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© Nanabozho (il Coniglio Magno)
Aggiornamento di questa versione italiana : 13 novembre 2006

 

Si potrà trovare la versione originale inglese di questo documento a:
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Ringrazio il Sig. Mitchell per la sua cortese autorizzazione a fare questa versione del suo lavoro. Per la pronuncia della traslitterazione Pinyin, si prega riportare alla Tavola delle traslitterazioni dal Pinyin al Wade-Giles ed al Giapponese

Fonti dei testi

 

Quel che sappiamo del Chan sotto ai Tang, ad eccezione significativa di un certo numero di manoscritti scoperti a Dunhuang e che risalgono agl'inizî del secolo IX°, proviene essenzialmente dalle numerose storie delle scuole Zen che compaiono in sequenza a partire dalla metà del secolo X° sino a circa 1300, e che furono quindi compilate molto più tardi degli avvenimenti che descrivono. Le biografie e certi insegnamenti trascritti di Shitou, Yaoshan e Yunyen sono qui tradotti nella loro integralità a partire del Wu deng hui yuan (Cinque Lampade fuse nella Fonte), compilato dai monaci Pu Ji e Hui Ming. Quest'opera, dapprima pubblicata nel 1253, è la più completa di tutte le storie chan tradizionali; essa combina materiali scoperti in cinque raccolte anteriori di "trasmissione della lampada" (chuang deng shi) ed aggiunge pure degli elementi nuovi. Per saperne di più sulla vita di Shitou ed i suoi insegnamenti, abbiamo persino incluso quzlche storie addizionali dal Zu tang ji (Collezione della Sala degli Antenati), parso nel 952, oltre racconti su di Shitou tratti dai colloqui di svariati discepoli suoi, che si trovano pure essi nel Wu deng hui yuan, o nel Jingde chuan deng lu (Trasmissione della Lampada dell'era Jingde), pubblicato nel 1004. E' chiaro che si possono scovare qualche differenze importanti nelle storie del periodo Song, non solo in termini dei materiali inclusi, ma anche dello stile letterario e quindi probabilmente persino del lettorato ambito. Ce n'è un buon esempio nella versione data dal Zu tang ji della gioventù di Shitou, se la si compara con quella del Wu deng hui yuan. Il primo, col suo consueto accento posto sugli aspetti del folklore buddhista, offre un resoconto un poco miracoloso della nascita di Shitou, aspetto totalmente ommesso nel più sapiente Wu deng hui yuan.

Come essere sicuri che ciò che stiamo leggendo è il vero insegnamento di questi maestri chan degl'inizî dei Tang? Ovviamente, non lo si può. Nei decenni che vengono, è verosimile che l'erudizione cinese, tra il paragone testuale e l'analisi linguistica, potrà molto meglio decidere dei problemi di autenticità storica. Nel frattempo, sarebbe corretto il suggerire che certe parti delle storie dell'epoca Song ci forniscono delle rappresentazioni ragionevolmente fedeli di ciò che questi maestri pensavano e enseignavano, all'origine. Malgrado la costante tentazione degli editori susseguenti di revisare, ommettere, interpretare o interpolare, ci deve esser stata in opera una tendenza conservatrice per far passare una verità che sia tanto vicina quanto possibile all'originale, persino quando stavano in gioco dei problemi di privileggi di scuola o di lignaggio. E' ugualmente utile il rammentarsi che, dal punto di vista della pratica buddhista, non è molto importante che i testi siano autentici o meno. E' al contrario più significativo che generazioni di buddhisti Zen in Cina, in Corea e in Giappone ebbero, durante un migliaia di anni, accettato questi documenti come "vangelo" e ebbero utilizzato i loro insegnamenti in quanto modelli per la loro propria pratica.


