 17 o 18 anni, ho cominciato a leggere lo Shobogenzo, un libro del secolo XIII°, scritto da un monaco buddhista, maestro Dogen. Siccome non riuscivo a capire, a ragione della lingua antiquata e del modo di esprimersi, l'ho studiato per più di cinquant'anni, e l'ho tradotto in giapponese moderno. Tornandoci sempre per chiarirne il senso, ho dato probabilmente più di seimila conferenze. Questo lungo compito mi ha portato a vedere che Dogen nello Shobogenzo non fa altro che spiegare la natura della realtà. La sua spiegazione è basata sulla natura dell'azione. Questo mi ha convinto dell'utilità del Buddhismo per il mondo moderno.
Per illustrare questo, ecco un capitolo dello Shobogenzo, intitolato Kajo, o Vita quotidiana. Maestro Dogen vi cita il suo proprio maestro, Tendo Nyojo (cin. Tiantong Rujing ):
"La forma dorata e splendida,
"E' vestirsi e mangiare i propri pasti."
"La forma dorata e splendida" rinvia alla figura del Buddha Gautama, cui si dice che veniva circondata da un'aura dorata. Le parole di Tendo Nyojo significano che le nostre azioni quotidiane di mangiare e vestirci contengono lo splendore dorato del Buddha, cioè che sono splendide di per se medesime. Questa affermazione contiene l'essenza del Buddhismo. Ma non solo rinchiusa nelle parole e la teoria: rinvia direttamente al nostro agire realmente nella vita di tutti i giorni. Il Buddhismo afferma che le azioni come vestirsi e mangiare formano il centro medesimo della nostra esistenza reale.
C'è un'altro capitolo dello Shobogenzo intitolato Jinzu o poteri mistici. Questi tratta della natura dei poteri speciali che si ottengono coll'allenamento buddhista. Maestro Dogen cita un cinese dal nome Ho-on (cin. Fa-an) che era un laico studente del Buddhismo mentre lavorava nella società:
"Poteri mistici e funzione meravigliosa,
"Portare acqua e trasportare legna."
Questo dice che quel che è mistico e meraviglioso in queste attività è il fatto che ci danno la vita -- anzi sono la vita stessa. Se si considera così il Buddhismo, possiamo vedere che non è una religione fondata su fantasie nella nostra testa, ma una religione che ci dice chiaramente come vivere giorno dopo giorno.
Ma cos'è esattamente l'azione? Questo è il punto fondamentale. Nello Shobogenzo, ci sono parecchie spiegazioni sulla natura dell'azione. C'è n'è un esempio nel capitolo Shoaku Makusa, o non far torto. Un gran poeta cinese, Haku-Raku-Ten, discute col suo maestro, Choka Dorin. Haku-Raku-Ten (cin. Bai-Lai-dian ) godeva pure fama in quanto uomo di stato e studiava il Buddhismo con entusiasmo. Dopo esser stato nominato prefetto di più distritti della Cina, divenne allievo del maestro Choka Dorin (cin. Zhuoguo Daolin). Egli chiese un giorno al maestro : «Qual'è la grande intenzione del Dharma del Buddha?» Il maestro Choka rispose, «Non fare il Male. Praticare le diverse specie di Bene.» Haku-Raku-Ten sperava che il suo maestro gli desse una risposta sapiente e filosofica che lo potesse soddisfare. Ma il maestro Choka gli disse semplicemente di non fare il Male e praticare le diverse specie di Bene.
Haku-Raku-Ten fu molto deluso di una risposta così semplice e diretta, qualcosa di tanto semplice quanto non fare il male e fare il bene! Egli dice al maestro, «Se così stanno il cose, persino un bambino di tre anni lo potrebbe dire!». Intendeva dire che la risposta era così semplice che l'avrebbe potuto dare un bambino di tre anni. Qui dimostra di aver pensato che il Buddhismo fosse una ricerca filosofica ben più sofisticata, e non consistesse in semplici regole di condotta della nostra vita quotidiana.
Il maestro Choka replicò: «Un bambino di tre anni può dire la verità, ma un anziano da ottant'anni non può metterla in pratica!» Si potrebbe naturalmente far notare che un bambino di tre anni può dire, 'Non fare il male, fate il bene', ma sta di fatto che tale ammonizione è molto difficile da mettere proprio in pratica. Persino un anziano di ottant'anni non può farcela.
