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© Nanabozho (il Coniglio Magno)
Aggiornamento di questa versione italiana : 13 novembre 2006

 

Si potrà trovare la versione originale inglese di questo documento a:
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Ringrazio il Sig. Mitchell per la sua cortese autorizzazione a fare questa versione del suo lavoro. Per la pronuncia della traslitterazione Pinyin, si prega riportare alla Tavola delle traslitterazioni dal Pinyin al Wade-Giles ed al Giapponese

 

Retropiano della filosofia cinese

 

I studiosi occidentali hanno fatto gran conto dell'apparente abilità dei Cinesi a sincretizzare le dottrines tradizionnali del Buddhismo, riconciliando così dei punti di vista dottrinali e delle differenze che, in India, erano rimaste molto distinte nella mente di numerosi insegnanti. Ma sta di fatto che il desiderio di armonizzare e di unificare le credenze fondamentali della dottrina mahayanica è sempre stato una constante nella scolastica indiana. La teoria del tathagata-gharba non è mai diventata la base di una scuola dottrinale specifica, ma è stata incorporata adagio nel sistema Yogacara, tutto quanto la teoria della talità o della non-dualità. Poi venne l'improvvisa ascesa in popolarità Buddhismo esoterico o tantrico, nel corso dei secoli VI° e VII° -- il terzo dharmachakra o "Far girare la Ruota" -- la cui spiegazione e codificazione hanno dovuto richiedere una considerevole quantità di studiosi, il che ha più o meno lasciato in sospeso lo sviluppo ulteriore della scholastica indiana. L'influsso del tantrismo è stato così importante che ci tocca oggi guardare verso il Buddhismo tibetano invece del cinese, se vogliamo avere una idea di ciò che somigliava l'essenziale del Buddhismo in India prima della sua estinzione.

Non bisogna però immaginare che si sia pacificamente e senza controversie inserito nel paesaggio filosofico autoctono cinese. Lungi da esso. I taoisti, i confucianisti ed i buddhisti si attaccavano a vicenda in permanenza e rivalizzavano per ottenere il favore imperiale per la loro parte, resistendo di rado al desiderio di denigrare la sostanza filosofica dell'avversario al passare. Il Fo zu tung ji del monaco Zhiban, una cronaca del Buddhismo tra il 581 ed il 960 scritta a secondo l'ottica Tiantai, riferisce le interminabili controversie tra le scuole, e fa dire ad esempio al grande traduttore del secolo VII°, Xuanzang: "Ci sono grandi differenze tra gli insegnamenti del Buddha e quelli di Lao-tseu. E' impossibile di spiegare il senso di Lao-tseu in termini buddhisti. Per di più, il senso fondamentale di Lao-tseu manca molto di profundità." [Jan Yuen-Hua, A Chronicle History of Buddhism in China 581-960 AD: Translations form Monk Chih-p'an's Fo-tsu T'ung-chi, p. 34.]

Ma esiste un elemento del pensiero cinese autoctono che non è mai stato molto lontano dalla letteratura buddhista sotto ai Tang, e che ha avuto un influsso eccezzionale sugli antenati Cao-Dong, ed è il concetto cosmogonico correlativo al yin e al yang. In quanto categorie dell'ordine cosmico sottostante a tutti i fenomeni, il yin e il yang forniscono una base concettuale per percepire la realtà in un quadro di riferimento dualista. Tutti i fenomeni sono causati dall'interazione di due forze polari opposte, che s'interpenetrano in infinite configurazioni, e rendono conto della nostra esperienza della vita come di un mondo ingentemente variabile di circonstanze e situazioni cangianti.

Uno dei cinque classici, il Yi-king (Libro delle Mutazioni) è un sistema di divinazione basato sulle permutazioni del yin e del yang, tramite l'esame delle tendenze attuali verso il cambio quali sono rappresentate nell'utilizzazione di combinazioni di sei linee spezzate o continue, chiamate gli esagrammi. Dongshan Liangjie ci si riferisce espressamente nel suo poema celebre, il Baojing sanmei ke (Canto dello Specchio di Giada del Samadhi -- jap. Hokkyô Zanmai) che fa partie dei testi centrali del Cao-Dong:
Sei linee formano il doppio trigramma Li ,
Dove principio e apparenze interagiscono.
Linee ammucchiate in tre paia
Che pure si trasformano di cinque modi.

Effettivamente, l'insegnamento dei Cinq Ranghi da Dongshan si può anche capire come una spiegazione diagrammatica dell'interazione tra il yin e il yang, trasposta in contesto buddhista.

Shitou Xiqian si riferisce anche lui ripetutamente al gioco mutuo delle forze opposte: principio e fenomeni, luce e oscurità, davanti e dietro, vicino e lontano, sagio e laico, ecc.. Tutte queste paia di opposti si possono vedere quanto derivate dalla nozione metafisica cinese delle due forze opposte e correlative qui sottendono la dinamica della creazione. E' di modo esperimentale tramite la pratica della meditazione, e simbolica tramite i suoi insegnamenti transmessi per iscritto, che il Buddhismo Chan tenta di offrire una riconciliazione di tutte le antinomie o tutti gli opposti, e le istruzioni dei maestri chan in tutti questi racconti tematizzano di modo continuo questo processo di risoluzione. Posti in quanto problema di logica, gli opposti sono risolti tramite la realizzazione della talità, o non-dualità. In quanto topos metafisico, sono uniti dall'intuizione che la vacuità è constituita grazie alla forma e che la medesima forma è una espressione di questa medesima vacuità. Gran parte della letteratura dei kôan sorge dall'improvviso risveglio di un allievo a queste percezioni, ed i secolari insegnamenti cinesi del yin e del yang fungono da trama insistente. Si tratta di una substruzione tacita e consensuale che unisce il Confucianismo, il Taoismo ed il Buddhismo, esattamente come in India l'accettazione della rinascita e la pratica del yoga, in quanto mezzo di accesso alla liberazione (moksa), caratterizzano le differenti tradizioni induista, jainista e buddhista.

Rammentiamoci ugualmente che i primi maestri Cao-Dong erano molto familiari colla letteratura classica cinese. Erano esperti nei sûtra buddhisti ed i loro commenti, dovevano aver studiato dei testi alquanto fondamentali che Sengzhao e il Risveglio della Fede nel Mahayana, e avevano certamente riflettuto seriamente e spesso alle nuove idee Huayen ch'erano popolari all'inizio dei Tang. Giungere ad un tale grado di familiarità colla teoria buddhista doveva richiedere una buona conoscenza dei Cinque Classici confuciani, lo cui studio serviva tanto di curriculum per l'educazione dei giovani letterati quanto di definizione corrente di ogni forma d'istruzione all'epoca Tang. Sembra ovvio che tanto Shitou quanto Dongshan conoscessero i loro classici taoisti -- si pensa che il poema di Shitou "L'Accordo della Differenza e dell'Unità" rinvii al Zhao Lun, un'opera taoista classica. Allo stesso tempo, questi due insegnanti erano certamente uomini eminentemente pratici, che erano chiaramente convinti dell'importanza della realizzazione intuitiva in quanto modo migliore di avvicinarsi alla verità buddhista, un modo che non richiere un alto livello d'istruzione o di studio filosofico, e resta dunque accessibile a tutti.


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