Storia del Chan dal 700 al 850

 

La scoperta dei manoscritti di Dunhuang ha rivelato un altro fonte importante d'informazione sul movimento chan all'epoca di Shitou, Yaoshan e Yunyan, sotto forma di una storia del Chan scritta dal quinto patriarca Huayan, Zongmi (780-841), che ci fornisce una vista generale delle diverse scuole esistenti all'epoca sua. Scritta dal proprio punto di vista settario --Zongmi era un maestro riconosciuto nelle due tradizioni chan Huayan e Hoze -- dimostra che non c'era un unico insegnamento o pratica della meditazione che sarebbe stata commune a tutte le scuole chan, ma che ognuna delle sette aveva la sua propria orientazione dottrinale ed i suoi propri metodi d'insegnamento, e pure che ognuna si situava in una regione differente della Cina. Zongmi ne menziona sette differenti: Niutou, quella del Nord, la scuola di Lao An, due scuole in Szechuan, Hongzhou (scuola di Nanyue Huaizhang), e Hoze, la scuola del Chan del sud di Shenhui, alla quale Zongmi lui stesso apparteneva.

La scuola Niutou o scuola del Capo di Bue, che ovviamente è stata ben poco toccata dalla controversia che divise le scuole del Nord e del Sud, era situata al sud di Nanjing (in ciò che oggi è il Jiangsu). Si valeva di un lignaggio separato, risalendo a Daoxin, il Quarto Patriarca, e fu influenzatissima dagl'insegnamenti Tiantai. Non è sopravissuta aldilà del secolo IX°. La Scuola del Nord emerse in quanto tradizione separata solo dopo esser stata oggetto della vigorosa opposizione di Shenhui (670-762), il polemista della Scuola del Sud, e dai suoi discepoli. Era centrata sulle vecchie capitali Tang di Changan e Loyang, e pretendeva discendere direttamente dal Quinto Patriarca tramite il suo discepolo Faju (638-689), che visse per 16 anni nella communità di Hongren, nella Montagna Orientale. Faju ricevette da Hongren la trasmissione del dharma, e numerosi furono coloro i quali finirono per considerarlo in quanto fondatore della Scuola del Nord. Tuttavia, il maestro più celebre di questa scuola fu Shenxiu, morto nel 706. Come Faju, ricevette anche lui la trasmissione del Dharma dal Quinto Patriarca sul Monte Orientale, e cercò di stabilire la pratica della meditazione chan basata sui sûtra mahayanici, che studiò profondamente per tutta la sua lunga carriera. Ma la Scuola del Nord, che dapprima era stata considerata come il lignaggio chan più importante, all'inizio del periodo Tang, e che ricevette il sostegno di due imperatori Tang, fu anch'essa condannata a spegnersi all'inizio del IX° siècle, probabilmente a ragione di divisioni nella sua direzione negli anni che seguirono la morte di Shenxiu.

La Scuola del Sud fu creata grazie agli sforzi di Shenhui, un discepolo di Huineng, ma che aveva pure brevemente praticato la meditazione con Shenxiu nei 699-701. In occasione di una "Grande Assemblea del Dharma" che ebbe luogo il 15 gennaio 732, in un tempio sito in un luogo detto Huatai, nel Hunan, Shenhui annunciò che la successione ininterrotta nella transmission del Dharma, a partire di Bodhidharma, era stata passata da Hongren al Sesto Patriarca, Huineng. In più dell'accusare la Scuola del Nord dell'aver molto letteralemente usurpato il patriarcato del Chan, Shenhui l'accusò d'aver prodotto un insegnamento falso, cioè che il Risveglio se produce tra una pratica graduale, mentre Huineng aveva insegnato che il Risveglio si produce "di un colpo solo", come un'improvvisa avvanzata. Il dibattito spesso acrimonioso tra le Scuole del Nord e del Sud era conosciuto da tutti quanti avevano a che fare col mouvimento chan del secolo VIII° e si protrasse per parecchi decenni, con degl'insegnanti del Jiangxi e del Hunan che non perdevano tempo nell'allearsi col zu shi chan, il Chan dei Patriarchi, cosicchè lo chiamarono più tardi i discepoli di Huineng. La popolarità crescente del Liu zu tan jing (Il Sûtra della Piattaforma del Sesto Patriarca) occupò un ruolo centrale in questo movimento. Lo si teneva per una raccolta esatta degl'insegnamenti di Huineng, ma la sua origine è incerta, e ben potrebbe esser stato scritto, perlomeno in parte, ben più tardi dai discepoli di Shenhui. Il poema di Shitou Xiqian L'Accordo della Differenza e dell'Unità, fornisce parecchi riferimenti diretti al Sûtra della Piattaforma, probabilmente in quanto Mezzo Abile di dimostrare la sua fedeltà (di Shitou) alla Scuola del Sud.