Tale risposta è un'ottima descrizione della nostra situazione reale, nella vita. Il fatto che una cosa che potrebbe dire un bambino di tre anni non possa venir messa in pratica da un aziano di ottant'anni ci va chiaramente vedere l'enorme baratro che esiste tra quel che pensiamo e diciamo in parole, e quel che facciamo in realtà; la teoria e l'azione esistono in due mondi totalmente diversi. Normalmente, nella nostra vita quotidiana, non ci accorgiamo di questo semplice fatto. Nella scuola, ci si insegna a utilizzare il punto di vista di una civiltà fondata su di una modalità di pensiero che ci viene attraverso i secoli, dagli idealisti greci. Tale concezione si fonda sulla credenza che sia possibile di capire tutto e di risolvere tutti i problemi grazie all'intelletto. Oggi sono in parecchi quelli che hanno fortissime reazioni alla tesi che vuole che i problemi non possano venir risolti col pensarci, ma soltanto agendo.
Il fatto significativo che ci consente di dire che l'essere umano è l'essere vivente eccellente su tutti, consegue dal fatto che il cervello umano pesi molto più di quello delle scimmie. Abbiamo più cellule grigie che i nostri cugini animali. E' questa capacità di pensare che ci distingue degli altri animali. E' questo fatto che ha permesso alla razza umana di porsi proprio accanto agli dei, in materia di capacità intellettuale. E' in questa posizione che la civiltà occidentale ha posto l'Uomo nella catena dell'evoluzione. In questa prospettiva, è abbastanza naturale concludere che abbiamo il potere di capire tutto. La scienza è figlia del grande intelletto dell'Uomo, ed i numerosi sviluppi che abbiamo fatti nei campi della scienza ci hanno portato benefizi senza precedenti. Il progresso materiale è stato così strabiliante che noi crediamo naturalmente che non c'è nulla che non possiamo capire, per forza. Questo sentimento naturale è diventato una credenza ben radicata -- che l'intelletto regna su tutto.
Eppure, se diamo un'occhiata alla nostra vita quotidiana, possiamo osservare che ci illudiamo a riguardo. La vita non funziona così. Si può andar in libreria e trovarsi al confronto di centinaia e centinaia di libri su tutti gli argomenti del mondo. Se ne compriamo uno, se ce lo portiamo a casa e lo leggiamo, presto diventa ovvio che non ci può dare risposte fondamentali sui problemi dell'esistenza. Anche se potessimo accumulare un sacco di informazioni e di conoscenze, saremmo in complesso nell'incapacità di mettere in pratica nelle nostre vite reali queste conoscenze.
Il Buddha Gautama aveva lo stesso tipo di problemi. Poco importa quanto ci pensiamo, poco importa quante conoscenze che possiamo accumulare su di un soggetto dato, pur faccendo sforzi accaniti per risolvere il nostro problema specifico, osserviamo che è troppo difficile -- in effetti non ce la facciamo. D'altronde, i nostri sforzi spesso ci portano a compiere cose che volevamo evitare. A volte, si direbbe che arriviamo solo a fare precisamente ciò che volevamo evitare. Di modo ché, osservando il nostro comportamento quotidiano, è chiaro che siamo in realtà debolissimi. Quando tentiamo di mettere in pratica le grande idee di cui sono riempite le nostre teste, il risultato nel mondo reale è sempre diverso da quel che noi desideriamo. Quando viviamo in modo consueto con la perfezione delle nostre idee in testa e cerchiamo di fondarci le nostre vite sopra, siamo sempre delusi dai risultati dei nostri sforzi. E' quella, la vera situazione .
C'è gente che forma un pensiero, e questo medesimo pensiero è causa di grande sofferenza, perché per quanti sforzi si compiano, non si arriva mai a mettere questa idea in pratica. Altri credono che un modo più sabio di farsi strada nella vita, sarebbe di gettar via tutte le idee e tutti gli scopi e di arrangiarsi adeguandosi alla situazione . Insomma, più ci si impegna seriamente per raggiungere i propri ideali, più si corre diritti allo scacco in fin dei conti, e più si diventa infelici. E coloro i quali buttano alle ortiche tutte le idee e preoccupazioni spesso trovano difficile conservare una ragione di vivere. Vivere giorno per giorno contentandosi di lasciar passare il tempo non dà un senso alla vita. Anche potendo trovare certe soddisfazioni nei piaceri dei sensi come il cibo o i bei vestiti che ci fanno sentir bene, c'è un limite. Anche diventando ricchi e vivendo in stupende case, si può sempre dubitare dall'essere davvero soddifatti della propria vita. Questo tipo di situazione è un problema corrente.
Un'altra volta, il Buddha Gautama è stato messo al confronto dello stesso problema. All'epoca in cui egli viveva, la religione del Brahmanismo era stata dominante per parecchi secoli. Il Brahmanismo insegna che la realtà divina ultima dell'Universo è Brahma, da chi originano tutti gli esseri, e a cui ritornano tutti. Così, il mondo nel quale viviamo è l'immagine di Brahma. Il corpo, l'anima e la mente umani son tutti fatti all'immagine di Brahma. Questi insegnamenti incorraggiano la gente a sviluppare in loro gli elementi di Brahma e così ridiventare tutt'uno con Brahma, che è lo stato più elevato della felicità umana. Si crede che il Brahmanismo sia sorto in quanto religione verso il 1200 o il 1300 prima della nostra era. Il Buddha Gautama è vissuto nei secoli IV° e V° prima della nostra era, e dunque, al momento della sua nascita, questi insegnamenti erano stabiliti già da molto tempo. E' per questo che avevano degenerato e si erano corrotti, indebbolendo così il potere della religione all'epoca del Buddha Gautama.
In quel tempo, c'era una scuola di filosofia attivissima e potentissima fondata sugli insegnamenti di sei maestri eretici. Tra questi sei, quattro erano materialisti che affermavano che il mondo è fondato sulla materia e che gli ideali non hanno valore alcuno; essi rigettavano la morale e affirmavano che lo scopo della vita è di soddisfare il corpo fisico, negavano inoltre che ci fosse una differenza tra bene e male. Le due altre propugnavano una specie di scetticismo in cui l'esistenza di una qualsiasi norma per governare le società umane veniva negata. Questa scuola era dunque costituita di materialisti e di scettici. In tale constesto, c'era il confronto tra il Brahmanismo tradizionale e gl'insegnamenti dei sei filosofi.
Si può immaginare che, a partire dalla sua più piccola età, il Buddha Gautama abbia potuto essere angosciato nel dover scegliere quale tra questi sistemi dovesse credere. Visto il suo carattere sincero, egli dovette compiere grossi sforzi per credere nel Brahmanismo, e doveva stare ben al corrente di questa religione. Ma rimaneva sensibilissimo alla domanda se si potesse davvero credere al Brahmanismo, se questi fosse vero o meno. Tuttavia, anche se finirà per non più poter credere nel Brahmanismo, trovò pure che gl'insegnamenti materialisti e scettici dei sei filosofi non lo potevano soddisfare. Nella sua lotta per scoprire quale sistema era vero, provò coll'ascetismo e con Zazen. Dopo un pò di tempo, un giorno, vedendo Venere all'alba, si accorse che questo mondo, qui ed adesso, è splendido. E' scritto nei sutra : «La terra e tutti gli esseri viventi sono splendidi.»
L'accettazione totale delle cose tali come sono ha dato al Buddha Gautama la base sulla quale edificare il suo pensiero. Se consideriamo i numerosi sutra buddhisti scritti sul soggetto della realizzazione del Buddha, possiamo concludere ch'egli ha raggiunto questo punto di vista ovvero stato perché venerava l'azione. L'azione non può esistere ad un momento ou luogo altro che il momento presente -- qui e adesso. Un altro modo di considerare questo, sta in termini di passato, di presente e di avvenire: poco importa quali errrori abbiamo potuto fare nel passato, anche se ce ne pentiamo, non possiamo tornare a quel momento passato per rifare bene le cose. E' chiaro che non possiamo tornare al passato. Nello stesso tempo, anche volendo raggiungere il nostro sogno o il nostro scopo nell'avvenire, non possiamo andare nell'avvenire per realizzarlo. Ma se consideriamo la vita come centrata sull'agire, osserviamo di non poter realmente esistere tranne che nel presente. Non potremmo tornare nel passato, e non possiamo andare nell'avvenire.
Ecco l'essenza di quel che insegnava il Buddha Gautama -- l'esistenza reale al momento presente. Egli ha raggiunto il punto in cui ciò che vedeva chiaramente è che vivere al momento presente accontentandosi di fare del proprio meglio è l'unico modo realista di vivere. Finché vivremo così, non ci sarà nulla da temere per noi, e nulla per cui ci dovremo preoccupare. L'Universo avanza sotto la legge delle cause e degli effetti. Tutto ciò che ci tocca fare nella vita è di vivere pienamente il presente. E' questo l'insegnamento del Buddha Gautama. E se abbiamo questa concezione , non c'è nulla che possa essere insuperabile nelle nostre vite. Pur sorgendo e passando problemi, con un¹azione sincera le cose debbono migliorarsi con il dispiegarsi della causalità. Ma bisogna sforzarci, persino nei momenti felici, per maintenere tale stato di felicità. E' questa la situazione reale, ed è quel che insegnava il Buddha Gautama. Centrati sull'azione, possiamo risolvere tutti i nostri problemi.
Siamo davvero fortunati che gli insegnamenti del Buddha Gautama ci siano pervenuti attraverso i secoli, e possiamo sentire la sua grande benevolenza. Encorraggio ognuno a studiare e a seguire questi insegnamenti con tutta la sua energia e a vivere a secondo i criteri dell'insegnamento del Buddha sull'agire.
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