Per Zongmi, che scrive all'inizio del secolo IX°, la scuola del Sud era meglio rappresentata dalla scuola Hoze, cui sarà lui stesso il capofila riconosciuto. La scuola Hoze fu fondata da Shenhui, ma non sopravisse a Zongmi. Di modo quanto più significativo per il futuro corso delle cose, Zongmi parla in qualche dettaglio di una seconda scuola del Sud, che chiama scuola di Hongzhou, fondata dai discepoli di Mazu in Jiangxi. Come Zongmi non menziona l'esistenza di un'altra scuola meridionale nella successione di Shitou Xiqian, bisogniamo andar a vedere nelle storie chan del periodo Song per trovare informazioni sull'emergenza graduale del lignaggio d'insegnamento Cao-Dong, e la sua contreparte nello stabilire la scuola di Linji [Rinzai], che hanno ambedue sostituite tutte le altre scuole chan verso della fine dei Song.

Qual'era la vita quotidiana di un monaco chan nei dintorni dell'anno 800? Le storie e gli archivi imperiali dell'epoca Song ci forniscono qualche indizî . Nel Jiangxi e nel Hunan, ove la scuola del Sud o "chan dei patriarchi" era pienamente stabilita, ci deve esser stato qualche migliaia di monaci chan serî che studiavano in una varietà di tempî e di monasteri siti in regioni rurali lontane e diretti da qualche dozzine di maestri rinomati. I monaci vivevano e lavoravano nei diversi tempî e poi ripartivano dopo di un periodo di tempo per ricevere gl'insegnamenti di un altro maestro. Lavoravano ai campi e nele foreste che circondavano i monasteri, compivano doveri amministrativi, culinari o domestici nel monastero, ed altrimenti si consacravano alla routine quotidiana della meditazione, delle cerimonie e delle conferenze. L'attività monastica fu codificata e regolata da Baizhang Huaihai (720-814), un insegnante rinomato nella linea di Mazu, le cui reforme ebbero come effetto di soppiantare la stretta osservazione delle regole del Vinaya, una tendanza nuova che si può osservare chiaramente sin dagl'inizî degl'insegnamenti ricordati di Yaoshan.

Il monastero chan stesso veniva diviso in costruzioni separate -- una sala del Dharma per le conferenze e forse per riparare i testi dei sûtra, una sala del Buddha per le cerimonie, e una sala dei monaci per la meditazione, dove mangiavano e dormivano i monaci ed anche a volte ricevevano dei corsi. Gli edifizi erano spesso costruiti in linea, l'uno dietro all'altro, a fianco di collina o di una montagna, l'assieme della zona circondato da un alto muro. E' peccato che non esista documento contemporaneo alcuno che ci dicesse di più sulla pratica effettiva della meditazione dei monaci sotto ai Tang. Tutto ciò che sappiamo, è che i numerosi metodi di meditazione descritti nelle scritture Hinayana eravano soggetto di parecchie esperimentazioni in numerosi monasteri dell'inizio dei Tang, e che il termine meditazione seduta (zuo chan), benche descritto in dettaglio da nessuna parte, esisteva perlomeno nel vocabolario chan sin dal secolo VIII°, e trovasi specificamente menzionato nel Sutra della Piattaforma di Huineng. I monaci assistevano a delle conferenze sulla dottrina e la filosofia bouddhisti, come ci lo indica ad esempio il commento di Yaoshan all'effetto che i monaci "hanno degl'insegnanti per insegnargli i sûtra e l'Abidharma."

Non bisognarebbe che conluiammo che i monasteri chan in piena expansione, organizzandosi e regolandosi sempre di più verso della metà e la fine dei Tang, eravano esclusivamente popolati da studenti seri e di praticanti devoti. Parecchi, senon la maggioranza dei monaci, eravano di certo illetterati, buon numero di loro tentando di scappare alla surezza e alla fatica della vita di contadino, o alla coscrizione forzata nell'esercito, ad eventuali proseguimenti giudiziari per attività criminali o semplicemente il fatto dell'essere senza tetto. In tutti i casi, i monasteri dovevano albergare una grande varietà d'interessi e di capacità individuali. E' forse ad un aspetto più dubbioso della vita monastica che si riferisce Shitou quando chiede a Dadian Baotong, 'Sarai il tipo di monaco che studia il Buddhismo sul serio, o sarai del genere che poltrisce tutto il giorno?"

Questo periodo doveva vedere una crescita costante della vita monastica ed una espansione rapida dell'interesse per la teoria e la pratica del Chan, sempre più stabilizzato nel e tramite il lignaggio di Huineng. Questa "età d'oro del Chan" conobbe un fine abrutto nell'occasione del perseguimento del Buddhismo instaurato dall'imperatore Wuzong negli anni 841-846. C'era sempre stato in Cina una certa animosità verso del Buddhismo, religione straniera importata dall'India, non solo da parte dei Taoisti, ma particolarmente da parte dei studiosi e dei funzionari confuzianisti che dirigevano i governi imperiale e provinciali, e che videro probabilmente il loro influsso ed il culto confuciano minacciati da questa improvvisa crescita dell'interesse per il Buddhismo, tutto quanto che dalla prosperità inudita dei monasteri. Wuzong stesso era un ardent taosta, determinato a cacciare via il Buddhismo dalla Cina. Ma l'ideologia non era l'unico fattore determinante della "grande persecuzione": le ragioni economiche furono anch'esse di primordiale importanza. I monasteri buddhisti avevano accumulato della richezza sotto forma di latifundia considerevoli nelle campagne, ed i loro redditi eravano esenti di tassazione. La popolazione crescente dei monaci significava, per il governo imperiale, una diminuzione corrispondente della produttività agricola: un monaco di più, un contadino di meno o un soldato di meno per l'esercito imperiale, considerazioni importanti in un paese agrario con un governo nazionale organizzato le cui frontiere eravano costantemente in preda agli attacchi di società nomadi e ostili. Non si può quindi stupirsi che gli amministratori del governo dei Tang ebbero voluto controllare le quantità crescenti di monaci professionali, forse nel timore della sorta di sviluppo che si potè costatare più tardi nel Tibet, ove eventualmente più di 30% della populazion mschile adulta vivevano nelle mura dei monasteri.

L'anno 846 è quello di una doccia fredda sullo sviluppo del Buddhismo in Cina. Un risultato evidente fu l'emergenza dei movimenti Chan e Jingtu (Terra Pura) in quanto scuole dominanti del Buddhismo, mentre virtualmente tutte le altre sette conobbero un declino rapido. La persecuzione sotto Wuzong ha dovuto soffocare ogni speranza contemporanea qualsiasi di vedere stabilirsi il Buddhismo in quanto religione ufficiale dell'Impero, e rafforzò l'idea che il Buddhismo non poteva sbocciare altrimenti che tramite la volontà dello Stato. Così come spesso succede nella storia della cultura durante i periodi di agitazione politica, nuove forme di organizzazione sociale e di pratica religiosa si svilupparono rapidemente. Per il movimento chan, queste ebbero come risultato lo stabilimento delle Cinque Case e la creazione di nuove forme di letteratura chan nel corso del periodo Song che seguì, le cui traduzioni presentate su di questo sito Web possono venir considerate quanto rappresentative.


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